L’iPhone salva ogni dettaglio della localizzazione in un file segreto sul dispositivo, che viene poi copiato sul computer del proprietario in occasione della sincronizzazione. Il file contiene la latitudine e la longitudine che il telefono cellulare ha registrato, con le coordinate prese attraverso un timestamp, il che significa che se qualcuno ruba il telefono cellulare o il computer potrebbe scoprire i dettagli sui movimenti del proprietario utilizzando un semplice programma (Giornalettissimo).
Il file esiste, non c’è dubbio, e si tratta di una violazione della privacy non da poco.
Qualcuno ha ipotizzato che possa essere generato da un bug, ma è una congettura poco credibile: casomai il bug potrebbe essere quello di non averlo cifrato e di averlo lasciato potenzialmente alla mercé di chiunque.
La notizia ha scatenato un tale polverone che ora senatori e membri del congresso americani vogliono vederci chiaro.
E Steve Jobs?
Lui, come al solito, nega: “Noi non tracciamo nessuno, le informazioni che circolano sono false”.
Io gli credo, anche perché è venuto a dirmelo a Cocomaro di Focomorto, quando mi ero persa