La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. "Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L'uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa."
A captivating first novel of love and madness, Hallucinating Foucault tells of a devoted reader's quest to find and liberate Paul Michel, enfant terrible of French Letters, who is schizophrenic and incarerated in an asylum. As its builds towards a startling conclusion, the novel unravels and probes the intriguing connections between writer Paul Michel and philosopher Michel Foucault, and the elusive bond that exists between writer and reader.
1918, the closing months of the war. Army psychiatrist William Rivers is increasingly concerned for the men who have been in his care - particularly Billy Prior, who is about to return to combat in France with young poet Wilfred Owen. As Rivers tries to make sense of what, if anything, he has done to help these injured men, Prior and Owen await the final battles in a war that has decimated a generation...
The Ghost Road is the Booker Prize-winning account of the devastating final months of the First World War.
Dealing with the themes of alienation and estrangement, this collection of stories reflects the impressions the author absorbed during her childhood and youth in the Indies. Describing the Indonesian landscpe, the stories evoke images of the country and its people.
In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l'intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Il Canada e gli Stati Uniti sono una sola supernazione chiamata ONAN, il Quebec insegue l'indipendenza attraverso il terrorismo, ci si droga per non morire, di noia e disperazione. E un film perduto e misterioso, "Infinite jest", dello scomparso regista James Incandenza, potrebbe diventare un'arma di distruzione di massa...
The Clay Machine-Gun is a nightmarish fantasy about identity, crime and Russian history. The action cuts deliriously between present-day Moscow and 1919, the era of the Civil War, in which the narrator finds himself serving as a commissar in the division of the legendary commander Vasily Chapaev, and his formidable machine-gunner sidekick, Anna. Hailed as the greatest Russian novel of the post-Soviet era, The Clay Machine-Gun confirmed Victor Pelevin's status as one of the brightest stars in the Russian literary firmament.
Nel 1843 il Canada è sconvolto da un atroce fatto di cronaca nera: l'omicidio del ricco possidente Thomas Kinnear e della sua amante, la governante Nancy Montgomery. Imputata insieme a un altro servo, la sedicenne Grace Marks viene spedita in carcere e, sospettata di insanità mentale, in manicomio. A lungo oggetto dei giudizi contrastanti dell'opinione pubblica - propensa a vedere in lei ora una santa, ora una carnefice -la protagonista di questo romanzo può finalmente raccontare la propria vita al giovane dottore Simon Jordan. Convinto di mettere le proprie conoscenze al servizio della verità sul caso, e al tempo stesso contribuire al progresso della scienza psicologica, Jordan non potrà fare a meno di restare ammaliato da questa personalità complessa e inafferrabile. Il dialogo che si instaura tra i due si trasforma nel ritratto psicologico di una persona due volte vittima del sistema sociale - in quanto povera e in quanto donna - e assurge a denuncia delle enormi contraddizioni di una società maschilista e tormentata da conflitti interni perché incapace di accettare l'"altro".
Il libro, la riedizione di "Rave girl", racconta la storia di Morvern Callar, 21 anni, una vita, trascorsa in un villaggio delle Highlands scozzesi, fatta di giorni tutti uguali. Poi, una mattina scopre il corpo esanime del suo uomo riverso sul pavimento. Ma per Morvern quella morte improvvisa non sarà altro che la via verso una nuova libertà, l'inizio di una fuga lontano dalle tempestose scogliere scozzesi verso un entroterra di acque dolci, di fiumi e dighe, e ancora verso le spiaggie infuocate dell'Europa del sud. Un viaggio senza vincoli né confini, scandito dalla musica, all'insegna di un erotismo libero e innocente e del piacere della natura e della scoperta degli altri.
Il Moro è l'unico erede maschio della ricchissima dinastia dei Gama-Zogoiby. Una casata che in India ha, da sempre, il monopolio del commercio delle spezie. E, da sempre, è segnata dal carattere forte delle sue donne. Il Moro lo sa fin troppo bene, lo ha sperimentato da quando Aurora, sua madre, l'ha costretto all'esilio. Aurora che, nei suoi imperscrutabili furori, svela attraverso magici dipinti i segreti della sua famiglia e del suo tempo, di un mondo che sta per sparire. Il racconto del Moro è quasi un testamento. È l'ultimo inno a una famiglia che non sa amare i suoi figli senza distruggerli, e a un paese che non sa amare il suo popolo senza soffocarlo.
"Lui era il dimenticato burattinaio Mickey Sabbath, un uomo piccolo e tarchiato con la barba bianca e irritanti occhi verdi e dita tormentate dall'artrite deformante": questa la presentazione che Philip Roth fa di un eroe che di eroico ha ben poco. Un uomo brutto e anziano che ha perso le sue buone occasioni per sfondare nella vita: potrebbe essere un fallito, insomma. Ma Sabbath non lo è affatto: a sessantaquattro anni, coltiva da più di un decennio un legame "di stupefacente impudicizia e altrettanto stupefacente riservatezza" con una donna slava che tradisce regolarmente; ha fondato il Teatro degli Innocenti, attirandosi critiche e antipatie e ha speso ogni sua energia nel tentativo di costruirsi una vita libera. O almeno così crede.
"Pellegrinaggio in Inghilterra" recita il sottotitolo. E di un viaggio solitario si tratta, d'estate e per lo più a piedi, nel Suffolk, dove Sebald visse sino all'ultimo: in uno spazio delimitato da mare, colline e qualche città costiera, attraverso grandi proprietà terriere in decadenza, ai margini dei campi di volo dai quali si alzavano i caccia britannici per bombardare la Germania. Viandante saturnino ("Nato sotto il segno del freddo pianeta Saturno" dice di sé nel poemetto Secondo natura), Sebald ci racconta - lungo dieci stazioni di un itinerario che è anche una via di fuga - gli incontri con interlocutori bizzarri, amici, oggetti che evocano le fasi di quella "storia naturale della distruzione" che scandisce il cammino umano e il susseguirsi degli eventi naturali. E ci racconta storie di altri vagabondaggi ed emigrazioni, di cui la sua vicenda personale è estrema eco: quelli di Michael Hamburger, poeta e traduttore di Hòlderlin, profugo anche lui dalla Germania; di Joseph Conrad, che nel Congo conosce la malinconia dell'emigrato e l'orrore per le tragedie del paese di tenebra; di Chateaubriand, esule in Inghilterra; di Edward Fitz-Gerald, eccentrico interprete della lirica persiana, che a bordo della sua piccola imbarcazione trascorre ore in coperta, con in dosso marsina e cilindro e un lungo, svolazzante boa di piume bianche intorno al collo. Pellegrinaggio e insieme labirinto, nella miglior tradizione sebaldiana.
1975: Indira Gandhi ha appena decretato lo "stato d'emergenza". Gli oppositori riempiono le prigioni, la popolazione affamata è preda di una campagna di sterilizzazione più o meno forzata. A Bombay la miseria dorme sui marciapiedi, nelle fogne a cielo aperto. I quattro protagonisti, Dina, Maneck, Ishvar e suo nipote Om, degli intoccabili, devono affrontare una società difficile, in cui domina la corruzione, la violenza e il fanatismo religioso. Il romanzo diviene un requiem per un continente perduto, che celebra la capacità di resistenza e di coraggio dell'animo umano e, al tempo stesso, profetizza la fine di quel mondo di cui Kipling aveva cantato la magia.
Love’s Work is at once a memoir and a book of philosophy. Written by the English philosopher Gillian Rose as she was dying of cancer, it is a book about both the fallibility and endurance of love, love that becomes real and endures through an ongoing reckoning with its own limitations. Rose looks back on her childhood, the complications of her parents’ divorce and her dyslexia, and her deep and divided feelings about what it means to be Jewish. She tells the stories of several friends also laboring under the sentence of death. From the sometimes conflicting vantage points of her own and her friends’ tales, she seeks to work out (seeks, because the work can never be complete—to be alive means to be incomplete) a distinctive outlook on life, one that will do justice to our yearning both for autonomy and for connection to others. With droll self knowledge (“I am highly qualified in unhappy love affairs,” Rose writes, “My earliest unhappy love affair was with Roy Rogers”) and with unsettling wisdom (“To live, to love, is to be failed”), Rose has written a beautiful, tender, tough, and intricately wrought survival kit packed with necessary but unanswerable questions.
A woman attemps to piece together the fragments of a past, unresolved relationship. With compassion, wit and what appears to be candour, she seeks to reveal herself and her past. But we begin to suspect that given the vagaries of memory, any tale retrieved from the past must be a fiction.
Articolo di Sakura87