LIFE. I grandi fotografi

Creato il 20 giugno 2013 da Leragazze

Avete tempo fino al 4 agosto per visitare la mostra LIFE. I grandi fotografi all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sono esposte circa 150 immagini, tutte in bianco e nero tranne tre, scattate dai professionisti più acclamati e significativi del loro tempo che offrono un ritratto emozionante e strabiliante del secolo passato, cogliendo momenti topici e curiosi e insegnandoci come si rispettano le regole e come si trasgrediscono.

LIFE era una rivista settimanale statunitense fondata nel 1936 da Henry R. Luce (fondatore anche di Time e di Fortune) e chiusa negli anni Settanta, il cui motto era “Vedere la vita, vedere il mondo”.

Sono in mostra scatti famosissimi, come il bacio del marinaio all’infermiera per festeggiare il V-J day in Times Square il 15 agosto 1945 di Alfred Eisenstaedt, come pure il miliziano colpito a morte e fermato dalla foto di Robert Capa nell’atto di cadere.

Ma sono esposte anche foto meno note e ugualmente toccanti realizzate da fotografi che sono nella storia. Tra questi vi segnalo Margaret Bourke-White, la prima fotoreporter donna assunta da LIFE, che è presente con le foto drammatiche scattate nei campi di sterminio liberati, dove oltre a morte abbrutimento mostra anche la felicità dei sopravvissuti che si ricongiungono. Notevole per ironia l’immagine degli sfollati colpiti da un’alluvione in fila per mangiare dietro i quali campeggia il manifesto che descrive l’american way of life il migliore in assoluto. E anche quella che ritrae Norimberga in macerie.

Di Eisensraedt si possono anche ammirare uno scatto a Robert e John Kennedy sorpresi a loro insaputa a consultarsi, due pensatori in controluce, e una serie di ritratti di personaggi famosi nei quali l’artista è stato in grado di cogliere l’anima. Tra i tanti segnalo una Marilyn che vorrebbe mostrarsi sensuale, ma i cui occhi tradiscono tristezza, e Stalin che sembra ridacchiare sotto i baffi.

Infine, la fotografia che mi ha più colpita: Robert Kennedy a terra assassinato in un gioco di luce che lo fa sembrare un martire caravaggesco, se posso osare. L’autore è Bill Eppridge.

Di seguito alcune delle immagini esposte.

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