Certo, la risposta è che la proposta è stata questa e ha riscosso un clamoroso successo sul social network. Eppure il collegamento “infanzia=cartoni animati” è meno ovvio che emblematico. Gran parte delle immagini che ho visto postate nei profili dei miei amici/ex studenti di Facebook sono relative a cartoni giapponesi degli anni Novanta. Non ho visto finora Goldrake, Mazinga o L'Uomo Tigre; pochi Lupin III, cartoni con cui son cresciuti i quasi quarantenni di oggi. In realtà mi sembra che i miei contatti di età più prossimi abbiano risposto più tiepidamente all'appello. E non certo per mancanza di sensibilità. Semplicemente penso che chi è stato bambino negli anni Ottanta ha vissuto un'infanziaa molto più televisione-centrica rispetto alle generazioni precedenti e rispetto anche a quella successiva, sempre più adusa ai computer sin dai primi anni di vita. Una generazione, quella dei bambini degli anni Ottanta, per cui le serie televisive animate hanno rappresentato un mondo totalizzante, in cui iniziare a costruire la propria emozionalità. La memoria soggettiva della propria infanzia in un ventenne di oggi è una memoria fortemente televisiva.
Se la avessi, avrei postato nel mio profilo una foto di me da bambino. Ma forse la mia generazione è stata l'ultima che si specchiava da piccoli in uno specchio vero e non nello schermo televisivo, o in quello di un computer.