Linee guida per la traduzione e la correzione di bozze (Inglese – Italiano)

Creato il 27 febbraio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Ernesto Pavan ha creato una breve guida in inglese per aiutare i traduttori dall’inglese all’italiano a gestire meglio la grammatica all’interno dei testi. Abbiamo potuto appurare con la nostra esperienza con Dreamspinner Press come i traduttori spesso e volentieri ignorino regole di base come la traduzione della punteggiatura.

Questo post vuole essere un punto di riferimento per tutti i traduttori che sentano la necessità di dare una rispolverata alle regoline e volere più bene ai loro correttori di bozze.

E’ utile anche agli stessi correttori di bozze, in modo che possano correggere i manoscritti nella maniera più completa.

Linee guida per la traduzione e la correzione di bozze (Inglese – Italiano)

Qui troverete alcune convenzioni generali per tradurre e rileggere perfettamente ed uniformemente dall’inglese all’italiano. Sono per lo più sulla messa a punto, ma alcuni di loro (come quelle relative alle virgole e la “d eufonica”, per esempio) esistono per evitare alcuni errori piuttosto comuni.
Vorrei sottolineare che queste sono linee guida generali, che non può servire per alcuni casi specifici. Mi fido del vostro giudizio e essere migliori delle mie dimenticanze in tali situazioni.

Buon lavoro! Ernesto Pavan

Linee guida

  • In italiano, a differenza di lingua inglese, la congiunzione “e” (“and”) non è MAI preceduta dalla virgola, con l’eccezione alcune situazioni molto particolari (se siete in dubbio provate a leggere il testo ad alta voce: le vostre orecchie vi faranno capire). Al contrario, la virgola deve sempre essere utilizzata prima di “quando” (“when”) e “ma” (“but”).
  • I trattini – questi qui – hanno bisogno di spazio prima e dopo di loro nelle traduzioni italiane e soprattutto vanno in coppia. Mai lasciarne uno solo.
  • La “d eufonica” (a + d, e + d) deve essere usata solo quando la parola successiva porta una vocale identica, cpme ad esempio in “ad Ancona”. Non ci sono cose come “ed inoltre” (“and also”) oppure “ad essere” (“at being”). La sola eccezione è “ad esempio”. “Od” è in disuso e deve essere evitata.
  • “Perché”, “affinché”, “cosicché” etc. necessitano di accento acuto, non “è”. Una nota a parte è “sé” non è accentato se è “se” “if” ed è accentato in “sé stesso” (“himself”).
  • Abbiate fiducia nel controllo ortografico di Words o OpenOffice per gli apostrofi. “Beh” (usato come interiezione, non come un accorciamento di “bene”) è scritto con una “h”, non con un apostrofo.

Durante la traduzione e correzione di bozze, prestare attenzione alle allitterazioni, assonanze e rime interne: evitarli meno che non siano chiaramente, intenzionalmente presente nella originale.

  • Di solito, in italiano l’aggettivo viene dopo il sostantivo a cui si riferisce (a differenza dell’inglese, che funziona in modo opposto), a meno che non ve n’è più di uno (come “long golden hair”, che può diventare “Lunghi capelli dorati”) o si vuole veramente mettere l’accento sulla qualità dell’oggetto/persona (ma “le bionde trecce” farà ridere ben più di una persona).
  • Gli avverbi che finiscon con -ente dovrebbero essere evitati nelle traduzioni. Sono più pesanti dei loro corrispettivi inglesi e spezzano il ritmo. Usate locuzioni come (es. “con cautela” per “cautiously”), o avverbi che finiscono in modo diverso (“abbastanza” invece di “sufficientemente”).
  • “Fare” (“to do”) è un verbo superficiale che deve essere usato il meno possibile. Provate a usare sinonimi, come “timbrai il biglietto” invece du “feci il biglietto” (significano entrambi “I validated the ticket”).
  • “Realizzare” (“to realize”), è usato per indicare qualcosa, ma “make, craft”, è un anglicismo e deve essere evitato. Provate a usare “rendersi conto” o “comprendere”, invece.
  • “Ed eppure” non è un’espressione italiana. Potete dire “eppure” o “e tuttavia”.

IMPORTANTE: Le nostre parole sono differenti!

  • Gli americani chiamano “primo piano” di un edificio il nostro “piano terra”, il loro “secondo piano” è il nostro “primo piano” e così via. Fondamentalmente, quando si traduce da Inglese a Italiano, tutto bilancia su un piano.

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