un film come questo (che a me è piaciuto davvero tanto) non è per tutti, certamente non è per chi non è già sintonizzato sulla lunghezza d'onda della sensibilità giapponese. la critica più scontata che ha ricevuto è infatti di essere "lento", e invece credo che la lentezza qui sia uno degli elementi fondamentali. in realtà penso che lo scopo del regista Hashiguchi Ryosuke nell'indugiare in una rappresentazione della realtà apparentemente banale e noiosa consista nell'inserirvi l'emotività in fase di evoluzione dei protagonisti, mostrando come dal magma primordiale formato dai gesti della routine quotidiana, dal mondo stereotipato e rigido degli adulti, dagli atteggiamenti di bullismo e prepotenza di alcuni dei ragazzi che preludono comunque al loro futuro ugualmente stereotipato e rigido, sboccino sentimenti forti e veri, destinati a scontrarsi contro pregiudizi, chiusura mentale e conformismo. ancora una volta abbiamo un triangolo: Ito (Okada Yoshinori) è innamorato di Yoshida (Kusano Kouta) che è innamorato di Aihara (Hamasaki Ayumi), la quale a sua volta è innamorata di Ito, e forse un po' anche di Yoshida, e Yoshida stesso alla fine non si sa bene se continui a considerare Ito solo come il suo migliore amico o se possa spingersi oltre. il ragionamento di Ito e Aihara è molto semplice, eppure inadatto per quei tempi e per quei luoghi (Ito viene mandato dallo psicologo per via delle sue preferenze sessuali): di chi ci s'innamora in fondo? di un uomo, di una donna o di una persona? se è una persona quella che si ama, allora le distinzioni di genere non hanno ragione di esistere. molto bravi i protagonisti, soprattutto Okada (che all'epoca aveva solo 18 anni ed era al suo esordio) e la Hamasaki. il film ha vinto anche tre premi, tra cui quello come miglior film all'International Gay & Lesbian Film Festival di Torino.
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