Lieve entità?

Creato il 15 maggio 2012 da Patuasia

Alla Commissione consiliare antimafia Libera, l’associazione che combatte il fenomeno della criminalità organizzata, ha espresso il suo disappunto riguardo a un membro attualmente sotto processo: il consigliere Leonardo la Torre. Di fronte a quella legittima e coerente affermazione il politico targato Fédération autonomiste si è detto perplesso. E sapete qual’è l’origine di tale perplessità? Nasce dal fatto che, secondo lui, Libera non sa “distinguere i carichi pendenti legati all’attività lavorativa che non c’entrano niente con la politica e neppure con il nostro territorio (Gazzetta matin)”. Secondo La Torre, dunque, se un politico commette un qualsiasi reato che non sia di origine mafiosa e fuori dal suo territorio di competenza amministrativa, può partecipare tranquillamente a una Commissione antimafia e, allargando le ipotesi, a qualsiasi altra commissione, purché il reato non rientri nel suo compito pubblico. Insomma per il nostro Leonardo solo se ci sono “delle connessioni con quello che si tratta si può mettere una limitazione”, altrimenti è un’esagerazione. Dopotutto il suo reato è di poca entità, dice lui (noi aspettiamo la sentenza). Queste affermazioni sono gravissime, perché testimoniano la lontananza fra la politica, l’etica e la legalità. La presunzione di innocenza non deve essere una garanzia per i politici: troppo spesso i tempi lunghi della giustizia hanno prescritto i reati, assicurando così la loro permanenza nei ruoli di alta responsabilità pubblica. Lo stesso Zagrelbesky ci ha detto in conferenza che quando un politico afferma che si rimette nelle mani della magistratura, non lo dice perché si sente innocente, ma perché sa benissimo che in un modo o nell’altro la farà franca. Le carceri sono zeppe di delinquenti, ma guarda caso non si trova nessun politico, eppure se siamo dove siamo la responsabilità è soprattutto loro.