Avete bisogno di capire se qualcuno è LGBT (lesbica, gay, bisessuale, transessuale)? Che so, un figlio che gioca troppo spesso con Barbie? O un probabile fidanzato sui cui gusti sessuali nutrite qualche dubbio? O il vostro capo che non fa altro che parlare di tutte le donne che si porta a letto? Ora avete gli strumenti per riuscirci senza tema di smentita. Ce li ha gentilmente offerti il Ministero dell’Educazione della Malaysia che ha emanato delle linee guida che dovrebbero servire ad aiutare i genitori a capire se un figlio o una figlia sono LGBT. In esse vengono fornite due serie di quattro “sintomi”, cioè indicatori, per i maschi e per le femmine.
Le linee guida sono state presentate nei giorni scorsi in occasione di un seminario svoltosi nello stato di Penang dall’eloquente titolo: “Genitori alle prese col problema LGBT”.
Vediamo allora quali sono questi “sintomi” (nel testo, significativamente, le virgolette non ci sono).
Per i gay:
- avere un corpo muscoloso e amare mostrarlo indossando magliette con scollatura a V e senza maniche;
- preferire abiti aderenti e dai colori sgargianti;
- essere attratti dagli uomini;
- amare grandi borse simili a quelle usate dalle donne.
Per le lesbiche:
- essere attratte dalle donne;
- al di là delle loro compagne, mantenersi a distanza dalle donne;
- amare andar fuori, mangiare e dormire in compagnia di donne;
- non provare affetto per gli uomini.
Se nel caso dei maschi sono andati sul banale (anche se mi hanno fatto pensare: non immaginate i colori dei pantaloni che indossa il Marito, fortuna che non usa scolli a V
Comunque, scoperto un figlio o una figlia LGBT non si deve far altro che prenderli per un orecchio e portarli da un valente psichiatra che li sottoponga a una terapia riparativa. E così il figlio e la figlia saranno salvi nonché riconoscenti nei riguardi dei genitori e delle autorità educative.
La Malaysia è un paese islamico dove la sodomia è considerata un crimine punibile con la detenzione fino a 20 anni. L’attuale leader dell’opposizione, Anwar Ibrahim, fu riconosciuto colpevole di sodomia con due uomini nel 1998 e per questo ha scontato 9 anni di carcere.
Incidentalmente ricordo che, come raccontammo in questo post, Robert L. Spitzer, lo psichiatra che nel 2003 pubblicò un articolo in cui dette dignità scientifica alla terapia riparativa, nel maggio scorso ha ritrattato tutto dichiarando di essersi sbagliato.