Lo sciopero a condizione variabile.
Creato il 05 novembre 2014 da Lostilelibero
Cose pese...
Talvolta capita che si riesca a comprendere
la totalità di un pensiero, intuendone magari il senso, anche dalla
particolarità di un avvenimento specifico. E’ il caso, tra gli altri, del
codice penale Zanardelli del 1889. E’ curiosa, in tal senso, l’interpretazione
che ne è stata data a posteriori.
Passa infatti alla storia come la prima
codificata legge che prevede il diritto allo sciopero. In realtà,
divincolandosi tra i bizantinismi giurisprudenziali, retaggio ed insieme
sciagura di ciò che fu la legge romana, ci si accorge che non definisce affatto
le caratteristiche dello sciopero (non riconobbe mai, espressamente, il diritto
di associazione).
Circoscrive esclusivamente gli spazi giuridici in cui è
lecito, da parte dello Stato, intervenire con l’uso della forza per sedare il “diritto”
del manifestante. Non ti dice, insomma, quali siano i tuoi diritti, ma ti fa
sempre sapere dove finiscono. Un po’ come il noto principio liberale, “tutto ciò
che non viene proibito dalla legge è lecito”, il codice Zanardelli non allarga,
né ammette il diritto allo sciopero, lo omette, poiché per la legge statale il diritto
non è mai in difesa del cittadino, e delle sue libertà, bensì a garanzia dello
Stato e del suo orizzonte di potere. E’ esemplare, per capire appieno
l’ambiguità della sua applicazione, la vicenda tardo ottocentesca dei Fasci
siciliani, un movimento popolare-contadino d’ispirazione socialista, che
rivendicava migliorie salariali, ma anche soprattutto la spartizione del latifondo
tra i contadini. Le prime manifestazioni popolari, sotto il governo Giolitti
(quello che disse, tanto per non sbagliare: “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”),
vennero lasciate sfogare senza limitarne l’espressione, così pure i Fasci.
Caduto il governo Giolitti, il ritorno dell’ex garibaldino e mazziniano Crispi, invece,
segnò una netta inversione di tendenza rispetto al permissivismo dell'esecutivo precedente, cosicché vennero successivamente duramente repressi dal governo Crispi attraverso un massivo intervento militare, esecuzioni sommarie e arresti
di massa.
Ma in fondo, è ancora una volta solo la
stantia retorica padronale dello Stato assolutizzante che si fa beffe dei
propri cittadini eternamente minorenni. Li usa, quando va bene, senza far loro
violenza alcuna. In altri casi, è comunque solo la realistica “ragion di stato”
ad avere la meglio. Per essa siamo tutti figli da forgiare, materiale umano da
sgrezzare attraverso la disciplina e l’educazione. Pedine passive, ma al contempo
anche minacciose figurine da controllare.