ll problema non è guardare, è vedere: Boubat
Creato il 02 marzo 2011 da Evaluna
La fotografia di Boubat è essenziale. I soggetti sono ben inquadrati e di solito lo sfondo è sfocato, non c'è niente di superfluo. Lui coglie l'insieme e sfuma i dettagli. Qualcuno potrebbe criticarlo per questo, ma Boubat parla di attimi "benedetti" in cui non si guarda, si vede. Forse perchè "ci vedeva poco", a volte faceva fatica a distinguere i volti degli invitati a una festa,"al punto da sembrare maleducato", gli apparivano sfocati. E allora non restava che ricorrere alla "coup de Foundre", la visione d'insieme.
L'atmosfera di Parigi è cambiata, non potrebbe mai essere la stessa di Doisneau o Cartier-Bresson. Il mondo è stravolto dagli orrori, appena cessati, della seconda guerra mondiale. E la scelta di Boubat è ancora una volta essenziale: scegliere di catturare momenti quotidiani, apparentemente banali, ma che lui riesce a rivestire di magia e poesia. "Ogni foto è come un bacio rubato: ogni bacio è rubato, anche se la ragazza è d'accordo. Così ogni foto è rubata, ma anche un po' d'accordo".L'imprevedibilità dell'attimo è fondamentale, è un "dono" provvidenziale per il fotografo.
E lui guardava il mondo come un bambino appena sveglio, curioso, in grado di apprezzare e allo stesso tempo impreziosire la normalità, rendendola straordinaria,gioiosa. In grado di andare "al di là" dell'idea di partenza del fotografo (nel suo caso, nessun idea ma solo ricerca dell'attimo imprevedibile"), scattando foto che fossero estranee all'idea e anche il fotografo deve "fare un passo indietro", annullarsi nello scatto e quindi superare se stesso. Va contro la filosofia moderna, le tendenze dei media, che vorrebbero un'arte sempre più costruita a tavolino, un artista sempre più dirompente, sempre più incapace di vedere nient'altro che se stesso nelle sue opere, quando una foto dovrebbe essere scattata proprio per raccontare qualcosa in più.
Riporto un passo di una sua intervista rilasciata nel 1986:
"Borges diceva : "È ben misero lo scrittore che mette nei suoi romanzi solo quello che vuol metterci." In ogni foto ci sono diecimila cose in più di quelle che ci vogliamo mettere. È questa l'atmosfera. Ritirarsi è un atto d'umiltà, ma è anche una strategia vantaggiosa, direi quasi scaltra. Ecco! Se non sono capace di fare un passo indietro, mostrerò solo questo povero Boubat, solo questo povero Horvat. E mica vogliamo ridurci ad essere solo un Boubat o un Horvat o un chiunque altro".
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