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Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#901 - 920)

Creato il 07 aprile 2014 da La Stamberga Dei Lettori

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.


Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#901 - 920)

901. Il segreto della signora in nero - Anne Brontë (1848)

L’affittuaria del titolo è Helen Huntingdon, che, sotto il nome di signora Graham, arriva in una vecchia, abbandonata villetta elisabettiana; causa i pettegolezzi e le voci che si diffondono in villaggio. Essa suscita l’interesse di Gilbert Markham, un agricoltore locale …
Gilbert Markham è occupato nel corteggiamento della bella reclusa Helen Graham… Ci sono diversi incontri accidentali, poche passeggiate lungo le scogliere e Gilbert è innamorato… Helen giura che non potranno mai stare insieme, perché ha un terribile segreto… Ci sono le voci su Helen… che è piombata dal cielo (cioè, non si sa da dove; non si sa niente del suo passato) in un villaggio vittoriano che è; dove tutti conoscono tutti, sanno tutto degli altri… Indiscrezione? Può essere! Gilbert ritiene che non è il motivo per respingerlo e Helen gli dà il suo diario (!). Siamo improvvisamente tornati indietro nel tempo (non si sa preciso quanto) e arriviamo a questo orribile, Grande Segreto di Helen.


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902. Cime tempestose - Emily Brontë (1847)

Heathcliff, figlio di ignoti, è stato allevato da Earnshaw. Alla sua morte, il figlio Hindley tormenta Heathcliff che trova conforto in Catherine, sorella di Hindley, di cui si innamora. Rifiutato dalla ragazza, fugge. Tornato dopo tre anni, trova Catherine sposata a Edgar Linton di cui sposa la sorella che, per vendicarsi, maltratta. Catherine intanto muore, tormentata dal rinato amore per Heathcliff, dopo aver avuto una bambina. La rabbia di Heathcliff si scatena anche contro Hareton, il figlio di Hindley, ormai ridotto in suo potere. Heathcliff muore distrutto dal suo stesso odio. Infine la figlia di Catherine, Cathy, e Hareton potranno vivere felicemente insieme. [Le nostre recensioni]


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903. Agnes Grey - Anne Brontë (1847)

Basato in larga misura sulle esperienze personali dell'autrice, il primo romanzo di Anne, la più giovane delle sorelle Brontë, pubblicato nel 1847 con lo pseudonimo di Acton Bell, colpisce per la sicura, armoniosa linearità della narrazione, per il perfetto equilibrio di una struttura in cui nulla - né un episodio, né una battuta di dialogo, né una descrizione - appare superfluo e in cui nulla è incompleto. Protagonista e io narrante della vicenda Agnes, la giovane istruttrice che lascia la casa paterna, spinta, più che dalla necessità economica, dal desiderio di conoscere il mondo e di dar prova di sé, appare una figura di sorprendente modernità nella sua piena consapevolezza, nella implacabile lucidità con cui osserva il mondo che la circonda. Animata da una semplice, umanissima trama d'amore, la vicenda del romanzo è giocata sul contrasto tra il rigore morale, la solida stabilità di Agnes e la vacua instabilità, la corruzione della "buona società" in cui la giovane donna si muove, ritratta con una penetrante, affilata ironia che mette a nudo quello che Anne Brontë definiva " il lato oscuro della natura umana 'rispettabile'". [La nostra recensione]


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904. Jane Eyre - Charlotte Brontë (1847)

"Perché" disse "qualche volta, soprattutto quando mi siete vicina, come ora, ho nei vostri confronti una sensazione strana: mi sembra di avere una corda, sotto le costole, a sinistra, strettamente, inestricabilmente annodata a una corda analoga situata nella stessa zona del vostro corpo esile. E se quel tempestoso tratto di mare e tre, quattrocento chilometri di terra si metteranno con tutta la loro vastità tra noi, ho paura che quella corda che ci unisce verrà spezzata; e allora temo che comincerei a sanguinare internamente. Quanto a voi... mi dimenticherete." [La nostra recensione]


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905. La fiera delle vanità - William M. Thackeray (1847)

Il romanzo ha come titolo completo "Vanity Fair: a novel without a hero", ovvero "La fiera della vanità: un romanzo senza un eroe". La vera protagonista della storia è infatti la società con le sue contraddizioni: apparentemente si esalta la condotta secondo moralità, ma in realtà di ogni cosa si reclama solo l'apparenza e vittorioso è sempre il più furbo, mai il più buono. A rappresentare i due tipi di condotta due personaggi femminili: l'ingenua, pura e ricca Amelia Sedley e l'arrivista, povera e intelligente Becky Sharp. Il filo dell'ipocrisia legherà la scalata sociale della prima all'esistenza inutilmente votata alla rispettabilità della seconda. [La nostra recensione]


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906. Il conte di Montecristo - Alexandre Dumas padre (1844)

Da capolavoro del romanzo popolare a capolavoro del romanzo: la storia della fortuna de "Il conte di Montecristo" si potrebbe condensare nella lenta caduta di un aggettivo. Fin dal suo primo apparire, in quella Francia degli anni Quaranta dell'Ottocento che era il più fervido e convulso laboratorio delle rivoluzioni europee, la storia dell'eroe borghese Edmond Dantès, eponimo della sfortuna e dell'ingiustizia, che si trasforma in spietato giustiziere, fu accolta dalle migliaia di avidi lettori di feuilleton come la più iperbolica incarnazione dello spirito del tempo. Un successo fulmineo, sancito dall'immediato passaggio all'edizione in volume e da un incredibile numero di ristampe e traduzioni. Ma fin da subito, quell'aggettivo, "popolare", suonò, in tutta una parte della critica colta, come una netta discriminazione, se non come una condanna. Al contrario, il "Montecristo" deve oggi essere situato nel posto che merita: all'apice della più felice stagione del romanzo europeo. Condotta sul testo francese meticolosamente stabilito da Claude Schopp, questa edizione comprende, oltre alla prefazione di Schopp, un apparato di note al testo, nonché un dizionario dei personaggi e delle persone storiche e un Indice dei luoghi. [La nostra recensione]


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907. La regina Margot - Alexandre Dumas (1844)

"La storia che Dumas ci narra è spesso pura invenzione; i suoi personaggi sono psicologicamente incerti, e piuttosto improbabili. Ma di tutto questo difficilmente ci si accorge, perché Dumas possiede come pochi altri il dono di catturare il lettore e di immergerlo nella vicenda narrata. Tutto in lui è brio, azione, vita..." (Giorgio Mirandola).


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908. I tre moschettieri - Alexandre Dumas (1844)

Athos, Porthos, Aramis, d'Artagnan, il Cardinale Richelieu, la perfida Milady, la dolce signora Bonacieux, Luigi XIII, Anna d'Austria, il duca di Buckingham, i moschettieri del re e le guardie del cardinale... Duelli, inseguimenti, amori, beffe, "Tutti per uno, uno per tutti". Con questo romanzo Alexandre Dumas ha creato personaggi che resteranno vivi ancora a lungo.


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909. La lettera rubata - Edgar Allan poe (1843)

Parigi, una sera tempestosa. Dupin e il suo amico si godono i piaceri della pipa e della meditazione. Improvvisamente la loro tranquillità è interrotta dall’arrivo del prefetto della polizia parigina che rivela la scomparsa di un importante documento dalla corte reale. Nonostante si sappia l’identità del ladro il documento è introvabile. Le perquisizioni della polizia si sono rivelate un fiasco totale. Un caso così semplice in realtà sta creando enormi grattacapi al capo della polizia, al quale è stata promessa una lauta ricompensa in cambio del ritrovamento del documento. L’astuzia di Dupin toglierà dai pasticci il prefetto, insegnandoci che molte volte la soluzione dei problemi sta proprio sotto il nostro naso. La lettera rubata è stata scritta de Edgar Allan Poe per la rivista The Chamber’s Journal nel 1845.


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910. Martin Chuzzlewit - Charles Dickens (1844)

"Voi sapete con altrettanta sicurezza di me, che io giudico il "Chuzzlewit" la mia opera senza confronti migliore, sotto infiniti aspetti. Che io sono cosciente delle mie forze come mai prima d'ora. Che io so che, se la salute mi assisterà, potrò conservare il mio posto nell'animo degli uomini pensanti, anche se cinquanta romanzieri cominciassero a scrivere domani stesso." (Charles Dickens a John Forster).


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911. Il pozzo e il pendolo - Edgar Allan Poe (1843)

Condannato a morte dall'Inquisizione, un prigioniero si risveglia in una cella buia del carcere di Toledo. Per riuscire a salvarsi, sarà costretto ad affrontare supplizi sempre più crudeli e sofisticati.


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912. Illusioni perdute - Honoré de Balzac (1843)

Illusioni perdute è un ciclo di tre romanzi che hanno per protagonista un giovane provinciale, ambizioso, costretto a scontrarsi con le difficoltà dell'autoaffermazione. Fragile testimone del suo tempo, senza alcuna volontà di affrontarlo veramente, ha un animo nobile incapace di dedicarsi all'arte della sopraffazione: le sue illusioni sono destinate a infrangersi contro la spietata società parigina. Tra autobiografia e indagine sociologica, filosofia e analisi delle passioni, realismo e immaginazione visionaria, Balzac affronta un tema intimamente legato alla propria esperienza diretta, al proprio difficile rapporto con la realtà della società borghese: il tema delle "illusioni perdute", destinato ad assumere nelle opere successive toni sempre più amari.


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913. Canto di Natale - Charles Dickens (1843)

Ebenezer Scrooge, arido e spilorcio finanziere londinese, odia il Natale. Lo considera - anzi - tempo perso, e un ostacolo al proprio arricchimento. Ma la notte della Vigilia, dopo una giornata passata alla scrivania senza nulla concedere all'atmosfera festosa che lo circonda, riceve la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Nel corso di un fantastico viaggio che farà rivivere a Scrooge tutte le tappe della propria vita e intravedere un ben misero futuro, gli spiriti riusciranno ad aprire i suoi occhi a sentimenti di generosità e amore. Il Canto di Natale non è però solo una favola a lieto fine. È anche uno degli esempi meglio riusciti di critica sociale di Dickens, oltre che una delle più famose e commoventi storie sul Natale.


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914. Le anime morte - Nikolaj Gogol' (1842)

Anime morte racconta delle avventure di un piccolo possidente di nome Pavel Ivanovic Cicikov che vaga per la provincia russa in cerca di servi della gleba. Per arricchirsi con le terre nel governatorato di N. ha infatti bisogno di avere, almeno sulla carta, un certo numero di contadini, ed è per questo che escogita il trucco delle "anime morte". Lasciato il suo lavoro da impiegato, si aggira per le campagne rovinate da carestia e colera a comperare a poco prezzo i contadini morti dopo l'ultimo censimento che quindi risultano vivi per le istituzioni e per i quali vengono ancora pagate le tasse. Diventa così proprietario di moltissimi servi, che sono un grosso capitale da ipotecare, grazie alla disponibilità di piccoli e grandi proprietari terrieri o di quei notabili cittadini che incontra sul suo cammino, molti dei quali restano immortalati assieme a lui come indimenticabili figure della letteratura. Questo romanzo, concepito sul modello della Commedia dantesca come un grande poema sulla Russia, ha una prima parte, pubblicata, che mescolando rappresentazione realistica e registro grottesco svela i difetti e i vizi del popolo russo, una seconda, edita in maniera incompleta, che mostra una possibile redenzione, e una terza parte, distrutta da Gogol', che avrebbe dovuto esaltare i valori spirituali, e le doti e le ricchezze morali dei connazionali. Rimane il quadro satirico di una patetica e sonnolenta società, dominata da piccoli impostori, che vive di sotterfugi e inganni. Il capolavoro di Gogol'.


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915. La Certosa di Parma - Stendhal (1839)

Protagonista è il giovane nobiluomo milanese Fabrizio del Dongo. Suo padre è un soldato napoleonico, sua madre una nobildonna milanese. Fabrizio cresce vivace e sano nel castello di Grianta, viene educato in un collegio di gesuiti a Milano, e il suo interesse si concentra sulle gesta eroiche dei suoi antenati. Circondato dalle attenzioni della madre e della zia, attira su di sé la gelosia del fratello Ascanio.
Ammiratore di Napoleone, decide di combattere nel suo esercito in Belgio all’insaputa del padre, conservatore e filo-austriaco. Al suo arrivo i soldati francesi lo scambiano per una spia e lo arrestano. Riuscito a fuggire, cerca un altro battaglione napoleonico cui unirsi, ma le delusioni si sommano una dopo l’altra. Alla fine riuscirà a unirsi all’esercito e si troverà spettatore confuso, impaurito e deluso della famosa battaglia di Waterloo.
Sconfitto Napoleone, Fabrizio si trova a girovagare senza meta. A Parigi scopre che deve far ritorno in Italia ma anche che Ascanio lo ha denunciato accusandolo di essere una spia napoleonica. Ricercato dalla polizia, dopo mille peripezie Fabrizio riesce a tornare al castello di Grianta, ma è costretto a fuggire di nuovo, fino a quando la zia, la duchessa di Sanseverina, segretamente innamorata di lui, non lo prende sotto la sua ala protettiva facendogli ottenere l’immunità. A Fabrizio viene consigliato di farsi monsignore, e dopo aver ricevuto la nomina raggiunge la zia alla corte del principato di Parma. Ma anche qui Fabrizio è vittima di raggiri, finisce in prigione e sarà condannato a morte. Proprio in prigione trova finalmente l’amore, Clelia Conti, figlia del governatore del carcere. Riuscito a fuggire grazie all’aiuto della zia, Fabrizio ha un figlio da Clelia. [La nostra recensione]


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916. Il crollo della casa degli Usher [inserito tra altri racconti] - Edgar Allan Poe (1839)

La fortuna e la fama di Edgar Allan Poe sono affidate ai suoi Racconti, che spaziano nei diversi generi del terrore, del mistero, in quel "metafisico", poliziesco, gotico o fantastico. Sono compresi in questa raccolta alcuni dei suoi capolavori.


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917. Le avventure di Nicholas Nickleby - Charles Dickens (1839)

Le avventure di Nicholas Nickleby è il terzo romanzo di Charles Dickens, pubblicato originariamente in capitoli sul settimanale edito da Chapman and Hall tra l'aprile del 1838 e l'ottobre del 1839. Il giovane Nicholas Nickleby si trova, in giovane età, a dover sostenere la sua famiglia, dopo la perdita del padre. La famiglia, trasferitasi nella caotica Londra del XIX secolo, cerca appoggio nella figura del fratello del defunto, Ralph Nickleby, che si rivelerà ben presto nella sua natura perfida ed egoistica. Fondendo drammaticità, spunti critici, satira e avventura, Dickens costruisce una trama ricca di fascino, con personaggi psicologicamente intensi e con ambientazioni ricche di particolari di quell'epoca ricca di contrasti che fu l'età vittoriana.


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918. Oliver Twist - Charles Dickens (1839)

In Oliver Twist Dickens dà veste immaginativa alla sua dura infanzia di “orfano” e di operaio nella turbolenta Londra dei primi decenni del XIX secolo e la trascende in una dimensione più universale. Perciò, come dato strutturale profondo, troviamo la semplicità e la potenza della lotta dell’Innocenza contro il Male; e l’ottica infantile che sottopone a radicale critica l’incomprensibile mondo adulto. Oliver però è anche lo strumento per esplorare un mondo storico quanto mai problematico, di cui abbiamo intensissime e quasi visionarie immagini tanto nei primi capitoli, in cui è satiricamente rappresentato il concreto e inumano funzionamento delle “workhouse” (sorta di ospizi e case di lavoro per poveri e disoccupati), quanto nella parte centrale, e conclusiva, dove percorriamo una Londra terribile: la metropoli non del progresso borghese ma del crimine e della degradazione. Oliver Twist – conosciuto a volte attraverso le versioni ridotte per ragazzi – va riscoperto nella integrità di testo letterario, come lo ha riscoperto il cinema nella versione di Polanski, ultimo dei grandi maestri, tra cui Eisenstein e Lean, che ne sono stati conquistati.
«Sebbene io non intenda affatto sostenere che nascere in un ospizio costituisca di per sé la più fortunata e invidiabile circostanza che possa capitare ad un essere umano, affermo però che in questa particolare circostanza nulla di meglio sarebbe potuto capitare al giovane Oliver Twist.»


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919. Il naso - Nikolaj Gogol' (1836)

L'assessore collegiale Kovaliòv, una mattina qualunque, si guarda allo specchio e scopre di aver perso il suo naso. Questo avvenimento condiziona tutta la sua vita pubblica e privata, gettandola nel più tetro sconforto. Nel frattempo il naso cercherà di condurre una vita autonoma, ma alla fine tornerà sul viso del legittimo proprietario.


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920. Papà Goriot - Honoré de Balzac (1834)

A Parigi, nella pensione di Mme Vauquer abitano Eugène de Rastignac, uno studente povero ma ambizioso, Vautrin, che si saprà essere un forzato evaso, e Goriot, un vecchio che sembra roso da una pena segreta. A poco a poco Eugène scopre il segreto di Goriot: si è rovinato per assicurare una vita agiata alle sue due figlie Anastasie e Delphine che, sposate a due nobili, vedono il padre solo per estorcergli i pochi soldi rimasti. Durante un furioso litigio tra le figlie alla presenza del padre, questi ha un attacco di apoplessia. Nell'agonia, in preda al delirio, Goriot crede che le figlie, che sono a un ballo, siano presenti e muore benedicendole. Eugène sarà l'unico che seguirà il funerale del vecchio.



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