Lincoln

Creato il 21 marzo 2013 da Alesya @Alesya

"Many forms of Government have been tried, and will be tried in this world of sin and woe. No one pretends that democracy is perfect or all-wise. Indeed, it has been said that democracy is the worst form of Government except all those other forms that have been tried from time to time." (Winston Churchill)
La memoria degli uomini che hanno fatto la storia è scolpita nella pietra: eterna e immutabile viaggia attraverso il tempo finendo spesso per sfiorare la leggenda, adombrare le ragioni degli sconfitti ed esaltare quelle dei vincitori, nel bene e nel male gli unici chiamati a decidere ciò che il mondo dovrà ricordare; anche Abraham Lincoln, uno dei presidenti più amati e celebrati della storia degli Stati Uniti D'America, se ne sta lì a osservarci dall'alto del Monte Rushmore e dalla sua sacra postazione al Lincoln Memorial pesante come un macigno, conscio con certezza granitica di quanto il posto occupato nel cuore del suo popolo renda difficile impresa ogni tentativo di confronto.
Dopo La Leggenda del Cacciatore di Vampiri da una sceneggiatura di Seth Grahame Smith, piacevole baracconata che gioca senza paura con la vita del Presidente ma che è anche contro le sue stesse ambizioni uno dei film più spaventosamente propagandistico degli ultimi anni, il 2012 è ancora l'anno di Lincoln grazie alla firma di Steven Spielberg: pronto a far finalmente i conti a modo suo con l'ingombrante figura presidenziale a distanza di anni dall'avvio del progetto, il regista realizza un film dal sapore antico e didattico, ma che pur omaggiando spudoratamente la sua opera politica non rinuncia all'opportunità di sfumare i contorni del mito e rivelarne le crepe.
A dispetto del suo eponimo titolo, Lincoln è tutto meno che un film biografico sul 16º Presidente degli Stati Uniti: a dar peso e senso all'ultima fatica di Steven Spielberg è la battaglia per l'approvazione del tredicesimo emendamento alla Costituzione, strumento chiave per l'abolizione della schiavitù ed essenziale per porre fine ad una guerra sanguinosa andata avanti per troppo tempo. Del conflitto capace di spaccare in due un paese che aveva lottato strenuamente per ottenere la sua libertà e indipendenza, ci viene tuttavia inviata soltanto una breve ma efficace cartolina iniziale, col fango che incrosta la linea del fronte e con violenza si attacca alle uniformi dei soldati prima di farsi rapidamente da parte per lasciare la scena alle stanze del potere, dove lontano dalle grida della battaglia si muovono le pedine che decideranno il destino del paese.
Concentrando tutta l'attenzione sullo storico evento, Spielberg osserva la vita di Lincoln solo in relazione alla causa tanto agognata non concedendo spazio ulteriore alla figura dell'uomo: a Casa Lincoln ogni stanza è immobile e prigioniera dei suoi demoni, con le pareti che raccontano di un bambino morto troppo presto, di una moglie distrutta dal dolore che non vuole accettare che i bisogni dello Stato vengano anteposti a quelli di una famiglia sul punto di sgretolarsi, di un figlio che si ribella alla volontà paterna per inseguire una Guerra che  ha già ucciso tanti suoi coetanei. Abraham Lincoln è già un ricordo ancor prima che giunga la sua ora, costantemente ripreso di spalle e lontano dalla luce che arriva dalle finestre e illumina le vite degli altri: Daniel Day Lewis prende su di sè il pesante fardello del ruolo grazie a un processo di immedesimazione totale e terrificante, in una prova che rende giustizia all'icona ritrovandone l'umanità con occhi di silenziosa disperazione; l'immagine dei suoi affetti e del suo privato tende però a sfocarsi lentamente e a rimanere un eco lontano, tutto giocato dall'interpretazione di una perfetta Sally Field nei panni di Mary Todd Lincoln e del Robert Lincoln di Joseph Gordon Levitt, inevitabilmente sacrificato dalle scelte di sceneggiatura.
Nel portare sullo schermo il ritratto di un uomo politicamente inossidabile ma moralmente disposto a ogni compromesso per portare a termine la missione, Spielberg sceglie di trasformare Lincoln in una parabola sui meccanismi oscuri quanto necessari che si nascondono fra le pieghe della democrazia: ottenere i voti che occorrono all'abolizione non è cosa facile e persino il Presidente  deve scendere a patti con la corruzione e l'avarizia dei funzionari, affidando il lavoro sporco a un gruppo di simpatiche canaglie( guidato da un'irriconoscibile James Spader) che dovrà inseguire fino all'ultimo voto promettendo favori compiacenti.
La lezione sulla peggiore e la migliore delle forme di governo arriva al culmine con una conta dei voti commovente e appassionata, ma acquista cuore e sentimento grazie al Thaddeus Stevens di Tommy Lee Jones, l'unico a lasciar entrare davvero il valore ultimo della conquista legislativa dentro le pareti domestiche per ricordarci che le ragioni nascoste dietro a una battaglia di ideali possono essere più vicine a noi di quanto sembri. 
Se il finale, che lascia con un furbo stratagemma che il Presidente si congedi fuori scena per tener fede alla costante inafferrabilità del personaggio tende a inciampare in un immaginario eccessivamente ieratico e compiacente, a non lasciare del tutto soddisfatti è il troppo poco spazio dedicato alle ragioni della controparte: i rappresentanti sudisti lamentano in breve come l'abolizione della schiavitù sia destinata a falciare la loro economia e a porli in una condizione di sudditanza, ma la sensazione è che il minutaggio riservatogli sia davvero troppo limitato per una pellicola che naviga contro ben 150 minuti di durata e che soffre di alcuni momenti di stanca iniziali prima di ingranare definitivamente.
Supportato da un comparto tecnico eccezionale che punta sui sempre fedeli Janusz Kaminski, con una fotografia fiabesca che chiusa in interni si muove meravigliosamente fra luci ed ombre e John Williams, che per l'occasione ha scelto sonorità meno ricche e solenni in favore di uno score più lento e malinconico, Lincoln è una lezione di storia e politica sincera fatta da un regista che crede profondamente nella sua Nazione e nelle radici che la sostengono, pur nella consapevolezza che la purezza d'intenti non è mai sufficiente e che sporcarsi le mani è inevitabile: tuttavia, se volete vedere davvero scalfita l'immacolata e marmorea immagine di Abraham Lincoln e chiudere il percorso dovrete concedere una visione a The Conspirator di Robert Redford, legal thriller potente e impietoso che affronta di petto il peso dell'inappagato bisogno di giustizia di una Nazione ferita.
Ps:
Premio questo doppiaggio non s'aveva da fare - I film vanno visti in sala sempre e comunque, ma vedere il doppiaggio di Favino trasformare Lincoln in una maschera grottesca vi assicuro che non è stato particolarmente piacevole. Non/Oscarometro- contro ogni aspettativa, Lincoln ha vinto solo 2 premi agli Oscar 2013: 1)miglior attore a Daniel Day Lewis: personalmente il cuore voleva più bene al Jean Valjean di Hugh Jackman, ma la prova dell'attore irlandese era davvero impossibile da superare. WELL DESERVED. Possiamo vedere il provino del Lincoln di Meryl Streep? 2)miglior scenografia a Jim Erickson e Rick Carter: NO, NO, NO, scusate ma questo proprio non lo posso perdonare. Ok, i due tipi qui hanno fatto un ottimo lavoro, ma parliamo di un film praticamente tutto girato in interni, ma che siete PAZZI a non premiare le ben più meritevoli estatiche scenografie di Anna Karenina? SI, siete pazzi, o molto più semplicemente dovevate dare il contentino al film dato che non avete premiato la regia di Spielberg. 3) Niente regia per Spielberg? Questa proprio non me l'aspettavo, ma che è successo? avete litigato o cosa? Era dato per favorito pure dai marziani! Mistero, comunque Vita di Pi mi è tanto piaciuto quindi pace e bene. 4) Niente miglior film? Alla fine della battaglia per l'amore patrio avete premiato Argo e non questo? E forse non avete fatto male, Argo è anche lui puro patriottismo e furbizia mmerigana, ma è senza dubbio un film dall'approccio molto più fresco. Fuck yourself e pace e bene.

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