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LIFE era un B-24, un aereo divenuto il simbolo americano, mito della imminente vittoria

Creato il 14 giugno 2011 da Antonio Conte
Il B-24 LIFE, sulla pista di volo dell'Aeroporto AIR Force di Venosa (1945), mitico aereo simbolo, era un bombardiere americano del 485(th) BG (Copyright Mike Adams)

Il B-24 LIFE, sulla pista di volo dell'Aeroporto AIR Force di Venosa (1945), mitico aereo simbolo, era un bombardiere americano del 485(th) BG - Visibile a terra le placche metalliche forate, che saranno abbandonate sul posto e utilizzate dal locali abitanti per costruire cancelli e porte. (Copyright Mike Adams)

Si, infatti. una vittoria contro la Germania e le forze di occupazione, ma ormai l’Italia aveva siglato l’armistizio già nel 8 settembre 1943. Il LIFE, il bombardiere quadrimotore di colore scuro faceva parte della prima generazione di aerei di questo tipo. Si riconosce dal colore scuro con cui è verniciato. Gli altri erano stati verniciati con colore argentato chiaro, per confondersi nel cielo tra le nuvole e per riflettere luce solare, nel tentativo di abbagliare la contraerea nemica.

Un aereo che per volare ed essere operativo aveva 10 persone di equipaggio. Nel periodo della guerra era in organico all’Aeroporto di Venosa dell’aviazione americana militare, dove per circa uno o due anni pote’ compiere oltre 100 missioni. Tante che pochi velivoli riuscirono a raggiungere questo ragguagliabile obiettivo.

La sua storia è raccontata in un avvincente libro in cui si racconta la saga degli americani stanziati presso l’area venosina a pochi chilometri dal Monte Vulture, valido punto di riferimento per i piloti del 485(th) Bombardier Group, che faceva parte del sistema di attacco aereo americano di oltre quindici aeroporti situati in Puglia per lo più nel foggiano e a Taranto, con un unico aeroporto in Basilicata a Venosa (PZ).

L’inchiesta durata alcuni anni è stata condotta con vera passione e precisione, con ispezione sui luoghi, contatti con i piloti superstiti o con i loro figli, racconti raccolti sul posto da proprietari terrieri e anziani testimoni dei fatti. Un bel libro che aggiunge alla storiografia locale pezzi importante di memoria, è lodevole prova del costruire una storia sociale dei posti in cui questi fatti sono avvenuti. L’attenzione per questa opera è lodevole, perché ha saputo mettere in risalto la vita quotidiana di questi uomini, di questi piloti americani di evidente cultura altra, che in qualche modo hanno interagito con la gente del posto. Emerge un quadro interessante, soprattutto se a descriverlo è non il militare liberatore, ma il cittadino libero che emerge e piace maggiormente, nei suoi attimi più disinteressati, al bar, per strada, nei suoi momenti di libertà dal servizio, nei suoi viaggi nella vicina Bari. Un libro da leggere tutto d’un fiato.

Antonio Conte

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