Il grandissimo Albertone nazionale è qui praticamente tutto il film, ed è talmente naturale nell'interpretare Paolo Anselmi che da un certo punto in poi si ha come la sensazione star vedendo un documentario. La macchina da presa di Pientrangeli è difatti sempre dietro di lui, con Sordi che gigioneggia davanti come solo lui era capace di fare. Ma a ben guardare, e qui c'è il tocco del maestro, non si tratta solo di questo. Qui la commedia è un semplice specchio per le allodole perché mentre in scena si assiste all'alternarsi delle varie gag, tra le righe del film si svolge il clamoroso smantellamento di un uomo, delle sue convinzioni fino alla sua personalità, con lo scapolo impenitente che si scopre essere nient'altro che un codardo, cui solo spettro della paura della solitudine potrebbe salvarlo.
Come per ogni film diretto dal regista romano la parte tecnica è ineccepibile e con un forte senso comico (comicità spesso amara). Oltre al già citato Sordi anche il resto del cast - tra i quali anche Nino Manfredi e Sandra Milo - che gli fa da contorno se la cava egregiamente.
Da vedere, come gli altri di Pietrangeli.
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