Partimmo alle 8.05 dello mane, io e lo mio fidato sherpa cavadalgese,
sicuri nello andare e non curanti dello cammino ce ci attendea,
o per megliodir, sì da non turbar l’animo della mia guida,
lo sherpino mio apparea ben conscio della via che all’andar s’andava a profilar.
Lo passo fu sostenuto, forse oltremodo a dirne a voi,
ma gli sguardi apparean fieri e assai decisi e lo inceder era baldanzoso,
alla stregua di quello de li eroi.
Il viaggio parve breve sinchè si dibattea dello animo umano
e di quei tiri che madre natura pole escogitar a qualcheduno
che a nostra guisa parrebbe modellato.