Lo chiamavano Jeeg Robot

Creato il 11 marzo 2016 da Eva Gatti @avadesordre

Enzo Ceccotti è un ladruncolo che per sfuggire alla polizia cade nel Tevere e sfonda un barile di materiale tossico. Salvatosi per miracolo, Enzo torna a casa a Tor Bella Monaca e scopre che da quel bagno indesiderato ha ottenuto un forza sovrumana che pensa di poter utilizzare per rapinare bancomat ma Alessia, figlia disturbata di un malvivente che abita nello stesso palazzo di Enzo, lo convince poco a poco di essere un supereroe con il compito di salvare l'umanità..

E' sicuramente il debutto più convincente e interessante della stagione quello di Gabriele Mainetti, attore anche di fiction come La Nuova Squadra che in Lo chiamavano Jeeg Robot sa costruire un perfetto film di supereroi all'italiana: siamo al secondo film dopo il buon Il Ragazzo Invisibile di Salvatores e non resta che augurarci che il comics all'italiana diventi un genere fiorente e che ci riempa di soddisfazioni.
Nel ruolo del protagonista c'è il richiamo all'anime degli anni'70, per inciso il mio preferito perchè Hiroshi Shiba si trova costretto a diventare un salvatore dell'umanità, cosa di cui farebbe anche a meno, un po' come Enzo Ceccotti a cui basterebbe sradicare un bancomat ogni tanto con la sua forza sovrumana per soddisfare le proprie esigenze basilari: una dieta di budini alla vaniglia e un maxi schermo su cui vedere gli amati porno.
La vicenda dell'antagonista deriva dai supereroi Marvel: Lo Zingaro è il capo di una batteria che vorrebbe diventare un malavitoso temuto e rispettato, soprattutto conosciuto da tutti perché la fama l'aveva già provata in gioventù quand'era ospite fisso di Buona Domenica. Il vilain riuscirà ad ottenere la forza sovrumana di Jeeg e a quel punto lo scontro tra i due antagonisti si farà frontale, certo gli americani avrebbero tratto almeno due capitoli di una saga da questo intreccio ma il lato ironico del film sta anche in questa capacità di rileggere i topos classici di una saga comics. La follia crudele e demenziale dello Zingaro è perfettamente interpretata da Luca Marinelli, che già mi aveva colpito in Non essere cattivo di Caligari.
Bravissima anche Ilenia Pastorelli nel tenerissimo ruolo di Alessia, ragazza abusata che si è rifugiata in un mondo fantastico costruito intorno al cartone di Jeeg Robot. Con la sua follia riuscirà a far uscire Enzo dalla sua misantropica solitudine e ridargli uno scopo nella vita.
Lo chiamavano Jeeg Robot è un perfetto film di genere che però riesce a parlare del nostro tempo: l'ossessione per i social, la difficoltà di rapportarsi con l'altro sesso e tra tante scene d'azione riesce anche a regalare momenti di pura poesia come il palloncino rosa volato via e fermato dalla gabbia di vetro del centro commerciale.