Eccola qua, la dolce melanconia che settembre porta con sé.
E' il delicato incontro tra estate ed autunno, l'aria calda e l'aria frizzante, foglie caduche e viali alberati, primi brividi e caminetti accesi, calde lenzuola e tramonti precoci, vino bianco e caldarroste, sogno e realtà. E' una vita che respiro queste sensazioni, che tento di farle mie, di definirle e descriverle come in questo momento. Eppure credo che non me ne basterebbe un'altra, di vita, per impossessarmene completamente.
Agosto è il mese degli alibi, dei "farò", del "chiuso per ferie", dei "ci penserò". Settembre invece non transige, pretende che tu sia pronto a ricominciare, vuole delle risposte. Ma è bello rimandare, indugiare ancora, come quando la domenica mattina il cielo è di piombo e tu resti ancora a crogiolarti nel letto cercando tepore. Hai il tuo alibi per farlo.
Per rimandare la resa dei conti d'autunno il mare è il mio perfetto complice. Le spiagge sono quasi deserte, le onde sono forza nove, la bandiera sull'asta della rotonda è rossa, la postazione del bagnino è ormai vuota e non si ode alcun fischietto.
Il mare è lì, pronto ad accogliermi a braccia spalancate.
A fungere da rifugio e da alibi per rimandare ancora tutto
e potermi perdere in una dimensione senza tempo.
Non potrei vivere senza vederlo almeno una volta l'anno.
E allora penso. Penso al cloro di una piscina, alle risate ai bordi della vasca, al sole baluginante tra gli aghi di pino protesi sopra di noi, intenti a galleggiare a pelo d'acqua, al rumoroso tagliaerba del custode, al sussulto del trampolino e al tonfo nell'acqua, al sentiero tra le siepi, ai lampioni fitti di zanzare, alla griglia che gira nel giardino, agli ospiti inattesi, alle gite in centro, agli zampironi maleodoranti, alla scia di spuma di un motoscafo tra i canneti del fiume Tagliamento, all'assedio alle case ancora chiuse, all'amicizia con gli stranieri, agli addii e ai ritorni, ai gavettoni tra amici, ai bungalows silenziosi, alla pennica pomeridiana, al mio cane che rincorre il ciclista spaventato facendolo cadere in terra, al bistròt, alla sala giochi, al bar panoramico, alle notti in spiaggia, alle notti al luna park, ai ristoranti all'aperto e all'odore del pesce, alla salsedine, ai pomeriggi che sfumano nella sera con il canto degli uccelli, alle giornate senza tempo sulla sabbia fine e sotto il cielo terso, all'aroma pungente dell'olio abbronzante, alle maratone in una discoteca dopo l'altra, al sapore degli anni '70 e '80...
Ecco perché con la musica a tutto spiano non potrò mai fare a meno di imboccare la strada che attraversa la bassa friulana, passando per Bivio Paradiso e Palazzolo dello Stella, tra i ristoranti all'aperto e gli agriturismi nelle radure, le granite all'anguria e le piazze dei paesini, i boschi e le distese di campi che si perdono a vista d'occhio. Fino ad arrivare all'ultimo tratto, la statale 354, un lungo rettilineo trafficato che pare un pontile a metà tra cemento e cielo, partenza e arrivo, fuga e aspettative.
Ed ecco che anch'io ho il mio posto al sole ...
Pontile di Lignano Sabbiadoro