Con una partita serena, di quelle da “uno spot per il calcio”, diamo il bentornato alla Serie A, campionato di fratellanza e amicizia tre le società, da sempre promotrici dei sani valori della lealtà sportiva. Battiamo il Napoli 4-2 in maniera limpida e portiamo a casa la Super Coppa Italiana tra gli applausi degli avversari. Festa rovinata solo dalla Guardia di Finanza, che ha sequestrato la refurtiva sul pullman bianconero.
Nel primo tempo si attacca compatti: avanti tutta, nessuno dietro. Cavani si invola giulivo nelle praterie della nostra difesa, solida come ai tempi di Maifredi e Ferrara: Buffon si oppone, poi arriva Lucio, versione sbiadita del miglior Boumsong, e Cavani a quel punto può solo segnare. La Juve pareggia con Asamoah, il quale ottiene così la qualificazione per Rio 2016 nel tiro a volo. Pochi minuti più tardi riemerge il lato oscuro di Bonucci (il lato chiaro era andato a farsi assolvere) e regala un comodo pallone a Pandev che lo trasforma nel 2-1. A fine primo tempo la Disciplinare squalifica l’attaccante: “non poteva non sapere” che Bonucci gliel’avrebbe passata.
Si torna in campo senza un opaco Matri, il 97% del pubblico femminile lascia lo stadio. Entrano Vucinic e il suo baffetto alla Borriello: una tipa gli aveva detto che fa figo, ma era laziale. Il montenegrino prende la traversa, il Napoli inizia a giocare duro: fioccano i gialli, nello spogliatoio partenopeo vengono sequestrati 23 chili di bombe carta. Mazzarri si toglie la giacca e cambia Cannavaro con Fernandez, che lo ripaga procurando un rigore alla Juve. Secondo l’argentino non era fallo: “Con un’entrata così nel taekwondo prendevo al massimo il bronzo”. Vidal fa 2-2, e arriva l’episodio che chiude la gara. Pandev viene espulso per presunti insulti al guardalinee in un macedone piuttosto scurrile: “All’anim’ i chi t’èmmuor, chella granda bbucchin e’ mamm’t”. Mazzarri si toglie la camicia.
Supplementari, Juve in scioltezza, Napoli in crisi di nervi. Rosso pure per Zuniga, al quale viene ritirato contestualmente il porto d’armi. Giovinco prende più calci che palloni, Vucinic sembra quasi un top player, qualunque cosa esso sia. Si dilaga: Maggio, deluso da questo Napoli, scopre che la Juve cerca un centravanti e segna nella sua porta strizzando l’occhio a Marotta, che però guardava da un’altra parte. Buffon strizza l’occhio a Rizzoli, che lo strizza a Mazzoleni. Mazzarri si toglie i pantaloni e per questo viene cacciato. Pochi minuti dopo a Pechino crolla la tribuna juventina al primo gol facile della carriera di Vucinic.
Finale tutto sommato tranquillo e senza polemiche. Il bilancio è di 351 vittime nei bar sport di tutta Italia, mentre fuori dallo stadio di Pechino la moglie di Mazzoleni viene rapinata da due scugnizzi con gli occhi a mandorla. Il Napoli non partecipa alla premiazione per protesta contro l’arbitraggio: “Rigore inventato, espulsioni inesistenti, e il gol di Muntari era dentro”. Bonucci solleva la Coppa con stile: “In culo a Palazzi!”. La Juve festeggia così il primo trofeo della stagione, incitata dal coro dei tifosi cino-juventini “o suldat’ nnamulat’”.
Nel post partita Marotta dedica la vittoria al mister squalificato. Pronta la reazione di Zeman: “Conte non dovrebbe nemmeno allenare”. Carrera: “Nemmeno io, ma ho già vinto più di Zeman”.
Francesco Giambertone