Nato in Finlandia nel 1942, è uno scrittore che in passato ha fatto il giornalista, il guardaboschi e il poeta. Il suo romanzo più famoso è “L’anno della lepre” ma ha prodotto una ventina di opere tradotte e premiate in giro per il mondo. Si tratta solitamente di storie ambientante in Finlandia condite da molto humor, critica varia non ultima quella ambientale.
Autore: Arto Paasilinna
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Edito da: Iperborea
Prezzo: 14,00 €
Genere: Umoristico
Pagine: 240 p.
Voto:
Trama: E’ un’estate come tante altre in Finlandia. Seppo guida il suo taxi quando incappa in Taavetti fermo in mezzo alla strada: l’anziano è disorientatato e sembra non ricordare nulla di sé e del proprio passato, ma è fermamente deciso a non voler toranre a casa. Inizia così la lunga scampagnata di Seppo e Taavetti attraverso la Finlandia, tra soggiorni in hotel, battute di caccia nelle paludi, rievocazioni belliche all’interno di carriarmati zeppi di cipolle e devastazioni programmate delle campagne a suon di esplosivo.
Recensione
di Hydra
[...] dalla foresta spuntarono due poliziotti. Volevano sapere se erano stati loro a saccheggiare la proprietà agricola che si trovava nelle vicinanze. Seppo Sorjionen aveva un alibi di ferro [...] quanto al consigliere agrimensore Taavetti Ryotkonen, nell’interrogatorio non ricordò assolutamente nulla dell’accaduto.
Paasilinna ha uno stile abbastanza inconfondibile e si sa cosa aspettarsi, in un modo o nell’altro, da un suo romanzo. Diciamo che non tradisce.
Come si può notare, a descriverli in due parole questi romanzi li si distrugge, poveretti. Soprattutto se il motore principale del romanzo non è nulla che di per sé sia interessante, come nel caso de “Lo smemorato di Tapiola”. Altre volte, come nell’ultimo o in “Piccoli suicidi fra amici” lo spunto di partenza già da solo è stato capace di farmeli inserire nella lista della spesa (e vorrei vedere chi rimarrebbe impassibile di fronte a un’apocalisse provocata da una colossale sbronza collettiva o a un pullman carico di aspiranti suicidi che vaga per l’Europa in cerca del miglior precipizio da cui gettarsi), mentre ammetto che è stato il nome dell’autore a farmi arraffare Lo smemorato.
Paasilinna l’avevo già conosciuto e l’avevo già apprezzato, anche tanto: e in questi casi, prima o poi si legge anche la minore delle opere, se è il momento adatto, e si dà il
Non avendolo detto prima, anche se suppongo che si fosse capito, il pregio dei suoi romanzi e che sono deliziosamente divertenti. Ogni pagina trasuda un sottile sarcasmo che mi tira su quasi meglio del cioccolato (quest’ultimo però rinvigorisce mente e corpo, quindi rimane imbattuto). Lo smemorato di Topiola ha compiuto il suo lavoro in maniera onesta, ma non è il migliore tra i suoi “fratelli”: il su citato “Piccoli suicidi fra amici” lo asfalta, in confronto. Perciò non consiglierei mai a nessuno di iniziare a conoscere l’autore da questo libro, è meglio tenerselo per dopo, un po’ come una dose di metadone.
Volendo l’articolo potrebbe terminare qui, tanto il senso sarebbe comunque “carino però non leggetelo prima di diventare fan”, ma il mio compito è di scrivere una recensione e poi non vorrei dare l’idea che Lo smemorato meriti da me così poche parole, manco fosse una cazzatina da ombrellone venduta un tanto al chilo sulle bancarelle.
Allora, torniamo all’inizio: ci sono due uomini che si incontrano e finiscono per mettersi in viaggio insieme. Il placido Seppo sulla carta sarebbe il protagonista, ma in realtà l’autore non è che sembri fregarsene molto: di lui non c’è molto da dire e difatti poco ci viene detto, è una persona comune e tranquilla, poco incline a farsi sconvolgere da alcunché, che si limiterà ad assistere e arginare l’incontenibile Taavetti, protagonista comico e drammatico del romanzo. Perché definirlo comico non è difficile da afferrare, dato che trascinerà i compagni di viaggio nelle situazioni più assurde, e non c’è bisogno di sprecare parole a elencare le varie gesta; invece riguardo al perché del drammatico, forse qualche parola in più è necessaria.
Fin’ora devo aver dato l’impressione che il romanzo giri intorno a una gita un po’ balzana tra i quattro angoli della Finlandia, ma quello è solo il contorno, che anzi non ha nemmeno nulla di speciale.
Come già detto, nonostante le buone “intenzioni” e la scrittura piacevole “Lo smemorato di Tapiola” non è tra i più riusciti dell’autore, e nemmeno si può dire che perda smalto solo perché letto dopo dei capolavori: è un discreto romanzo umoristico, senza troppe battute particolarmente riuscite.
Ha il pregio di trattare un argomento serio e tristissimo con tale leggerezza che quasi il lettore non si rende conto che in fondo sta leggendo del dramma di un anziano con l’Alzheimer (descritto fra l’altro in maniera fedele rispetto alla realtà).