"Lo sconosciuto del lago" di Alain Guiraudie - in uscita il 26 settembre 2013 (con trailer)

Creato il 11 settembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
IL FILM 
Dopo lo scandalo e le ovazioni della critica al Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard, esce in Italia in versione integrale Lo sconosciuto del lago, firmato dal regista di culto Alain Guiraudie.
La riva di un lago, in estate, è il punto d’incontro della comunità gay in cerca di sesso occasionale. Tra i frequentatori più assidui c’è il giovane Franck, che presto si innamora dell’uomo più ambito della spiaggia, Michel. Anche quando scopre che Michel nasconde un segreto sconvolgente, Franck sceglie di affrontare il pericolo e vivere la sua passione fino in fondo…
Provocatorio e struggente, questo noir anticonformista ha sorpreso il box office francese con incassi vertiginosi, candidandosi a diventare anche in Italia uno dei casi cinematografici dell’anno.
NOTE DI REGIA 
di Alain Guiraudie
L’erotismo di Bataille
Sarebbe esagerato dire che Georges Bataille è all’origine del film, ma la sua celebre frase “l’erotismo è l’approvazione della vita fin dentro la morte” mi ha fatto un’enorme impressione. L’avevo dimenticata, ma proprio durante la pre-produzione de Lo sconosciuto del lago mi è capitato di parlarne e ho capito che era rimasta a lungo nascosta nella mia testa. Ho anche realizzato che altri aspetti della filosofia di Bataille coincidono con i miei interessi, soprattutto il suo modo di legare i temi dell’erotismo, della politica e dell’economia, intesa nel senso più ampio e vitale del termine.
L’emozione dell’amore, l’oscenità del sesso
Con questo film volevo raccontare cosa significa l’ossessione amorosa e fino a che punto può arrivare. Sono partito da un mondo che conosco molto bene, estrapolandone gli elementi che più mi interessavano: il sole, l’acqua e la foresta sono intensamente erotici e poetici al tempo stesso. L’amore e la passione possono essere sentimenti edificanti, ma hanno una natura principalmente sessuale. L’obiettivo era di affrontare questo contrasto creando delle sequenze in cui l’emozione dell’amore si combinasse con l’oscenità del sesso, senza tenere la nobiltà dei sentimenti da una parte e le funzioni triviali degli organi sessuali dall’altra. Tutto ciò ha richiesto ovviamente un grande investimento da parte degli attori e la domanda chiave è diventata presto: fino a che punto riusciranno a spingersi? Ma anche: fino a che punto io stesso voglio portarli?
Realismo e utopia
Avendo quasi raggiunto i 50 anni, ho capito di aver vissuto una crisi esistenziale e estetica perpetua. Fin dall’inizio della mia carriera ho girato film non convenzionali, capaci di reinventare il mondo e resistere agli schemi del naturalismo. Il mio ultimo film prima de Lo sconosciuto del lago, Le roi de l’évasion, parlava di un uomo gay di mezza età che si innamora di una teenager. Ovviamente potrebbe anche accadere, ma si trattava di un prodotto della mia immaginazione, di una fantasia personale. Così ho deciso che era tempo di guardare al mondo per quello che è, senza adattarlo ai miei desideri. Al punto in cui sono, credo che il compito del cinema sia confrontarsi con la realtà, anche se sempre da una prospettiva nuova. Il discorso imperante oggi sull’utopia mi infastidisce, poiché questo termine è stato reclutato nel linguaggio del marketing. È il mondo in cui viviamo che ha bisogno di nuovi orizzonti, non un mondo di fantasia.

Un equilibrio delicato
Volevo anche smettere di mantenere le distanze dal racconto e entrare nel cuore della storia: provare le fitte dolorose del desiderio, renderle palpabili. Con i miei collaboratori abbiamo cercato di costruire nel film un dialogo continuo tra immaginazione e concretezza, mantenendo un equilibrio delicato tra thriller e commedia, tra ordinario e straordinario. La presenza del mondo esterno è espressa nel film quasi interamente tramite il suono. Abbiamo deciso da subito di eliminare la musica e usare solo suoni ambientali, registrati sul campo. Inclusi quelli che solitamente vengono considerati rumori da cancellare, come il suono delle auto e degli aeroplani che passano casualmente. Questi suoni ambientali (il vento, gli insetti, gli uccelli) creano una sinfonia che tiene il film saldamente ancorato alla realtà.

Sesso, spontaneità e consumo
La sessualità espressa nel film, attraverso il personaggio di Franck, ha una spontaneità quasi infantile, libera da tutte le pressioni sociali, dal matrimonio, dalla procreazione. In realtà non è sempre così, nel mondo gay come in quello etero. Dopo la liberazione sessuale degli anni settanta, ci sentiamo quasi obbligati alla pratica del sesso. Riguardo alla comunità gay, dagli slogan ironici e libertari di una volta siamo passati a dimostrare per il diritto di matrimonio. Qualcosa si è perso per strada. I posti per incontrarsi in libertà come la riva del lago nel film sono sempre meno e vengono sostituiti da sex club con ingresso a pagamento. Gli interessi economici hanno avuto il sopravvento sull’amore libero e la società dei consumi include il sesso stesso come oggetto di consumo. Tutto ciò è alienante. Ho creato il personaggio di Michel pensando proprio a questi cambiamenti sociali. Michel è un cercatore di piacere, un consumatore di sesso con un fisico da surfista. È forte, sicuro di sé, emotivamente freddo e una volta che si è divertito con qualcuno se ne libera.

Metafore incrociate
Occorre coltivare la propria unicità per parlare dell’umanità in generale, per provare a raggiungere un minimo di universalità. Ci sono molti film etero che sono diventati metafore del mondo gay e si può dire che io abbia voluto fare il contrario: un film a tematica omosessuale che può diventare una metafora della società odierna, del desiderio e dell’umanità in generale

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