<< Ecco la mia domanda: che cosa le è rimasto della Torino degli anni ’70, quella di Mimì Metallurgico >>. Lina s’illumina: << Oh, girammo molte scene al Valentino con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato >>. Tra l’altro quelle che più mi sono care. << Di Torino mi piacciono i lunghi viali diritti, alla moda parigina se non sbaglio >>, continua, << È elegante, ordinata… bella >>. Temevo forte lo stereotipo della città grigia e nebbiosa (così recentemente Verdone), invece grazie al cielo no. << Mio marito, Enrico Job, ebbe occasione di lavorarci spesso >>, e cita alcune produzioni teatrali con Ronconi al Carignano. Poi cambia discorso, risponde ad altre domande, con quella verve sempre un po’ sapida, a dispetto dell’età. Insiste sul valore della lettura, soprattutto esorta il pubblico in sala a cimentarsi con la scrittura: anche poche note semplici, autobiografiche, senza voler fare per forza letteratura alta.
Ecco, Lina, come vedi ho dato retta al tuo consiglio. Grazie.
(Chivasso, I luoghi delle parole, sabato 15 dicembre 2012)