Life After Silvio?

Creato il 04 dicembre 2011 da Obyinlondon

Ricordo benissimo il momento in cui ho ricevuto la notizia delle dimissioni di Berlusconi: mi trovavo ad Heathrow, al gate, in fila per l’imbarco sul volo per Delhi (chiaramente la prima cosa che ho pensato é che il mio l’aereo si sarebbe schiantato in oceano aperto); constatata la bontá della notizia, mi sono portato a domandarmi quello che giá Cher intelligentemente si domandava del ’98: “Do you believe in life after Silvio?” (Come? Non era cosí? Forse é come la cantava Vespa).

Effettivamente é una domanda lecita, e spontanea. Per gli italiani questa non é la fine di un governo, ma di una relazione, che tra incomprensioni e bisticci domestici si é trascinata per piú di quindici anni. Berlusconi é stato per l’Italia il marito da lasciare: quello che torna a casa la sera ubriaco, che non raccoglie i calzini, che va a mignotte e lo nasconde malamente, che gira per casa in canottiera e mutande anche quando ci sono ospiti, che rutta a tavola, che si incazza se la cena non é pronta al rientro dal lavoro.
Ora Berlusconi se ne é andato e gli italiani si ritrovano improvvisamente come la donna dell’esempio succitato ove il marito sia stato appena arrestato: investiti da un’ondata di cambiamenti che lasciano spazio alla solitudine, al disorientamento, all’incertezza, alla confusione. Si osservano attorno: in tavola il piatto é vuoto, la dispensa é deserta; improvvisamente si rendono conto di avere le braghe calate e di essere senza un centesimo nel portafogli. Da un lato la sensazione che l’evento forse non é poi cosí negativo, dall’altro l’inquietante consapevolezza di dover ricominciare. Giá, ricominciare, ma da dove?

Il problema degli italiani é che sono stati lasciati per troppo tempo in uno stato di ignoranza forzata; ed ove l’ignoranza non arrivava, lo faceva l’ingenuitá. Ingenuitá che ancora persiste: come il pensare che Berlusconi se ne sia andato di propria volontá, per scelta, per il bene del paese, addirittura.
Ma parliamo di un uomo del quale l’unica coerenza dimostrata nel corso degli anni é stata quella dell’interesse delle proprie aziende sopra quello degli italiani, dell’utilizzare la televisione per manipolare la propria percezione sul paese, dell’utilizzare la posizione di privilegio amministrativo per legiferare a favore dei propri interessi personali, del non provare alcun senso di vergogna o imbarazzo di fronte alle reazioni di ogni Stato mondiale democratico ove la veritá non poteva essere manipolata, del negare il coinvolgimento in scandali ove le prove fossero traballanti — e vantarsene ove queste diventassero certe.
Il fatto che i problemi piú seri (e per seri intendo “piú rilevanti su scala internazionale”) siano venuti a galla nel corso dell’ultimo anno, ed improvvisamente l’Italia si sia rivelata pubblicamente come lo Stato piú preoccupante dell’intera comunitá europea, al punto di trascinare l’intera eurozona sull’orlo dello scioglimento, sembra un fenomeno inspiegabile ed inconciliabile per i poveri italiani disinformati.
Ma l’ingenuitá é pensare che l’Unione Europea potesse rimanere a guardare mentre un nonno incompetente e disinteressato ai problemi del proprio paese lasciava affondare la nave negli abissi della bancarotta, trascinando con sé ventitré Stati membri ed una moneta unica, perché troppo impegnato con gli affari propri. Berlusconi é stato eliminato, come lo é stato Papandreou poco prima per l’aver suggerito un referendum che avrebbe portato la Grecia fuori dall’Europa e che l’Europa non avrebbe permesso.

Quindi da un lato gli italiani devono gioire di essersi finalmente liberati di quell’uomo che tutti i vicini di casa sussurravano “non fa per te, lascialo, tu meriti di piú”, ma dall’altro lato vergognarsi dell’essere stati incapaci di farlo con le proprie mani: se non fosse stato per il pericolo che l’Italia rappresentava (e rappresenta) per le finanze europee, nessuno sarebbe intervenuto: si sarebbe tranquillamente andati avanti per con altri vent’ani di bunga bunga e scandali a corte mentre il paese avrebbe continuato ad affondare di una profonditá pari allo spread dei bond Italia- Germania, fino a raggiungere il certo fallimento. Il parlamento italiano poi, quello che poche settimane prima dava la fiducia al governo Berlusconi confermando che una lap-dancer diciassettenne marocchina era effettivamente la nipote di Mubarak, improvvisamente si incensa il capo per dare pieno supporto al governo Monti. Insomma gli studenti si ricompongono, si rimettono in silenzio e fingono di riaprire i libri. Persino soubrettes zelanti alzano la scollatura e passano ad una tonalitá di rossetto meno sgargiante mentre sgattaiolano dietro le righe per timore che qualcuno si possa rendere conto che sono delle complete incapaci.

Ma aspettate, perché non é finita. Lui ritornerá. Buttato fuori dalla porta, lo vedremo rientrare dalla finestra.

Dopotutto, se ci pensate bene, con lui non era poi cosí male: non é vero che non ci amava, non é vero che non si interessava a noi; con lui non c’erano tutti questi problemi, ci ha sempre intrattenuto con intermezzi divertenti, ha tolto quella noiosa patina di serietá che affliggeva la politica, ha tolto l’ICI sulla prima casa, non ci ha mai tassato come quest’altro, ci ha protetto dalla pericolosa risalita dei comunisti italiani, ha riformato la giustizia, stava per sconfiggere il cancro, ha creato un sacco di posti di lavoro, ha protetto le pensioni. Almeno questo é quello che la casalinga ha bisogno di sentirsi dire per riaprire la porta.


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