Lo schiaffo della maestra

Da Maestrarosalba
Sono entrata frettolosamente dato il gran calore di mezzogiorno, la fretta per le tante cose ancora da sbrigare. Incuriosita ha guardato la foto della mia prima elementare, che le ho chiesto di duplicare, chiedendomi di ricordare nomi e persone. Gentilmente ho detto che purtroppo della mia prima elementare ho un unico, dolce ricordo e che il resto è buio profondo. Poi i suoi occhi dalla foto hanno guizzato su di me e mi ha detto che lei a distanza di oltre quarant'anni ricorda tante e tante cose della scuola.
Succede spesso, dato il gran numero alunni che sono passati nelle mie classi, ma anche quelli che ho conosciuto nelle altre, di raccogliere istantanee del presente e del passato: disegnano una mappa di scuola cambiata, non tanto per i bambini che la frequentano, ché i bambini restano bambini, quanto nella qualità dei rapporti umani,  in particolare nel rapporto insegnante alunni.
Mi premeva andare via, ma i suoi ricordi hanno cominciato a fluire trattenendomi, se mi avesse afferrato per un braccio sarei scivolata via, ma le parole a volte sono peggio della forza. E più delle parole ancora, mi ha catturata l'espressione del volto mentre raccontava un giorno in particolare.
Si era assentata da scuola e al rientro la maestra fece fare il classico compito sulla spiegazione del giorno prima, riguardava la letterina muta che si chiama così da sempre. Lei non riuscì a fare il compito così al momento della correzione le arrivò un ceffone in pieno volto, a nulla valse il tentativo della bambina di allora e mi pareva di vederla mentre gli occhi le si riempivano di lacrime come ora mentre lo racconta, di dire che non non c'era e che non poteva saperlo. Ha deglutito e con la mano si è toccata la gola di donna matura per dire che lo schiaffo è ancora lì che non va giù, che quell'ingiustizia rimane sospesa nel tempo ad arrugginire coi ricordi e probabilmente non verrà mai rimossa nè dimenticata. Ha aggiunto con ancora gli occhi gonfi di pianto, che cercava di trattenere di fronte a me, che la maestra aveva le sue preferite, soprattutto quelle che ogni tanto la omaggiavano dei frutti della terra.
Sono sprofondata nell'imbarazzo e un po' di voglia di piangere per quella bambina ancora ferma a quel ricordo è venuta anche a me. Però le ho sorriso dicendole che la scuola oggi non è più così e nonostante la cattiva fama è molto meglio di allora. I maestri e le maestre sono molto cambiati, nessuno più accetterebbe regali in cambio di magnanimità, nè nessun genitore li farebbe più. A tutti è dovuto il rispetto e l'ascolto. Ho salutato allegramente notando solo a quel punto che la figlia è rimasta la musona di quando veniva a scuola e non ha manco risposto al mio saluto appena entrata.
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