Quando poi ho iniziato a dedicarmi, per la prima volta in vita mia, al mondo dell’associazionismo ho visto cose (come direbbe Roy Batty) che voi umani non potete immaginare. Ho visto intrighi, giochi di potere, difese strenue di posizione come se ci fosse in ballo chissà quale tornaconto. Forse c’è un tornaconto e io devo essermi perso qualcosa. Fatto sta che, con tutto ciò che ho subito e continuo a subire, mi sono fatto un’idea precisa del mondo associativo montegranarese. E questa idea parla di un arroccamento, di una sorta di casta (oggi va di moda questo termine) chiusa e che difende il proprio jus primae noctis su ogni iniziativa culturale o presunta tale.
Questa sorta di casta monopolizza, o vorrebbe monopolizzare, il mondo della cultura e dell’intrattenimento, selezionando di volta in volta chi sia di suo gradimento e chi no. Finire in “disgrazia” di fronte a questi baroni può costituire un bel problema, anche perché sono abilissimi nel demolirti di nascosto, nel tirare il sasso nascondendo la mano, non escono mai allo scoperto e agiscono per lo più per interposta persona. Tutti questo si riflette sullo stato attuale della cultura cittadina che tutti abbiamo modo di vedere. Agire diventa, se non impossibili, estremamente complicato. Non vorrei usare motti a me non consoni e parlare di rottamazione, ma un passo indietro o un atto di decenza sarebbe auspicabile.
Luca Craia