Liceo Scientifico Enrico Fermi di Menfi occupato: le motivazioni degli studenti

Creato il 11 dicembre 2015 da Comunalimenfi

Il Liceo Scientifico Enrico Fermi di Menfi da alcuni giorni è occupato. Lo hanno deciso gli studenti che hanno voluto aderire alle manifestazioni di protesta già in corso in molte città italiane.

Pubblichiamo di seguito la nota integrale contenente le motivazioni che hanno spinto gli studenti menfitani alla protesta.

Noi studenti del Liceo Scientifico “E.Fermi” di Menfi abbiamo occupato parte della nostra scuola con l’intento di aderire ad un movimento di protesta che rivendica i diritti di noi studenti in quanto ci sentiamo parte integrante della scuola e ci riteniamo i primi responsabili del nostro futuro.

Nel seguente articolo vogliamo pubblicare alcuni dei punti per i quali stiamo protestando non soffermandoci sulle sole critiche ma esternando proposte che potrebbero a nostro modo cambiare la didattica scolastica rendendola più efficiente.

ESAME DI MATURITA’

Per valorizzare le capacità culturali ed educative dello studente, secondo noi, non è necessaria un’ulteriore verifica dopo i cinque anni appena conclusi, i quali dovrebbero garantire una formazione completa (ciò si ricollega ad uno dei nostri motivi di protesta, il nozionismo, il quale non ci permette di avere risposte necessarie che si ricollegano ad altre materie, cosa fondamentale nell’esame di maturità). Inoltre in questo modo verranno evitati equivoci tipici dello stress in sede d’esame, aggravato dalla presenza di membri esterni giudicanti che non conoscono il percorso didattico e formativo di ogni singolo studente. Un altro motivo per cui diciamo NO all’esame di maturità è l’eccessivo costo di essi, ovvero milioni di euro. Vogliamo, quindi, una nuova scuola, che non si basi sul classico esame ma che si proietti verso sfide più forti e nuove. Una soluzione riguardante ciò, è quella di fare un unico esame, scritto o orale, con professori interni che permettano di confermare la valutazione già data nel corso degli anni. Concludiamo dicendo che non è il voto a dimostrare la cultura e le capacità intellettive di ogni singola persona, poiché il valore di ogni singola persona sta nel saper affrontare le situazioni e le difficoltà che la vita ogni giorno ci pone.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Nonostante l’Italia sia una Repubblica fondata sul “lavoro”, l’undici percento della popolazione totale si trova in uno stato di disoccupazione, in condizioni di lavoro precarie o costretti a lavorare abusivamente. In primo luogo, per migliorare la situazione attuale, bisogna fornire una diversa formazione scolastica con lo scopo di introdurre lo studente nell’ambito del lavoro già dai primi anni di studio. Al giorno d’oggi, nella società in cui viviamo, siamo abituati a pensare che la scuola e il lavoro siano due mondi inconciliabili, o ancora che si possa entrare in un’ottica di impegno lavorativo solo una volta terminato il percorso scolastico. Molti studenti già laureati, non avendo mai avuto a che fare con il mondo del lavoro, non si rendono conto di come realmente funzioni la società. Ad esempio, un ipotetico giovane liceale che voglia studiare Ingegneria non ha idea di come si svolga il percorso di studi o in cosa consiste realmente quel determinato impiego. Come lavora? Come può al meglio mettere in atto le proprie capacità? E’ chiaro, che se noi ponessimo una domanda del genere ad uno studente liceale o addirittura universitario, non saprebbe rispondere in modo esaustivo; detto ciò l’Italia è chiamata a garantire una concreta conoscenza di come sia organizzata quella determinata facoltà e il lavoro che ne consegue. Riteniamo, quindi, sia essenziale che lo studente conosca in tutte le sue sfaccettature la sua ambizione lavorativa, prima di concludere il proprio piano di studi. Pertanto, è necessario possedere la piena consapevolezza delle regole, dei diritti e dei doveri, delle leggi e dei requisiti adatti per fare il mestiere a cui si aspira, degno di essere definito LAVORO.

DIRITTO ALLO STUDIO

In Italia studiare sta diventando un investimento privato sempre più insostenibile da parte di numerose famiglie, un lusso. Negare il diritto allo studio significa negare un’opportunità per una vita migliore. Il diritto allo studio dovrebbe essere garantito dallo Stato finanziando allo studente tutto il necessario per poter istruirsi, agevolando in questo modo le famiglie che non possono permetterselo. Avere il diritto allo studio significa mettere tutti i ragazzi nelle condizioni di studiare, a prescindere dal ceto sociale. Noi vogliamo un istruzione totalmente gratuita a partire dai libri i quali dovrebbero essere finanziati dallo Stato, attualmente invece, le casse dello Stato sono indirizzate maggiormente alle scuole private a sfavore di quelle pubbliche. Un altro aspetto da riesaminare sono le borse di studio che devono essere improntate sul principio reddituale. Una legge sul diritto allo studio deve quindi prevedere l’istruzione finanziata dallo Stato e dalle regioni, un comodato d’uso dei libri di testo. Il fondo destinato alla scuola deve ovviamente essere integrato in modo adeguato, in grado di assegnare agli studenti abbienti libri di testo.

NO AL NOZIONISMO, SI ALLA DIDATTICA ALTERNATIVA

La didattica è la scienza della comunicazione e della relazione educativa. Il confronto docente-studente molto spesso è sottovalutato quando invece è necessario per lo sviluppo di ogni singolo individuo. Per provare ad includere tutti nella lezione potremmo partire dall’argomento di discussione: gli studenti esprimono ciò che pensano rispetto al tema della discussione e il docente, dopo aver ascoltato gli studenti, fa partire la propria spiegazione dagli elementi emersi e da quello che è stato espresso dagli studenti. L’apprendimento è facilitato dalla partecipazione. La lezione si basa sul dialogo, la trasmissione non avviene in modo dogmatico. In questo modo il dialogo diventa lo strumento per la trasmissione del sapere. Per non lasciare nessuno indietro e livellare la classe potremmo impiegare delle ore al riepilogo dell’argomento già trattato, oppure organizzare dei momenti di confronto mantenendo la scuola aperta durante le ore pomeridiane.

VALUTAZIONE DELLO STUDENTE

La valutazione nelle scuole e delle scuole costituisce sicuramente uno dei punti di maggiori debolezza e arretratezza per il sistema di formazione italiano, una delle questioni da cui non si può prescindere se s’intende realmente svecchiare e cambiare la scuola. Valutare infatti è necessario per migliorare, non vuol dire né premiare né punire ma tentare di interpretare il percorso comune d’apprendimento. Prima di arrivare al “come” si valutano le scuole e al “come” si valuta nelle scuole, prima di guardare ai sistemi di valutazione di cui ci dotiamo, dobbiamo probabilmente interrogarci sul “cosa” si valuta. A scuola e in generale in realtà non sono i risultati in sé considerati ad essere oggetto di valutazione bensì “il rapporto tra obiettivi e risultati”: Non è possibile giudicare “dove si è arrivati” senza considerare “da dove si è partiti” e “dove si voleva arrivare”. Se il fine della valutazione è l’apprendimento dello studente, il voto dovrebbe avere l’obiettivo di condurre lo studente a scoprire e migliorare sé stesso, dovrebbe tener conto delle sue condizioni di partenza ed essere, oltre che tempestivo, positivo (sottolineando i punti di forza dello studente), trasparente e inclusivo (processo basato sulla condivisione),diacronico (considerando i punti di partenza e quelli di arrivo).

RIORDINO DEI CICLI

Nel 1996 a Luigi Berlinguer gli fu affidato l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione, programmando un periodo di riforme globali del sistema scolastico italiano. Uno dei punti è il Riordino Complessivo dei Cicli Scolastici, con l’obiettivo di allineare la scuola italiana a quella degli altri paesi europei, bisognava:

  • Ridefinire i saperi di base che gli alunni devono possedere alla fine
    del percorso;
  • Migliorare la preparazione professionale dei docenti;
  • Ritornare globalmente al sistema dei cicli scolastici.

Come sempre in Italia si predica bene e si razzola male!

In realtà non è per nulla assurdo ripetere più volte gli stessi argomenti
con le stesse esperienze.
Tutti i campi del sapere e dell’agire umano sono oggetto di ripetizioni importanti e produttive. Chi oserebbe dire che è assurdo ripassare più volte prima di un esame, o guidare più volte prima di prendere la patente?
Tuttavia la questione della ripetizione va invece calata nel contesto del nostro problema, prendiamo adesso il caso di un ragazzo che va al liceo. Quando entrerà al liceo egli avrà quasi completamente perso le conoscenze acquisite durante la scuola elementare, sia perché saranno passati molti anni, sia per il tipo d’apprendimento infantile che aveva avuto. Per questo ragazzo sarà comunque difficile iniziare a comprendere le motivazioni storiche, i processi richiedono astrazione e sicurezza nell’orientamento cronologico. Alla fine l’unico risultato concreto a cui portano queste ripetizioni e queste lezioni noiose, in cui il docente si pone come un leader negativo e pensa di sapere tutto, è quello di formare una classe conflittuale o fallita. La classe conflittuale si caratterizza per la forte agitazione, le molte insufficienze, la scarsa valorizzazione delle risorse e la poca unità e stabilità. La classe fallita è una classe triste, noiosa e ripetitiva. Ha una struttura statica con basso indice di relazionalità, scarsa solidarietà e partecipazione.

Programmi e progetti per il futuro

Cosa deve insegnarci la scuola? Quali obiettivi bisogna porsi?

Secondo noi, la scuola dovrebbe insegnarci com’è fatta la vita di ogni giorno e come sarà la vita quando entreremo a far parte del mondo lavorativo. Quindi, la scuola, non dovrebbe essere soltanto un luogo dove si acquisiscono delle conoscenze, ma anche un luogo di formazione e di crescita educativa, personale e sociale. Diversi ragazzi non hanno idee chiare su cosa fare quando usciranno dalla scuola, proprio per questo, noi proponiamo di creare dei “Test Attitudinali” da distribuire agli studenti nel corso del triennio della Scuola Superiore di Secondo Grado, in base ai quali i ragazzi potranno capire per quale tipo di lavoro sono più portati, così che si possa arrivare ad avere una società adatta ai nostri obiettivi.

Questi obiettivi, dovrebbero essere realizzabili, perché la scuola dovrebbe prepararci a decidere consapevolmente cosa vorremmo diventare e perché, garantendoci un FUTURO MIGLIORE.