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Lo schiaffo dell'Arabia Saudita a Barack Obama sull'Iran

Creato il 17 maggio 2015 da Pfg1971

Lo schiaffo dell'Arabia Saudita a Barack Obama sull'Iran

Mentre la campagna per le elezioni presidenziali del 2016 prende forma, Barack Obama si trova ad affrontare problemi non da poco sulla scena internazionale.

Il prossimo 30 giugno è la data entro cui si dovranno concludere le trattative per raggiungere un accordo sul nucleare iraniano, tuttavia, man mano che la data si avvicina, i rapporti tra Stati Uniti e i paesi arabi del Golfo Persico si fanno sempre più tesi.

L’intesa preliminare raggiunta da Washington con Teheran non è affatto piaciuta a tali stati.

Se per Obama l’obiettivo finale di un accordo con l’Iran sciita rappresenta uno strumento essenziale per tentare di stabilizzare il Medio Oriente e combattere con maggior energia la violenza dell’Isis, largamente sunnita e legato a concezioni estreme dell’Islam, come il wahabismo, per l’Arabia Saudita e gli altri emirati del Golfo, è un vero e proprio anatema.

Questi temono infatti che se l’Iran riuscirà a raggiungere un accordo con le nazioni occidentali sul proprio programma nucleare potrà ottenere l’eliminazione graduale delle sanzioni applicate alla sua economia ottenendo un rafforzamento importante della sua potenza economica.

Teheran è infatti il quarto produttore di petrolio al mondo e il secondo per disponibilità di gas naturale e se riuscisse a liberarsi dal giogo delle sanzioni occidentali potrebbe giocare un ruolo di assoluto rilievo sia sullo scenario mediorientale, sia su quello globale.

Riyad e le altre capitali arabe non lo possono permettere perché rischierebbero di vedere compromesso il loro ruolo e la loro dimensione locale e mondiale.

Un timore in grado di creare una inedita comunanza di posizioni tra nazioni arabe e Israele, disposte anche a nuove geometrie di alleanze pur di contrastare l’emergere di un Iran forte e potenzialmente egemone sullo scacchiere mediorientale.

Barack Obama è invece convinto che far uscire Teheran dall’isolamento internazionale seguito alla rivoluzione islamica di Khomeini del 1979 possa rappresentare un importante passo avanti a favore dell’equilibrio di forze in Medio Oriente e per questo motivo ha provato a convincere i paesi arabi della bontà delle sue posizioni.

Lo scorso martedì ha infatti invitato a Camp David, lo storico ritiro presidenziale tra i monti Catoctin in Maryland, i rappresentanti dei paesi del Golfo per rassicurarli riguardo le scelte americane a proposito dell’Iran.

La risposta che ha ricevuto al suo invito è stata a dir poco sconcertante.

Il sovrano dell’Arabia Saudita ha declinato l’invito, mentre altre nazioni arabe della penisola hanno mandato quasi esclusivamente personaggi secondari.

Un vero e proprio schiaffo al presidente americano che ha ben pochi precedenti nel passato. La stessa discussione tra Obama e i suoi interlocutori arabi non ha condotto a risultati eclatanti.

Il presidente ha parlato di un generico incremento dell’assistenza militare americana ai paesi del Golfo per proteggerli da possibili attacchi iraniani, tuttavia, la Casa Bianca non ha potuto spingersi a menzionare un possibile accordo militare da aggressioni esterne (come voluto dagli arabi) perché Obama non dispone dei numeri necessari a far passare un simile accordo in Senato.

Una situazione quasi paradossale che ha fatto dire a molti osservatori che se l’Arabia Saudita è ancora un alleato importante di Washington, non è più un paese amico (lo stesso vale per l’Iran, un paese quasi amico, ma non un alleato).   

Lo schiaffo dell'Arabia Saudita a Barack Obama sull'Iran

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