Lingue di Tolkien

Creato il 23 febbraio 2014 da Chaneltp @CryCalva
Carissimi lettori e tolkeniani buona Domenica! Vi invito a fumarvi erba pipa e a leggere questo articolo molto interessante! Io non avevo mai pensato di approfondire questo argomento, ma per fortuna ci ha pensato Filippo Grecchi, anche lui amministratore della pagina Facebook Il secondo mondo di Tolkien - La terra di mezzo.
Buona lettura!

LINGUE DI TOLKIEN

Creare un mondo è un'impresa. Devi inventarti continenti, regioni, città, nazioni, re, regine, razze, storie,
racconti, miti, leggende, palazzi, castelli, torri e ponti.
Ma le lingue? Finché si tratta di Storia e Geografia siamo capaci tutti. Per le razze ti attieni a quelle classiche,
inventate da altri prima di te, al massimo aggiungi qualche piccola modifica.
Ma le lingue? Creare un'intera lingua non è cosa da poco! Se in più ci aggiungi un alfabeto nuovo, diventa
ancora più complesso. Maiuscole, minuscole, punteggiatura, verbi, aggettivi, casi, coniugazioni, eccezioni,
congiunzioni e avverbi. Poi devi pensare anche alla musicalità, pensare all'evoluzione della lingua durante la
storia della razza che la parla; razza che hai appena inventato. Ti passa quasi la voglia!
John Ronald Reuel Tolkien ne ha inventate parecchie. Per lui era un hobby, un vizio segreto (“Il medioevo e il fantastico” - Bompiani), un gioco. Iniziò già da bambino, quando l'idea di Arda era ancora prigioniera nella sua mente. Varie furono le lingue che lo ispirarono per le sue creazioni, tra le quali il gallese, il suomi, il greco e l'italiano.
Nel mondo di Arda diede voce agli Ainur (Valarin e Linguaggio Nero), Uomini (Adûnaico. Rohirric, ...), Nani (Khuzdul), Ent (Nuovo e Vecchio Entese) ed Elfi.
Le lingue elfiche sono di sicuro le più conosciute e complete, in particolar modo il Quenya (Alto Elfico) e il
Sindarin (Grigio Elfico).
Compaiono entrambe sia nei film di Peter Jackson che nei vari libri scritti da Tolkien, tanto nelle opere classiche che in quelle pubblicate postume.
Il Quenya, durante la Terza Era, è considerato una sorta di “latino”; non viene parlato dagli elfi della Terra di
Mezzo, se non in cerimonie o in opere scritte. Viene parlato in Aman, nel regno di Valinor, dagli Elfi Noldor e Vanyar.
Il più celebre brano in Quenya è il “Lamento di Galadriel”, cantato dalla Dama di Lothlórien mentre la Compagnia dell'Anello lasciava il suo regno sulle acque dell'Anduin.

Esiste una registrazione del Professore che recita questo pezzo: http://youtu.be/dUAlX0dibMo
Un'altra frase famosa la rivolge Frodo all'elfo Gildor Inglorion: « Elen síla lúmenn'omentielvo » (Una stella
brilla sull'ora del nostro incontro), purtroppo omessa nel film in quanto gli Hobbit non si soffermano a parlare
con gli elfi che incontrano nei boschi.
Il canto di Aragorn durante la sua incoronazione a Re sono le parole che Elendil pronunciò quando giunse sulla Terra di Mezzo dopo la Caduta di Númenor « Et Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' Ambar-metta! » (Giungo dal Grande Mare nella Terra di mezzo. Sarà questa la mia dimora, e quella dei miei eredi, sino alla fine del mondo! )
Tolkien ha inoltre tradotto in Quenya anche le preghiere cristiane del Padre Nostro e dell'Ave Maria.
In seguito all'Oscuramento di Valinor da parte di Melkor, Fëanor guida la fuga dei Noldor verso la Terra di
Mezzo combattendo contro gli elfi Teleri di Alqualondë, uccidendoli e rubando loro le navi necessarie alla
traversata del mare. Quando la notizia di questo fratricidio giunse alle orecchie di Elu Thingol, Re dei Sindar
nel Doriath, inveì contro i Noldor e proibì l'utilizzo della lingua da loro parlata, il Quenya:
« Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente. »
Fu questo bando uno dei motivi principali che favorì la diffusione del Sindarin tra tutte le genti della Terra di
Mezzo e di Númenor, sebbene il nome dei Re dell'Ovesturia fosse in Quenya (es. Tar-Minyatur è il nome
Quenya di Re Elros).
Il Sindarin, dunque, è la lingua parlata dagli elfi Sindar, ovvero quella parte dei Teleri che partì per il lungo
viaggio verso Aman, ma che in Aman non arrivò mai, fermandosi nel Beleriand.
Curiosamente, il termine Sindar non è una parola della lingua Sindarin, ma bensì è una parola Quenya, creata dai Noldor tornati nella Terra di Mezzo in seguito all'esilio.
In Telerin comune (la lingua da cui derivarono il Telerin di Valinor e il Sindarin) questo popolo si chiamava Lindar, ma i Lindar si riferivano a loro stessi chiamandosi semplicemente Edhil, Elfi (edhel al singolare).

Il Cancello di Moria che la Compagnia dell'Anello attraversa ha sopra incisa una frase in Sindarin, scritta
utilizzando le Tengwar di Feanor nel modo tipico del Beleriand. La scritta recita « Ennyn Durin Aran Moria: pedo mellon a minno. Im Narvi hain echant: Celebrimbor o Eregion teithant i thiw hin. » (Le Porte di Durin, Signore di Moria. Dite, amici, ed entrate. Io, Narvi, le feci. Celebrimbor dell'Agrifogliere tracciò questi segni.)
Una delle invocazioni usate da Gandalf per aprire il Cancello è anch'essa in Sindarin: « Annon edhellen, edro hi ammen! Fennas nogothrim, lasto beth lammen! » (Porta Elfica apriti ora per noi; ingresso del Popolo dei Nani ascolta le parole della mia lingua).
Il Sindarin è la lingua comunemente parlata nella Terza Era da tutti gli elfi, compresi quelli di origine Noldor, ad esempio Galadriel.
Per scrivere il Sindarin si utilizzano le Tengwar, lettere inventate da Fëanor usate per scrivere anche in molti
altri linguaggi, Quenya compreso. L'evoluzione dell'utilizzo delle Tengwar è complesso tanto quanto
l'evoluzione delle lingue che con esse si rappresentano.
Durante la Terza Era esistono sostanzialmente quattro utilizzi differenti delle Tengwar: due per scrivere in
Sindarin (Il Modo del Beleriand, usato a Gran Burrone e per l'inscrizione sul Cancello di Moria, e il Modo di Gondor, in utilizzo presso il regno degli Uomini), uno per il Quenya e uno per il Linguaggio Nero.
Il Linguaggio Nero deriva dal Valarin, la lingua parlata in Valinor dagli Ainur.
Essendo Melkor un Vala, e il suo successore Sauron in Maia è comprensibile perché si siano rifatti alla lingua
originaria. Non vi sono molti testi in questa lingua, anche perché ne esistono diverse versioni. In questa lingua
è stata scritta la celeberrima incisione sull'Unico Anello:
« Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul, Ash nazg thrakatulûk agh burzum-ishi krimpatul »
« Un anello per domarli, un anello per trovarli, Un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. »

La magnificenza e la grandezza del lavoro di Tolkien non può che lasciare stupefatti coloro che si appassionano alle lingue da lui create. Il Professore affermò che « Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro [Il Signore degli Anelli, nda] è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero »
In quest'ottica può sembrare che Il Signore degli Anelli, e forse tutte le opere di Tolkien sul fantastico mondo
di Arda, siano state create semplicemente per potergli permettere di dare una vita e una collocazione alle
lingue da lui create.
Un amore per lingue talmente ampio da creare un universo che rimarrà nella storia.
Filippo Grecchi ~ Lórien



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