Lisbona e una valigia piena di domande.

Creato il 05 maggio 2015 da Martinaway @MartinawayTB

Ci sono città che ti invadono il cuore senza troppi convenevoli, ci entrano e non ne escono più. Poi ci sono città che, nonostante tutto, non riescono a farsi amare perché hanno quel qualcosa di indefinito che fa sempre storcere il naso. Infine ci sono quelle che travolgono i sensi, creando un po' di confusione e qualche dubbio, quelle che riesci ad apprezzare solo dopo aver riordinato le idee, dopo aver disfatto la valigia.

Per me Lisbona rientra nell'ultimo gruppo: l'ho calpestata per tre giorni scarsi, mi sono immersa nei suoi sapori e mi sono fatta accompagnare dai suoi suoni mentre mi spostavo da una parte all'altra della città. L'ho guardata, ma non l'ho mai davvero vista perché spesso gli occhi non sapevano su cosa soffermarsi. Lisbona è così piena di vita che ti travolge senza che tu possa accorgertene e poi, una volta a casa, ti ritrovi stravolto.

Riguardando le foto ho scoperto angoli che gli occhi non avevano colto, ho riordinato le idee e la confusione si è diradata, lasciando il posto ad un unico pensiero: Lisbona è bella. Nonostante tutto. Nonostante i palazzi con le facciate rovinate, gli splendidi azulejos frantumati, i terrazzini abbandonati. Nonostante le facce poco raccomandabili che provano a venderti l'impossibile lungo Rua Augusta, i senzatetto che vagano e si addormentano dove possono, i turisti che si accalcano e si fermano improvvisamente in mezzo alla strada.

Lisbona ha mille volti, che non si trasformano mai in maschere, ma poi, vista dall'alto ne ha solo uno: quello della città porto che accoglie. Lisbona è calda con le sue pareti bianche e i tetti rossi, è un labirinto di vicoli, un continuo alternarsi di salite e discese che mettono le gambe alla prova, senza mai farlo con cattiveria.

L'ho esplorata soprattutto a piedi, concedendomi una pausa per raggiungere il quartiere di Belém e il moderno Parque das Nações, così diversi e distanti dalla città da sembrare quasi realtà del tutto estranee. Ho cercato di imparare un po' di portoghese, di evitare i musei per riuscire a scoprire la vera anima della città, anche se quelle poche ore non sono comunque bastate per farlo davvero.

Una cosa però l'ho capita: Lisbona non si sforza di piacere, si mostra così com'è, con i suoi pregi e difetti, poi sta a noi notare gli uni o gli altri e a lei la nostra scelta pare importare poco. Sembra, e forse è, una di quelle città spontanee, un po' malinconiche forse, perché il loro passato è così grande che il presente sembra non esserne degno. Eppure è felice, nonostante tutto, perché è in piedi dopo un terremoto che l'ha quasi rasa al suolo, perché ancora respira e tra le sue vie scorre una vita che in altri luoghi non c'è.

Lisbona mi ha lasciato tanti dubbi e poche certezze, forse perché confonde con quei piccoli dettagli che ti catapultano direttamente al di là del Mediterraneo, ma credo sia questo il bello dei viaggi: partire con un paio di curiosità e tornare con una valigia piena di domande. Questa città di domande ne regala tante ed è anche questo che la rende quella che è, che la riempie di quella bellezza che cogli solo dopo aver ripreso fiato.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :