Lo Scrivano di Pierre Jaquet Droz: un prototipo di robot costruito nel Settecento

Creato il 23 maggio 2015 da Alessiamocci

Se la genialità è intesa – fra gli altri significati – come la capacità di trasformare i sogni in realtà, e di rendere possibile ciò che non lo è, una menzione speciale la merita un grande innovatore: lo svizzero Pierre Jaquet Droz (1721- 1790). Nato e vissuto nel Settecento, egli ha dato vita a creazioni incredibili, quali automi e orologi musicali che hanno incantato le corti reali d’Europa e portato la sua fama addirittura in Cina.

A partire dal Diciottesimo secolo, i suoi spettacolari “automi” hanno reso possibile la chimera dell’uomo artificiale.

Ovviamente per automa s’intende una macchina che agisce in modo autonomo, senza pensare ed in maniera del tutto meccanica. In poche parole, un robot.

Il fascino di queste creazioni ha contagiato anche Versailles, dove gli oggetti furono presentati a Luigi XVI e Maria Antonietta, prima di fare il giro delle corti reali europee.

All’epoca un automa era qualcosa di sorprendente – oserei dire anche adesso – , e spesso venivano utilizzati anche per opere di magia.

Gli artigiani inventori erano già conosciuti in Europa per la qualità dei loro orologi, ma in quel periodo si lanciarono sul mercato, quale ottimo esempio di comunicazione e marketing.

Sono opere che intendono suscitare meraviglia, attraverso la tecnica delle complicazioni orologiere più avanzate; coadiuvate da precise scelte estetiche.

Fra quelle che vengono considerate macchine “impossibili”, vi è una specie di bambolotto alto 70 cm, chiamato “lo Scrivano”. Creato nel 1768, raffigura un ragazzino seduto su uno sgabello che scrive con una piuma d’oca su un tavolo di mogano.

Esso è in grado di scrivere correttamente dei testi a mano libera su un foglio, composti da un massimo di 40 caratteri. I testi sono programmabili a piacere dall’utente e la “macchina” li scrive seguendo i movimenti della penna con gli occhi.

Tale opera non è stata l’unica creazione di questo genio della meccanica. Al fine di divertire i nobili dell’epoca, egli costruì anche un automa in grado di dipingere e uno di suonare il piano.

Ma “lo Scrivano” possiede senza dubbio il meccanismo più complesso tra quelli degli androidi costruiti dall’inventore svizzero. Questo perché è programmabile, – caratteristica eccezionale – e scrive qualsiasi tipo di testo di 40 caratteri su tre righe.

Con la mano destra bagna la piuma in un calamaio, accompagnando il gesto con un movimento degli occhi e della testa; scrolla il pennino e riempie un foglio di carta che si sposta.

Ancora funzionante, l’automa che scrive si trova al Musèe d’Art et d’Histoire di Neuchatel in Svizzera. Deve essere un vero e proprio spettacolo vederlo all’opera, insieme ai suoi due “colleghi”, che lo affiancano nell’esposizione.

Questo prodigio della tecnologia, che ha ormai 247 anni, è composto e messo insieme da più di 6.000 precisissimi pezzi meccanici.

Davvero un’opera notevole per quel tempo, che è valsa, insieme alle altre, a Pierre Jaquet Droz il titolo di “Maestro dei Robots”.

Written by Cristina Biolcati


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