Lo hobbit: Un viaggio inaspettato

Creato il 13 dicembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2012

Nazionalità: USA, Nuova Zelanda

Durata: 164′

Genere: Fantastico

Regia: Peter Jackson

Distribuzione: Warner Bros. Italia

Uscita:  13 Dicembre 2012

Dopo tanta attesa, ecco finalmente arrivato l’antefatto alle avventure de Il Signore degli anelli, tratto come la trilogia originale dalle opere letterarie di J.R.R. Tolkien e ambientato sessant’anni prima che Frodo e company facessero la storia del mondo fantasy.

Alla regia, nonostante un iniziale coinvolgimento del filmmaker messicano Guillermo del Toro, torna il premio Oscar Peter Jackson, già responsabile dell’enorme successo dei tre film precedenti e che, a quanto pare, si accinge a fare anche de Lo hobbit un trittico dai capitoli di mastodontica lunghezza.

Ne è protagonista il mite Bilbo Baggins (Martin Freeman), abitante di Hobbiville che, improvvisamente, chiamato da Gandalf (Ian McKellen),  si trova coinvolto insieme a tredici coraggiosi nani – e al mago stesso – in un viaggio verso la lontana Erebor, andando incontro a pericoli e dissidi della Terra di mezzo.

Ma, prima di passare all’analisi dell’operazione, premettiamo che, proprio dopo l’exploit de Il Signore degli anelli, il genere fantasy ha finito per trasformarsi in una tipologia di cinema spremuta fino all’inverosimile negli ultimi anni, ridiventando fuori moda, come era già accaduto nel decennio successivo a quello degli Ottanta.

Quindi, chi si chiede se Lo hobbit: Un viaggio inaspettato, grazie al clamore creato dalla propria travagliata realizzazione ed all’utilizzo di tecnologie innovative, sia riuscito nell’impresa di ridestare interesse nei suoi confronti, nella stessa maniera in cui era riuscita la prima trilogia, sappi che il risultato, in parte, è stato raggiunto.

Innanzitutto, c’è da dire che, come già accennato, il film non era nato per essere diretto dall’autore di Amabili resti e Creature del cielo, quindi, è lecito aspettarsi che il cineasta neozelandese si sia sentito meno coinvolto di quanto lo fu ai tempi de Il signore degli anelli; allora, consapevole di doverne per forza bissare il successo, allunga il racconto di Tolkien all’inverosimile, azzardando rimaneggiamenti e riletture proprie, fino a raggiungere una durata di quasi due ore e cinquanta.

Ed è così che la macchina filmica prende il sopravvento e alcune trovate di sceneggiatura – firmata dal regista stesso insieme a del Toro e alle fide Philippa Boyens e Fran Walsh – occorrono giusto per trasportare lo spettatore verso scene di mirabolante spettacolo.

Perché il lungometraggio non manca davvero di azione ed elaborati effetti speciali, il ritmo si fa incalzante dopo un’ora di presentazione dei personaggi e, per i fan della saga, tornano anche Elijah Wood nei panni di Frodo, Hugo Weaving in quelli di Re Elrond, Cate Blanchett nel ruolo della maga Galadriel e Ian Holm in quello del vecchio Bilbo; senza dimenticare l’immancabile comparsata del Gollum di Andy Serkis e dell’anello del “male”.

Aggiungiamo, poi, che il protagonista Martin Freeman – star televisiva di Sherlock – non sembra affatto lasciare delusi.

La nota dolente, o meglio ancora spiazzante, perché solo il tempo saprà dircelo, pare essere invece rappresentata dall’innovativa funzione di poter assistere alla proiezione 3D in 48 fps, ovvero quasi al doppio della velocità di un normale film in HD.

Una funzione che fa sì che immagini e personaggi siano resi sullo schermo proprio come quelle di una qualsiasi ripresa eseguita con telecamera, sfoggiando movimenti che sembrano velocizzare il tutto in puro stile da comica. Dopo un po’ di abitudine, magari, l’effetto contribuisce a conferire maggiore realismo al tutto, man mano che lo spettatore, coinvolto dalla visione tridimensionale, prova sempre più l’impressione di trovarsi a bordo di una attrazione da luna park.

Una trovata che, però, da un lato rischia di occultare la natura cinematografica dell’operazione, dall’altro fa quasi apparire l’insieme come un documentario amatoriale girato nella Terra di mezzo. E, considerando che dietro la macchina da presa abbiamo il regista di Bad taste-Fuori di testa, la cosa assume anche un notevole senso. Se la sua intenzione era questa, tanto di cappello al suo ennesimo colpo di genio.

Mirko Lomuscio


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