Come tradizione vuole, la Ligue 1 è il primo dei grandi campionati europei a ripartire. Affrontiamo allora i temi principali dell’edizione 2014/15 del massimo torneo francese.
PSG E IBRA, CACCIA AL TRIS
Dopo un precampionato zoppicante, contornato da improbabili voci di esonero per Laurent Blanc, il PSG ha fatto sentire la voce del padrone bella forte, nel surreale pomeriggio pechinese, battendo con autorevolezza il Guingamp e incamerando il Trofeo dei Campioni, primo titolo stagionale. Anche senza Di Maria, volendo credere alla ritirata annunciata da Nasser Al-Khelaifi a margine della presentazione di David Luiz, il PSG resta per distacco la grande favorita per il terzo titolo consecutivo, pur tenendo conto delle energie che la Champions League (obiettivo minimo, semifinale) porterà via.
Allo stesso modo del suo PSG, anche Zlatan Ibrahimovic appare strafavorito alla vittoria della terza classifica marcatori consecutiva. Jean-Pierre Papin in tempi non sospetti sottolineò come Ibra fosse “di un altro pianeta rispetto a qualsiasi altro giocatore mai visto in Francia”, e nelle scorse settimane l’ex Napoli Aljosa Asanovic ha dichiarato a Goal: “Ibra mi piace tantissimo. Credo che le sue origini balcaniche si riflettano nel suo modo di essere giocatore, nel dargli sempre quel qualcosa in più in grado di farlo emergere”. La doppietta al Guingamp di domenica scorsa è insomma solo l’inizio.
MONACO: LA VITA DOPO JAMES
Tanto sorprendente lo scorso anno, con una serie di acquisti-shock, il club del Principato pare essersi se non afflosciato, quantomeno ridimensionato, adeguandosi temporaneamente (?) al ruolo di paggetto designato del PSG pigliatutto. L’operazione-James Rodriguez è stata ottima dal punto di vista contabile, mentre sotto l’aspetto tecnico ha lasciato aperta una voragine impossibile da colmare e densa di interrogativi, a poche settimane dal debutto in Champions League.
Il divorzio dalla moglie è costato metà patrimonio al patron Ryblovlev, ma almeno a parole l’impegno finanziario nel club biancorosso resta immutato. La realtà parla di un solo arrivo di rilievo – il difensore tunisino Abdennour, reduce da buone stagioni a Tolosa – e di sirene insistenti nel tentare l’altro pezzo grosso della squadra della scorsa stagione, Radamel Falcao. Il precampionato agli ordini di Leonardo Jardim ha fatto comunque vedere qualcosa di interessante, e del resto mancano ancora due settimane di mercato per annotare magari un altro colpo a sensazione dalle parti del Louis II.
OM-BIELSA, UNA RIVOLUZIONE CULTURALE
Poche parole (le prime dichiarazioni pubbliche sono arrivate solamente ieri pomeriggio), allenamenti duri e disciplina ferrea imposta a un gruppo che si era abituato a troppe distrazioni. I risultati del precampionato (quattro vittorie – tra cui il 3-1 al Chievo – e un pareggio in casa del Bari) testimoniano un buon approccio iniziale, la stampa è ancora in luna di miele (si veda la prima pagina dell’Equipe di venerdì scorso) ma sotto sotto aspetta la sua prima “locura”…
Gli ultimi due anni dell’Olympique Marsiglia sono stati tutto meno che facili. Prima i chiaroscuri della gestione ultra-pragmatica di Elie Baup, capace di produrre un secondo posto nel 2013 a costo di assistere al calcio più noioso mai visto al Velodrome in tutta la storia del club. Poi le drammatiche vicissitudini legate a Josè Anigo, colpito dall’assassinio del figlio e contestato oltre i limiti della decenza dalla sua stessa tifoseria. In mezzo a tutto questo, l’ormai conclamato distacco tra giocatori e staff tecnico. Mai come in questo caso serviva un uomo carismatico, con il giusto curriculum e le idee chiare: insomma, uno come Marcelo Bielsa.
LIGUE 1, UN CAMPIONATO IN CERCA DI APPEAL
Obiettivamente, l’esplosione del PSG non ha generato quell’”indotto” di popolarità nei confronti della Ligue 1 che in molti si aspettavano. Qualche timido tentativo è stato fatto in questo senso, come la scelta di giocare il Trofeo dei campioni a Pechino, ma l’esperimento ha riscosso tiepidi consensi, anche per l’evidente squilibrio in campo tra PSG e Guingamp, con il risultato che buona parte del pubblico cinese ha iniziato a sfollare ben prima del fischio finale.
A ciò si accompagna l’enorme difficoltà dei club di Ligue 1 (i quali poggiano tuttora il 54% dei propri ricavi sui diritti TV, che tuttavia sono in assoluto la cifra più bassa tra i cinque grandi campionati europei) ad attirare sponsor di spessore. Secondo Lionel Maltese, professore di marketing sportivo alla Kedge Business School, la quasi totalità dei presidenti di Ligue 1 si muove in maniera “paesana, provinciale”, senza quello slancio che consentirebbe una visione un po’ più globale.
Così si arriva al paradosso per cui Veolia, colosso francese dell’energia nucleare, piuttosto che sponsorizzare una squadra di Ligue 1 gira i suoi denari al Norimberga, fresco retrocesso in 2.Bundesliga. La strada verso una Ligue 1 realmente appetibile per il mercato globale è ancora lunga.
Federico Casotti