Una ricerca tutta italiana, condotta da Andrea Stroppa e Carlo De Micheli, insieme al loro team di collaboratori, ha rilevato che lo spam su Facebook rastrella una cifra pari a 200 milioni di dollari l’anno! Una cifra enorme che ci dà la dimensione del fenomeno sul più grande social network della rete. Il risultato evidenzia che sono 30 mila le pagine da cui viene diffuso lo spam
Di sicuro i nomi di Andrea Stroppa e Carlo Di Micheli ad alcuni di voi non saranno nuovi, i due ricercatori italiani si sono già fatti notare per le loro competenze e abilità con altre ricerche che hanno riscosso l’attenzione dei media di tutto il mondo. Ora i due ricercatori italiani propongono una nuova ricerca, prima al mondo e pubblicata in esclusiva sul The Guardian, che ci dà la dimensione della relazione che c’è tra lo spam, problema che tutti noi conosciamo, e Facebook, il più grande social network della rete che ha ormai superato la soglia di 1 miliardo di utenti registrati, senza dimenticare i 600 milioni di utenti che vi accedono via mobile. La relazione esiste ed forte, date le dimensioni, a tal punto da valere addirittura 200 milioni di dollari l’anno! Una cifra enorme che ci dà un quadro netto del problema.
Come sapete, sono proprie le fanpage ad amplificare il fenomeno dello spam per la loro stessa natura “aperta” e non chiusa come invece sono le pagine profilo, limitate ad un masso di 5 mila fans. Ora i due ricercatori insieme al loro team hanno deciso di avviare una ricerca su quello che è ormai a tutti gli effetti un business sotterrano e non regolamentato. E sono poi le pagine amatoriali che sono l’anima, se così possiamo dire, di questo business. Esempi di pagine amatoriali, ossia fanpage non legate ad un brand specifico, è quella di 4chan, oggi “Welcome to the Internet“, con oltre 2 milioni di fans su cui vengono pubblicati post capaci di raggiungere fino a 80 mila likes e centinaia di migliaia di condivisioni. Tanto per fare un esempio che la ricerca evidenzia come tale.
Molti di voi si saranno certamente imbattuti in esempi di spam su Facebook, ne siamo certi. Ebbene quello che evidenzia la ricerca è che spesso il modo più efficace (per lo spammer, ovvio) è quello di associare al testo un’immagine seguita da uno short url, link accorciati cone servizi come Bit.ly o Tinyurl.com. Così facendo si rende irriconoscibile l’indirizzo verso cui verrete indirizzati. Sei fate un attimo mente locale, quante volte ci è capitato? Moltissime si presume, ma comunque, occhio.
La ricerca ha anche permesso di scoprire dei siti in cui gli spammer propongono di creare fanpage fake al fine di indurre gli utenti di Facebook a cliccare sui link.
Ma il dato sorprendente è il valore economico che questo business può realizzare.
Coloro che pubblicano spam vengono pagati con una media di 13 dollari per post, per quanto riguarda le pagine con circa 30.000 fan, fino a una media di 58 dollari per quanto riguarda le pagine con più di 100.000 fan” ha detto De Micheli al Guardian. “Se consideriamo questi due estremi, le pagine abbiamo analizzato generano un gettito di 18.000 messaggi al giorno, quindi calcolare i ricavi per post – con un range che va da 13 a 58 dollari, per 365 giorni l’anno”
Questo da vita ad una forbice compresa tra gli 87 milioni di dollari e i 390 milioni di dollari. Di conseguenza facendo una media ponderata della cifra, viene fuori che il giro di affari dello spam su Facebook è di oltre 200 milioni di dollari l’anno.
Ora il network degli spammer si estende veramente a macchia d’olio. Infatti la ricerca rileva che molti gestori di fanpage, create per la vendita di spam, possono aggiungere altre pagine fan tra i loro preferiti. Di conseguenza, gli spam sellers aggiungono tra le loro pagine preferite altre pagine che vendono spam, o altra pagine gestite da amici conosciuti proprio attraverso forum di spam. A questo punto il circolo vizioso è avviato.
La ricerca rileva anche che sono state 30 mila le pagine coinvolte nel postare spam e tutti hanno un numero di fans superiore ai 30 mila.
Ma come si distingue uno spam da un contenuto che non è spam?
Ecco uno screenshot che evidenzia bene la differenza e quello su cui da oggi dobbiamo fare più attenzione:
Qui invece vediamo un esempio di spam in una pagina:
Infine, vediamo il potenziale per lo spam su Facebook in rapporto ad altra piattaforme.
Come vedete dall’immagine in alto, analizzando uno dei tanti url e nello specifico uno che porta ad un programma affiliato a Chacha.com, si nota che i clicks su Facebook sono stati quasi 90,000 rispetto ai 54 su Twitter.
Tutto lo studio dimostra come in effetti agendo con sistemi veramente poco leciti gestiti con meccanismi in terze parti, su Facebook lo spam oltre che essere eccessivamente invasivo, è anche in grado di generare un volume di affari enorme, anche troppo.
E’ ovvio che a questo punto Facebook, di fronte a questa ricerca, debba necessariamente fare la sua parte e prendere coscienza del fatto che il fenomeno spam su Facebook esiste eccome. E comunque sia, come abbiamo detto già all’inizio, è bene fare sempre attenzione su quello che si clicca!
Vedremo cosa accadrà!
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