Credi di sentirti fiero e contento e di poterti fare il figo perché puoi dire di saper parlare quasi quattro lingue (ok, una di queste forse un po' a spizzichi e bocconi, imparata non su banchi di scuola o tra le aule dell'università ma girovagando fra una festa e l'altra, un botellòn qui e l'altro là e, più in generale, seguendo semplicemente l'intuito, l'"orecchio", e l'alcool), e poi esci e conosci gente che parla correntemente sei lingue e che ne sta imparando una settima, persone che camminano come se avessero una freccia modello WordArt di colore giallo/blu che aleggia sulla loro testa ed un cartello che recita:
"Unione Europea? Mi vedi? Sono la persona giusta per te! So parlare sette lingue, sono bravo e sono figo!".
Nello stesso momento, qualche alto funzionario dalla calotta cranica in avanzata fase di sviluppo, ma dal cuoio capelluto di un corvino brillante, lo sta osservando col binocolo dal 35° piano del grattacielo della BCE sorseggiando un calice di Riesling e, dopo aver premuto un tasto sull'iPhone 5 in dotazione nel suo modesto ufficio personale di 100 mq, dice allo sguattero precipitatosi in fretta e furia da lui:
"Mi dia quello lì, quello che cammina con la ventiquattr'ore nel quartiere a luci rosse. Lo desidererei giovane e con almeno 6 lingue, se possibile".
"Giovane, di talento, bello grasso, è arrivato giusto l'altro ieri col volo Ryanair. 7 lingue, che faccio, lascio?"
"Lasci pure, al limite lo mando giù a parlare con gli Indignados. Sono tempi di crisi, sa..."
LuciusDay