Lifegate: un Pianeta da scoprire e da saper raccontare. Anche sui social network

Creato il 08 giugno 2015 da Letiziapalmisano

Proseguono gli approfondimenti in vista di #ODGSocial. Questa volta ho intervistato Stefano Carnazzi e Tommaso Perrone, rispettivamente Direttore e giornalista di Lifegate, testata che – lo confesso – ho sempre amato (in tutte le forme, Radio, Web e via dicendo).

Ora, dal punto di vista professionale (oltre che ovviamente personale) continuo a seguire Lifegate sia per i contenuti sia per la cura e lo studio con cui le notizie vengono diffuse.

Pubblicare solamente notizie social friendly è la strategia di comunicazione adottata da molte pagine di informazione probabilmente perché è la via più semplice per evitare, ad esempio, che il “temuto” edgerank di Facebook possa penalizzare la visibilità delle notizie.

Lifegate ha invece preso di petto e affrontato gli algoritmi,  ribaltando, si potrebbe dire, la situazione e fomentando la community online sui temi green, fino a quel momento poco presenti. Un caso su tutti, quello sul fracking. Il risultato? Una delle community online dedicate all’ecosostenibilità più seguite (sul web e non solo).

Come riesce Lifegate ad essere così social?

SC: A differenza di quanto di solito accade, in Lifegate le notizie vengono ribaltate: sono banditi i copia e incolla e, a prescindere da quale sia la prima fonte da cui arriva una notizia, vi è un’attività di approfondimento che spazia su più fonti. Ma c’è dell’altro. Nel titolo e nelle prime righe cerchiamo di mettere in evidenza ciò che può stare veramente a cuore al lettore e spesso ciò vuol dire ribaltare la notizia.

…Un esempio di come capovolgere e ripartire dal cuore della notizia?

SC: Partiamo da una constatazione: alle persone interessano i fatti più che le istituzioni. Poniamo quindi che venga pubblicata la seguente nota: “Lo Stato di New York banna il Fracking in base allo studio xxx”. La prima e più importante notizia non è quella che uno Stato ha messo al bando il fracking. Ciò che importa, in primis, è infatti che il fracking sia dannoso e ciò è confermato dallo Studio xxx. E’ per questo, quindi, che lo Stato di New York l’ha messo al bando. Lo stesso avviene con la notizia “Unione Europea dice Stop a OGM”. Sarebbe opportuno sottolineare il motivo che ha spinto l’UE a mettere un divieto sull’utilizzo degli OGM.

Torniamo sul fracking. So che per ciò che riguarda i social di Lifegate potrebbe essere ritenuto un case study…

TP: La prima notizia che venne pubblicata sul fracking passò quasi sotto silenzio con pochi “like” e condivisioni. Da quel momento Lifegate, invece di rinunciare a parlarne, ha iniziato a coprire la notizia in modo costante, con l’obiettivo di fare informazione e sensibilizzare su questo tema una community già attenta alle tematiche green”.

Già, ma come?

TP: L’abilità è stata quella di agganciare, di volta in volta, il tema del fracking a situazioni di attualità che potessero interessare. Ciò  ha fatto sì che la parola – fino a quel momento semisconosciuta – iniziasse a girare e a divenire familiare. Le persone hanno iniziato a volerne sapere di più, magari cercando su google, e cosa trovavano? Il nostro primo articolo, in cui si spiegava per filo e per segno cosa fosse questo fenomeno.

SC: Ad oggi, quell’articolo è una delle pagine più lette del nostro portale.

Secondo voi il lavoro di un giornalista, al giorno d’oggi, finisce comunque quando l’articolo è pubblicato?

SC: Certamente no: ad oggi è fondamentale curare anche la parte interattiva successiva alla pubblicazione di un articolo, specie quando viene poi pubblicato sui social. E’ importantissimo infatti rispondere e, a volte, retwittare. In ogni caso, ogni commento che arriva dalla rete è importante. Sia nel caso in cui sia positivo (un atto di stima), sia ove fosse negativo e in tal caso è essenziale capirne il motivo per formulare, ove opportuno, una risposta. Il giornalista deve quindi sempre monitorare i suoi articoli divulgati sui social coordinandosi con il con il social media manager della testata, per poter rispondere ai commenti che ne seguiranno.

Un’ultima domanda che non riguarda direttamente i social, ma sicuramente la rete 2.0. Lifegate è in Creative Commons e ciò va in controtendenza rispetto a chi inserisce i loghi di copyright praticamente ovunque…

SC: E’ un dato di fatto che molti blog e testate, magari piccoli, prendano i contenuti copiando in tutto o in parte un articolo. E’ un fenomeno che non si può controllare. Con Lifegate abbiamo quindi optato per una soluzione in positivo: assecondiamo il fenomeno della diffusione delle nostre notizie anche perché pubblicando una notizia noi lanciamo un messaggio di sostenibilità e abbiamo tutto l’interesse affinché venga divulgato. E’ tuttavia opportuno che ciò avvenga senza finalità commerciali e linkando alla notizia originale. Quindi via libera all’utilizzo dei nostri contenuti purché non lo si faccia per scopo di lucro e non si cambi la paternità dell’articolo.


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