Lo Hobbit
di J.R.R.Tolkien
John Ronald Reuel Tolkien (3/1/1892 – 2/9/1973), grande studioso di letteratura medievale inglese, insegnò lingua e letteratura anglosassone a Oxford dal 1925 al 1945, poi lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Tra le sue opere ricordiamo: l Silmarillion, Lo Hobbit annotato, Albero e Foglia, Le avventure di Tom Bombadil, Racconti ritrovati, Racconti perduti, Antologia di Tolkien, Mr. Bliss, Lo Hobbit a fumetti, Le lettere di Babbo Natale, La leggenda di Sigurd e Gudrún.
Sito dell’Autore: www.tolkien.co.uk/
Autore: John R.R. Tolkien (Illustratore: A. Lee; Trad. C. Ciuferri e P. Paron)
Edito da: Bompiani (Collana I grandi tascabili)
Prezzo: 11,00 € (ebook 8,99€)
Genere: Narrativa fantasy
Pagine: 417 p.
Voto:
Trama: Pubblicato per la prima volta nel 1937, Lo Hobbit è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo. Protagonisti della vicenda sono, per l’appunto, gli hobbit, piccoli esseri “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell’ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell’impresa, inconsapevole che lungo il cammino s’imbatterà in una strana creatura di nome Gollum. Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana, e le splendide illustrazioni di Alan Lee.
Immaginate un professore intento a correggere i compiti dei suoi allievi.
Si annoia, non riesce a concentrarsi sul suo lavoro. La sua mente scalpita, vuole fuggire in mondi lontani, ma il dovere è dovere. Affilata come una spada, la matita inizia a colpire. Un errore rosso, uno blu… L’uomo solleva lo sguardo dal foglio che ha tra le mani. Mordicchia la matita e si perde nella contemplazione del paesaggio oltre l’alta finestra che gli sta di fronte.
Ha un fascino tutto suo, la campagna inglese, fatto di morbide colline di un verde brillante che cattura gli occhi e il cuore. Potrebbe accadere qualsiasi cosa, in uno scenario come quello. Il professore, distratto, annota una frase nell’angolo del foglio che sta correggendo: “In un buco nella terra viveva uno hobbit”. Lo scrive, anche se in quel momento non sa bene neanche lui cosa sia “uno hobbit”.
Ma è da qui che tutto ebbe inizio.
In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido,
pieno di vermi e intriso di puzza e nemmeno un buco spoglio, arido e secco,
senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo.
A parte il fatto che ritengo questo uno degli incipit più deliziosi e accattivanti della letteratura del Novecento, come si intuisce fin dall’inizio Lo Hobbit è un romanzo che riserva mille sorprese.
Una storia senza tempo, ambientata in un universo fantastico che con poche, delicate pennellate fa intravedere – come in un bozzetto preparatorio – la magia potente che esploderà nell’affresco magnifico del Signore degli Anelli. Abilmente, l’Autore tende una rete fantastica nella quale è difficile non restare impigliati. Come si potrebbe rinunciare, dopo aver letto Lo Hobbit, al lungo viaggio nel vasto mondo creato da Tolkien?
Un romanzo breve, eppure così ricco da ispirare ben tre sceneggiature per portarlo sullo schermo a quello che è uno dei fan più accaniti dell’Inkling Tolkien, ovvero il geniale Peter Jackson (qui e qui le recensioni dei primi due episodi della trilogia cinematografica, colossale e liberamente tratta dal testo).
Lo Hobbit, al contrario del Signore degli Anelli, non è un romanzo “epico”.
Con una narrazione sapiente, il lettore viene introdotto in una specie di lunga favola e in un mondo fantastico, dove conosce gli Hobbit della Contea, né uomini né nani, ma piccole creature “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, tanto generosi e leali da indurre il mago Gandalf (uno dei personaggi più imponenti in tutta l’opera tolkeniana) a sceglierne uno per accompagnare la difficile missione dei nani. Nella meravigliosa Terra di Mezzo ci sono mostri, creature fantastiche e razze leggendarie e non è difficile trovare gli ingredienti per una magica ricetta: un hobbit, un mago, un gruppo di nani, orchi, lupi, un drago, un tesoro…
Tolkien mescola sapientemente questi elementi, aggiunge un pizzico di avventura, ironia q.b. e ci regala una storia dal sapore magico che parla di amicizia, lealtà e di grandi valori nascosti in piccole cose:
In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese.
Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati.
Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei
tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto.
Lo stile non è ancora quello aulico e complesso del corposo seguito; qui le parole sono semplici e scorrono in modo fluido, senza la pretesa di impartire insegnamenti ma seminando comunque tra le righe molti spunti di riflessione.
Troviamo in questo libro molti dei personaggi che incroceranno il cammino di Frodo nel Signore degli Anelli: Bilbo, Gandalf, Balin (il re morto nelle caverne di Moria), Elrond, le Aquile, gli Orchi, Gollum.
L’Anello.
Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Sì, c’è anche lui nel romanzo. Durante le sue peripezie, Bilbo lo sottrarrà a Gollum, creatura delle caverne, in uno spietato duello di indovinelli.
Cos’è, dunque, Lo Hobbit? Una favola? Una storia d’avventura? Un romanzo di formazione?
Anche. Di sicuro è un racconto che sa incantare sia i grandi che i più giovani, viaggiando esattamente sul confine che separa il mondo degli adulti da quello dei ragazzi: è serio, ma senza rinunciare all’ironia, è affascinante e coinvolgente, narra di avventure e amicizie, di coraggio e cambiamento.
Un piccolo uomo che durante il viaggio scopre la sua vera essenza e alla fine sa che, pur essendo una creatura minuscola in un mondo sconfinato, vale assai più di quanto può sembrare.
Esattamente come questo piccolo, prezioso e immenso romanzo.