Il caldo afoso di questi giorni mi ha fatto sentire la mancanza del mio mare, della mia isola e del fresco venticello che soffia apprendo le finestre della casa dei miei. Alzarsi la mattina molto presto, quando tutti ancora dormono, prendere il caffè in balcone con lo scintillare del sole sull’azzurro mare, la Calabria di fronte e tante piccole cose che chi come me ha sempre vissuto in Sicilia da per scontate alzandosi al mattino, e ora trovandomi a più di 1000km di distanza annuso tra i miei ricordi.
Dove vivo ora c’è un balcone, stretto e lungo, molto carino, pieno di piante, ma non da sul mare, ci passo spesso le ore della giornata più fresche perché il sole batte incessantemente per quasi tutto il giorno. Non è del tutto un male, crescono benissimo le verdure: pomodori, spinaci, fragole, insalata e in inverno quando fuori fa freddo la casa resta cmq calda e accogliente. Ma non è il balcone che da sul mio amato mare.
Sono in questi momenti che non vedi l’ora di tornare alle origini; non sono i posti alla moda, ne le vie del centro o i monumenti ma quel posto dove la libertà è togliere le scarpe, i calzini e infilarti con il pantaloni arrotolati alle ginocchia in acqua, in quell’acqua fresca, pulita, scintillante, dove puoi guardare i pesci che ti vengono a mangiare intorno. I ricordi di infanzia iniziano ad affiorarti velocissimevolemente tanto da non riuscire a catturarli tutti, il rumore delle onde copre tutto il resto e tu ti senti come in una nuvola di ovatta, lontano da tutto, lontano da mille pensieri, lontano dalle persone: solo tu e il mare in silenzio ad ascoltare ogni respiro che si emana.
Ed ecco che nascono i piatti terroni, come le chiama G., quando la nostalgia di casa si fà forte allora inizia a cucinare quello che nonno A. avrebbe cucinato aprendo la dispensa in un giorno come tanti, piatti senza pretese ma carichi di sapore, di quel sapore della mia isola, che porto giorno dopo giorno nel mio cuore.
Per essere un sugo terrone come vuole la tradizione, non resta che tostate un pò di pane grattugiato se lo fate in casa è ancora più buono e cospargere la superficie donando al tutto il piatto un magico sapore e una croccantezza che difficilmente si può scordare, e che facilmente ti possono indicare le origini di una persona.
380g linguine ruvide di grano duro
8 alici sott’olio
4 pomodori secchi o sott’olio
1 cucchiaino capperi sotto sale o sott’olio
1 spicchio d’aglio italiano
1/2 cucchiaino semi di finocchio
1/4 peperoncino rosso
1/2 latta polpa di pelati
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
sale marino iodato grosso
olio evo
- Preparare il sugo
-Se usate pomodori secchi e capperi sotto sale:
Mettete a bagno in acqua tiepida per circa 30 minuti i pomodori secchi cosi da farli rinvenire. Asciugateli leggermente e tritateli con un coltello affilato. Lavate i capperi dal loro sale di conservazione e asciugateli con un panno da cucina.
Pestate leggermente i semi di finocchio nel mortaio e teneteli da parte. Pelate l’aglio e tagliatelo a pezzetti o usate un premi aglio se non amate trovarlo nel piatto.
In una capiente padella rosolate l’aglio, il peperoncino e i semi di finocchio, quando questi rilasceranno il loro profumo, spostate la padella dalla fiamma e unite le alici, aspettate che queste si sciolgano leggermene nell’olio senza bruciare.
- Preparare la pasta
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata per il tempo necessario. Scolatela al dente e mantecatela con il sugo a fuoco vivo, se occorre aggiungete poca acqua di cottura della pasta.
Servitela calda decorando con i pomodori secchi o con i semini di finocchietto e se gradite una spolverata di pangrattato fine tostato.