da Livorno Magazine del 17 settembre 2012
di Patrizia Poli
Giuseppe Bandi
Giuseppe Bandi (1834-1894) è nato a Gavorrano. Il padre è un funzionario del governo granducale e il suo incarico porta la famiglia Bandi a stabilirsi in diverse città della toscana. Bandi diviene segretario della Giovane Italia e per questo motivo è arrestato nel 1857 e poi ancora l’anno successivo per aver favorito dei latitanti mazziniani.
Come tanti suoi coetanei romantici, alterna la poesia all’iniziativa politica. Partecipa alla seconda e poi alla terza guerra d’indipendenza, s’imbarca da Quarto con i mille e viene ferito a Calatafimi, esperienza che riporterà nelle pagine del suo libro più famoso: I mille, da Genova a Capua.
Dopo il 1870, unita ormai l’Italia, lascia l’esercito e si dedica al giornalismo, dirigendo la Gazzetta livornese, quotidiano conservatore. Nel 1877 fonda anche giornale della sera, Il Telegrafo, attuale Il Tirreno, monopolizzando l’informazione cittadina.
Scrive romanzi nel genere storico - guerrazziano che pubblica a puntate nelle appendici dei suoi e degli altri giornali.
2I Mille,da Genova a Capua”, che sarà pubblicato postumo nel 1902 per i tipi di Salani, costituisce la più vivace rievocazione dell’epopea garibaldina, è un libro d’avventure, un resoconto militare romanzato, pieno di eroismo, di violenza, di sangue e lotta, in cui spicca la fascinosa figura dell’eroe dei due mondi.
Ecco l’incipit:
“Vuoi tu, dunque, amico caro, ch’io ti racconti quel che videro i miei occhi ed udirono i miei orecchi nell’avventurosa corsa che facemmo da Genova a Marsala ne’ primi giorni di maggio del 1860, quando saltò in testa a Garibaldi il ticchio di fare quella che parve da principio una gran pazzia, e fu giudicata di poi opera egregia e principalissima tra le sue più belle?”