Il blog prende il nome in lungo e largo perché quando io e Fab eravamo ancora “caruseddi”amavamo molto fare piccole fughe fuori dalla città in groppa alla nostra (per l’esattezza all’epoca sua, ora diventata mia) panda azzurra.
Poi avvenne che ci sposammo, e andare in lungo e largo equivalse a dire girare per chiese, ristoranti, atelier di abiti da sposa, e municipi in preda alla grande macchina organizzativa del matrimonio.
Contemporaneamente in lungo e largo significò anche girare per mobilifici, ditte di maestranze varie, municipi, banche.
Mettemmo su un bel matrimonio e una casa come piaceva a noi. Felici e sfiniti partimmo quindi alla scoperta dell’Africa e delle Mauritius, grazie al generoso contributo degli invitati al nostro matrimonio.
Tornati dal matrimonio, in lungo e largo indicò passare dalla cucina, alla stanza da letto, oltre che ai rispettivi lavori. Avevamo ferie residue zero, e soldi residui al minimo sindacabile, e quindi la buona condotta è stata una scelta più che altro obbligata.
Ora abbiamo maturato un po’ di ferie, tesorizzato un po’ di dindini…. Ma tatata…. L’arrivo di fagiolino si preannuncia una nuova grande rivoluzione della nostra vita.
Visto che ancora non siamo proprio in aperta sommossa, ma più che altro si sente l’ eco dei bombardamenti sopraggiungere da lontano, io e Fab ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto“Fuga, prima che sia troppo tardi”.
Ci siamo quindi concessi una fuitina in due, anzi due e mezzo, prima della grande rivoluzione
Siamo così approdati a Salerno in costiera.
Fortunatamente le previsioni metereologiche hanno saputo mantener fede alle loro promesse. Abbiamo potuto godere della cittadina al meglio: se dal Lazio in su pioveva, noi al contrario venivamo baciati dal sole.
Se “oh Sole mio” è nata a Napoli, una ragione ci doveva pur essere!
Era la prima volta che visitavo la costiera amalfitana, e pertanto ne sono “caduta in amore” come direbbero gli inglesi. Sono così “caduta in amore” che per poco non mi ci “rompo il grugno” come direbbe invece un napoletano.
L’azzurro del mare, il giallo quasi sfacciato dei limoni, l’odore delicato dei fiori che adornano i balconi sono riusciti a spazzare il grigiore dell’inverno. L’ inverno che quest’anno sembrava proprio dover far fatica ad andar via.
Ogni volta che visito un posto di mare del nostro stivale, penso a quanto siamo fortunati noi Italiani. Faccio questa riflessione, soprattutto dopo il mio viaggio di nozze alle Mauritius, posto idilliaco per carità, ma tolto la meraviglia della natura, tolto il villaggio turistico, non ti rimane altro.
Un turista nei nostri luoghi trova veramente tanti tesori, che spaziano dalla natura, alla cultura, al cibo, per poi continuare con l’artigianato, la storia, l’archeologia. Suppongo per tutte queste ragioni in Costiera abbiamo trovato più turisti americani che italiani. Sembrava tanto di esser in un film di Woody Allen, in cui il classico Americano viene in Italia e si scontra con i tanti stereotipi che caratterizzano la nostra nazione, uno tra i tanti, l’ assistere ad una partita di calcio di scugnizzi davanti al sagrato di una chiesa, al cui interno si celebra un matrimonio.
Ad ogni modo, l’Italia ringraziando è anche questo: libertà di espressione.
Questo viaggio come famigliola in fase di assestamento ci ha portato anche una bella emozione: i primi solletichini dei pieduzzi di fagiolino. Non c’è bisogno di descrivere quanto sia emozionante avere la percezione reale che dentro a quel tuo pancione che cresce di giorno in giorno ci sia veramente qualcuno.
Ogni volta che andavo dall’ecografista, nei mesi precedenti, in quei pochi secondi che precedevano l’accensione dello schermo io avevo sempre paura di non riceverne un’immagine in cambio, di non sentire il cuoricino battere, che insomma qualcosa fosse andato male senza che io me ne fossi resa conto. E invece da quei giorni di Costiera ho due pieduzzi che mi dicono “Se pensi ancora che qualcosa possa andare storto ti arrivano due pedate e vedi dove ti faccio arrivare”.
Ma questa era una piccola dolce divagazione a questo nostro viaggio. Scusatemi, ora riprendo.
Il secondo giorno abbiamo abbandonato Sorrento per buttarci alla scoperta di Positano. E se Salerno è bella, Positano è meravigliosa. Oserei dire anche, cara addannata (per intenderci due pizze e un antipasto 50 euro, mentre a Salerno due primi a base di pesce, un antipasto e dolci 32 euro).
Il messaggio quindi è che Positano è bella, e quindi amico ha’ da pagà!
Ed effettivamente una cittadina dalle abitazioni, rosso pompeiano, giallo crema e bianco candido, completamente arroccata sullo schienale di un monte, che scivola languida verso il mare, non è cosa da poco. E’ cosa che solo noi Italiani possiamo permetterci. E scusasseci!
L’artigianato locale, in bella mostra ai lati delle stradine ripide e delle viuzze scoscese che ti chiama e ti dice “E spendili sti due spiccetti che ti sono rimasti da pranzo”, non è cosa da tutti, è cosa per richiamare Americani e polli Italiani.
Presenti siamo noi!
Insomma finiti quei due spiccetti che avevamo e finito il tempo a nostra disposizione siamo tornati a casa, con un buon quantitativo di cazzatelle come d’obbligo da ogni bel viaggio. Tra le cazzatelle si annoverano una casacca come una di quelle raffigurate in foto, che potrò mettere forse per altri quindici giorni visto il mio pancione in continua espansione, una sciarpina estiva che ancora mi chiedo perché me la sia comprata e una busta di limoni giganteschi che non so come utilizzare.
Insomma se volete anche voi “cadere in amore” per una cittadina e "sbatterci il grugno" la costiera amalfitana offre l’imbarazzo della scelta. E spendeteli sti due spiccetti!!!!!