Da cronache laiche:
Senza battesimo non c’è salvezza
Per il Catechismo romano del Concilio di Trento (1566), «il Battesimo è necessario a tutti, senza eccezione. Lo ha dichiarato Gesù stesso: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5)». Questa dottrina era stata professata dalla Chiesa per secoli. Secondo Agostino «i bambini che muoiono senza il battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima» (a paragone degli altri dannati). Nel 418 papa Zosimo decretò: «se qualcuno afferma. che nel regno dei cieli ci sarà qualche luogo posto nel mezzo o un luogo altrove, dove vivono come beati gli infanti che trapassarono da questa vita senza battesimo [.] sia anatema; chi manca della parte destra, senza dubbio finirà in quella sinistra».
L’affermazione di Pelagio, secondo cui anche i bambini morti senza battesimo possono salvarsi, fu condannata come eretica nel V secolo e fu una delle eresie che portò Wycliff al rogo nel secolo XIV.
La convinzione che senza battesimo non c’è salvezza fu ribadita da vari papi (Gregorio I, Innocenzo III, Eugenio IV, Pio XII) e non fu senza conseguenze pratiche. È uno dei motivi per cui la Chiesa condannò con particolare violenza l’aborto che, non permettendo il battesimo del feto, «esclude dalla beata visione di Dio un’anima creata a sua immagine» (Sisto V, Effraenatam, 1588).
Tale posizione costò la vita a molte donne, poiché la Chiesa ordinava di far nascere il bambino ad ogni costo, anche se sarebbe morto subito e il parto avrebbe causato la morte della madre: l’importante era tenerlo in vita il tempo sufficiente per battezzarlo. Fra la vita spirituale del feto e quella materiale della madre, avvertiva Alfonso de’ Liguori, bisogna scegliere la prima.