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Lo scorso 15 ottobre: la piazza, i social media e l’informazione

Da Olga

Lo scorso 15 ottobre: la piazza, i social media e l’informazione

Lo scorso 15 ottobre  le principali città europee hanno aderito alla manifestazione Occupy Wall Street, e in quasi tutte le città ci sono state manifestazioni pacifiche; non a Roma, dove un manipolo di Black Block ha compromesso la riuscita dell’intera manifestazione di protesta.

Una proiezione a opera di AOS (Art as open source) ci mostra quanto e come i social media siaon stati utlizzati durante la manifestazione, ecco il video.

L’intero studio è pubblicato qui, e vi consiglio di farci un salto.

Intendiamo che quelli di AOS, come Social Media, si riferiscano principalmente a Twitter, che ha il vantaggio di essere aperto, rispetto a una piattaforma come FB, la quale geolocalizza in ogni caso. Loro hanno anche creato una piattaforma a parte, e per quello vi invito a leggere le loro analisi.

Quattro sono le considerazioni che a faccio a questo punto sui Social Media.

COME SI POSSONO USARE I SOCIAL MEDIA NELLE MANIFESTAZIONI:

Come mostra il video, e come mostrano le considerazioni sottostanti, i Social Media possono essere utilizzati in diversi modi. In molti, durante la manifestazione, hanno avvertito che alcuni dei manifestanti deviavano dal percorso originale, il che denota una situazione di pericolo durante cortei in piazza. Questo avrebbe potuto far rizzare le antenne delle forze dell’ordine (quelle vestite da poliziotti) se solo avessero sfruttato uno strumento così potente. Oltre a questo, AOS pone l’attenzione sull’utilità dei SM in caso di situazioni di pericolo, come esplosioni e fumogeni, che possono essere immediatamente localizzate e quindi, nel migliore del mondi possibile, immediatamente risolte.

SOCIAL MEDIA E INFORMAZIONE

Eccolo, l’eterno dilemma – anche se a onor del vero,  c’è gente che ancora deve digerire il “web” e l’online. In Uk, il Guardian, da sempre attento all’interazione tra  media online e citizen journalism (blog, twitterate e quant’altro), ha di recente aperto una nuova “stanza” con le open news, nella quale i principali reporter twitterano notizie. E’ in fase sperimentale, quindi significa che col tempo migliorerà: verranno coinvolte nuove voci, il flusso delle informazioni verrà tematizzato e gestito meglio.

E in Italia?

Le manifestazioni dello scorso sabato denotano quanto noi italiani facciamo affidamento su di una informazione che dovrebbe essere solo laterale, quella dei social media. Come mostra questo grafico su come l’informazione ha coperto la morte di Bin Laden in US,  Twitter e Facebook forniscono informazioni sull’umore, ovvero su come una notizia viene recepita; i blog, invece, fanno opinione. I canali mainstream fanno notizia.

Lo scorso 15 ottobre: la piazza, i social media e l’informazione
Il Guardian ha trovato per il momento un equilibrio: sfruttare il mezzo Twitter e riportare le voci di alcuni reporter. Non citizens, ma journalists

La verità è che se stiamo ad analizzare i fatti, abbiamo che la maggior  parte dei nostril giornali copre un partito, facendo opionione, come se che fossero tutti blog (ovvio che non sto a parlare degli editoriali). Il perché di questo, lo sappiamo bene. Mi ha detto un giornalista del NUJ, il principale sindacato dei giornalisti qui in UK,  che il modo “sensazionalistico” di fare informazione delle testate di Murdoch ha cambiato radicalmente il modo di fare informazione degli altri, di riflesso. Il che, ovviamente, è successo anche nell’Italia di Berlusconi: i titoli di giornale vistosi, l’assenza di sobrietà, l’eterno clima da bar, l’assenza di un tg nazionale che non sia una pagliacciata. Tutto questo ha portato il cittadino medio (istruito o non istruito) a riporre una fiducia esagerata nei particolarismi e non più nelle istituzioni, in ogni settore: leggo il blog della firma del tale giornale, ma non il giornale stesso; mi fido solo di ciò che conosco e non dell’istituzione che sta dietro. Mi fido della twitterata a opera del mio amico, e non della news su Repubblica.it. Sono sicura di non parlare per la maggior parte del paese. Non voglio comunque definire questa parte con tag quali giovani, sm addicted, blogger e militanti sul web.

IL POTERE DEI SOCIAL MEDIA, DI RIFLESSO

La verità è che se non ci fossero stati i Social Media, sia twitter, ma questa volta anche FB, la manifestazione non sarebbe stata recepita positivamente come in verità lo è stato. Diffusione di vignette (come quella di Marilungo, foto copertina di questo post), diffusione di video, finto – inchieste (chi è quell’uomo con gli occhiali vicino ai black block?), di battute. Ricordano un po’ il clima dello scorso referendum sull’acqua, o sulle elezioni di Pisapia. Nessuno ha messo in dubbio che vi fosse una maggior parte di manifestanti che appoggiava pacificamente la ratio dietro Occupy Wallstreet (e a questo proposito, consiglio le parole sull’utopia di Scalfari, nell’editoriale della scorsa domenica).

PIAZZA O NON PIAZZA, PIAZZA PULITA

Infine. Visto che siamo dei fascisti e dei brigatisti, che si scelga un’altra modalità di protesta, diversa dalla piazza. I social media ce lo permettono – così dice lo studio di Aos. Così  mi ha detto un amico intelligente. Quindi, pensiamoci; ma non arrendiamoci ancora.

Per il momento, da Londra, è tutto.

O.M.


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