Lingua sarda e lobby sassarese: chi vincerà?

Creato il 22 maggio 2011 da Zfrantziscu
Non è detto che riesca a farcela, ma non si può certo dire che la lobby contraria alla lingua sarda radicata nell'Università di Sassari non ce la stia mettendo tutta. Tre gli obiettivi di fondo: a) usare i fondi pubblici per fini diversi (o contrari) all'uso veicolare del sardo nella preparazione dei futuri insegnanti; b) delegittimare la limba sarda comuna e qualsiasi altro standard; c) devitalizzare l'Ufficio regionale della lingua sarda.Nessuna malvagità, credo, né un perverso complotto contro la lingua sarda e le altre lingue della Sardegna che, anzi, la lobby pensa di preservare riducendole ai dialetti costitutivi. Quindi niente Limba sarda comuna ma neppure qualsiasi altro standard che metta in crisi la visione dialettale del sardo. Secondo questa scuola, che giustamente Roberto Bolognesi definisce dedita ad attività antisarde, il sardo è una lingua residuale che i linguisti studiano come reperto da vivisezionare prima che ineluttabilmente diventi archeologico. Questa è scienza: il resto è fanatismo ideologico e i suoi adepti minoritari nella società sono dei “lingua-invasati”. I dati statistici, che attestano i sardo-parlanti al 68,4 per cento e coloro che non lo parlano ma lo comprendono al 29 per cento, sono per questa lobby dati falsificati e poco importa che suoi aderenti abbiano preso parte attiva alla ricerca socio-linguistica che tali dati hanno ricavato. Niente di male in questo astio: la cultura italiana è zeppa, da destra a sinistra, di intellettuali e di linguisti che hanno un sommo disprezzo delle lingue minorate e che adorano i dialetti come espressione di folclore. Che la lobby sassarese sia in linea con essa è un suo diritto. Ma non si capisce con quale faccia tosta pretenda che la mano pubblica, la Regione e lo Stato, impieghi i pochissimi denari stanziati per la lingua sarda per finanziare questa lobby e la sua attività contro la lingua sarda. Questa pretesa mi ricorda tanto la richiesta fatta da un docente che avrebbe voluto impiegare un miliardo e mezzo di lire dei primissimi stanziamenti della legge regionale 26 per la lingua sarda al fine di studiare se la lingua sarda davvero esistesse.È dal passato Piano triennale per la lingua e la cultura (quello firmato dall'assessore del governo Soru, Maria Antonietta Mongiu) che la lobby sassarese è in sofferenza: in quel piano si stabilì, non senza fortissime resistenze di chi considerava la lingua un epifenomeno della cultura, non solo la conferma della Limba sarda comuna come lingua in uscita della Amministrazione regionale, ma anche che i soldi destinati alla lingua sarda, per essa servissero. L'assessora produsse dei dati sconcertanti sull'uso (vogliamo dire inappropriato?) fatto nelle due università sarde dei denari destinati alla cultura, alla lingua sarda e alle altre lingue alloglotte: si preferì, per dire, restituire i soldi piuttosto che usarli, come comandava la legge, per il sardo veicolare. Per chi si fosse messo all'ascolto solo ora, veicolare il sardo significa usare il sardo per insegnare sia il sardo sia le altre materie. Sembra una cosa da nulla, ma per farlo bisogna sapere il sardo o se no impararlo. E questo alla lobby non va. Va tanto poco che è da tempo in fermento per cancellare dal nuovo Piano triennale, pronto da diversi mesi ma ancora lontano dall'aula del Consiglio regionale che deve approvarlo, quanto l'assessore della cultura Milia e l'Osservatorio della lingua hanno stabilito: “usare la lingua sarda in forma veicolare nello svolgimento di attività e discipline previste dai curricula scolastici”. In altre parola, i soldi servono a questo, se no no. Un grande risultato della battaglia che i “lingua-invasati” da molti anni conducono. La lobby sassarese ha non poche entrature nel Consiglio regionale e mi aspetto che faccia valere la sua influenza per smantellare le parti del Piano triennale che sono inevitabilmente destinate a limarle le unghie in cui si impigliano i denari pubblici. Tutto sta nella coerenza dell'assessore della cultura e nel suo convincimento che la strada del sardo veicolare è quella giusta. Un lavorio sotterraneo, lobbystico per l'appunto, si è intanto proposto un primo obiettivo: devitalizzare al massimo s'Ufìtziu regionale de sa limba sarda che ha supportato l'assessore nelle sue scelte. Magari trovando, nelle pieghe della procedura burocratica, il modo di piazzare quanti, meno “lingua-invasati”, siano più sensibili alle esigenze dei lobbisti.

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