Lo Juventriloquo- Calciosconcezze

Creato il 05 agosto 2012 da Vivalafifa @WlaFifa

Mi sarebbe piaciuto parlare del tRop player, dell’addio della Penuria Serba, del ritorno di Pippo Melo, dell’acquisto di Pogba(h) e di altre disgrazie sportive a tinte bianconere. Invece oggi non riesco a non pensare al dramma del calcioscommesse e alla sua più funesta conseguenza sui nostri colori: vedere Lucio giocare titolare.

Eravamo già pronti a un’estate serena, di quelle in cui nemmeno l’evidenza dei fatti può convincerti che nonostante quel che dice Tuttosport, Van Persie, Suarez, Dzeko, Higuain e Jovetic, alla fine, non arriveranno. Ci ritroviamo invece di fronte a un’annata sempre meno rosa (shocking, come piaceva a Marotta) e sempre più grigia. Certo, nulla è ancora perduto. Però la prospettiva di tornare in Champions senza Conte, Bonucci e Pepe, con “Che fretta c’era Super Massimo Carrera” a dirigere la Pivetti in difesa, beh, fa piuttosto orrore.

Lasciamo perdere per un attimo patteggiamenti, procure, presunzioni d’innocenza, omesse denunce e tutto il tricche e ballacche della giustizia sportiva. Non posso certo stabilire in un post chi sia innocente e chi colpevole, ma posso proporre a chi come me ha il cuore bianconero una riflessione, un po’ più seria, su quello che sta accadendo e su chi ci dirige. Parlo del Presidentissimo Andrea Agnelli, il nipote dell’Avvocato, l’uomo giusto al posto giusto, ecc ecc ecciù. Ebbene, in questa storia, ancora una volta, il rampollo di casa Fiat si è dimostrato un tantino inadeguato.

Come fosse il capo ultrà della curva e non il massimo dirigente dell’azienda-Juve, il fratello segreto di Elio appena sente puzza di bruciato inizia a sbraitare, parlare di dittature, infangare Palazzi e il solito palazzo, quello dove, senz’altro, stanno pure i magistrati comunisti. Maestro di pensiero della scuola neo-vittimista juventina, che a me, che sono juventino, mi irrita come quella onesta-interista, anche stavolta Agnelli l’ha presa sul personale.

Come se il processo sul calcioscommesse, che pareva una cacatina su un marciapiede e invece è una montagna di sterco di cavallo, fosse una cosa contro la Juve. No, presidente, noi non c’entriamo. C’entrano tre tesserati che all’epoca dei fatti stavano da altre parti. Erano dipendenti di altre imprese. Cosa avrebbe fatto un buon dirigente al suo posto? Avrebbe garantito ai suoi la difesa, temporeggiato, “confidando nella giustizia”. E invece no.

Ad Agnelli non interessa sapere la verità. Gli interessa – comprensibile, per carità – che nessuno tocchi il parrucchino più amato di Torino, a costo di scatenare la guerra all’istituzione massonica, templare, illuminata e piduista denominata Federazione Italiana Giuoco Calcio. Questa scelta purtroppo non mi sorprende. Perché prosegue la linea del nostro buon presidente, quello che ha inaugurato, sostenuto a gran voce dal popolo, il nuovo stile Juve.

Quello della lamentela a tutti i costi. Quello della difesa a spada tratta di Moggi e compagni di merende. Quello della battaglia, alla lunga nauseante perfino per chi li ha vinti sul campo, dei 30 scudetti. Quello che ha cacciato il Dio Alex in due parole e un mezzo grazie. Quello che ora, la sua fascia di capitano, l’ha data all’indagato Bonucci. Non proprio un esempio di classe.

Francesco Giambertone


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