Liguria: fine domiciliari per Scialfa, può riavere seggio e stipendio fino a fine mandato

Creato il 08 luglio 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino - 8 luglio 2014

Di Mario Marrandino. Il il 13 luglio Nicolò Scialfa, ex vicepresidente della giunta regionale ligure, indagato dalla procura di Genova per peculato, potrebbe tornare al suo posto di consigliere che ufficialmente non ha mai abbandonato, essendosi rifiutato di presentare le dimissioni, recuperando per intero lo stipendio, la cui erogazione è stata sospesa con l’arresta seconda la legge Severino, con tanto di bonus.

Scialfa infatti potrà chiedere la restituzione dei versamenti previdenziali effettuati durante il suo mandato (circa 70 mila euro) e incasserà anche il trattamento di fine rapporto, calcolato sulla base dello stipendio mensile moltiplicato per gli anni trascorsi in via Fieschi (almeno quattro). Tali numeri, sommati poi ad uno stipendio di circa 6,500€ mensili per risanare il “vuoto” della sua mancanza, si raggiunge un totale di circa 100 mila euro, esigibili pronta cassa, al momento di lasciare l’incarico, alla scadenza del mandato, nella primavera del 2015.

Un solo uomo però si frappone fra Scialfa e la realizzazione dell’allettante programma finanziario: Nicola Piacente. C’è il rischio che il procuratore aggiunto, Nicola Piacente, che si occupa delle indagini sulle “spese pazze” in Liguria, chieda al gip Roberta Bossi il prolungamento della misura cautelare a suo carico.

Un precedente suggerisce di non scartare questa ipotesi: recentemente l’ex vicepresidente della giunta, Marylin Fusco (che Scialfa aveva sostituito nella carica, prima di cadere anche lui nella tagliola dell’inchiesta della procura) e la consigliera Maruska Piredda, indagate entrambe per le “spese pazze”, sono state messe agli arresti domiciliari. Il gip Roberta Bossi, su richiesta del pm Piacente, aveva motivato il provvedimento argomentando che le due signore avevano conservato la carica di consigliere e quindi erano in grado di continuare a maneggiare denaro pubblico. Fusco e Piredda si erano affrettate a rassegnare le dimissioni dal consiglio e la misura cautelare era stata revocata. Oltre a Scialfa, Fusco e Piredda, risultano indagati in un altro troncone d’inchiesta, condotto dal pm Francsco Pinto, esponenti di Ndc, Forza Italia, Gruppo Misto, Lista Biasotti, UdC.

L’accusa riguarda diverse migliaia d’euro spese da Scialfa per spese personali, facendole passare però per spese istituzionali e di rappresentanza fatte dall’ex preside di una scuola. A febbraio il tribunale del riesame che aveva respinto l’istanza di rimessione in libertà presentata dai suoi difensori ­gli avvocati Guido Colella e Andrea Vernazza e aveva scritto: “Agli atti emerge una stridente estraneità dalle frequenti e consistenti spese contestate rispetto a qualsiasi collegamento con fini politico istituzionali, come nel caso delle ingenti spese per vino francese nel corso di una vacanza in Francia con gli amici (3.700 euro di denaro pubblico), modellismo, ipad, iphone, biancheria intima, camicie, cravatte, parrucchiere, penne Mont Blanc, tanto che lo stesso presidente Burlando nel corso di una telefonata aveva rilevato l’evidente estraneità di tali spese personali all’attività politica”. “Dopo l’uscita dal gruppo Idv ­ e la formazione di un altro gruppo denominato Diritti e Libertà la stessa collega Fusco parlando di Scialfa rileva che evidentemente non ha imparato la lezione poiché insiste nel porre a carico dell’ente pubblico le spese per Ipad, telefoni anche nel nuovo gruppo consiliare precisando che evidentemente non capisce che i soldi sono finiti”.

L’assegnazione di Scialfa ai domiciliari era stata confermata in aprile anche dalla Cassazione, ma effettivamente è giusto che chi è indagato per tali reati pesanti, che prevedono l’uso del denaro pubblico, permanga in una carica, tra l’altro pubblica anch’essa, che presuppone la fiducia degli elettori? Lo Statuto regionale glielo consente ma lo Statuto lo ha votato il Consiglio regionale e visti i risultati ciò configura anche un conflitto di interessi perché non è previsto che chi vota la legge, poi la violi. La maggioranza di Burlando numericamente non soffrirebbe dell’eventuale forfait di Scialfa. L’uscita delle consigliere Maruska Piredda e Marylin Fusco è stata subito neutralizzata richiamando in aula i primi dei non eletti, Franco Bonello e Carmen Patrizia Muratore. Burlando dormirà sonni tranquilli fino a maggio 2015, quando i liguri torneranno a votare, a per ora la questione è: qual è la decisione di Scialfa?


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