Siamo su questo crinale, al 60% del reach potenziale di utilizzo del web, stiamo già affrontando una crisi di saturazione del mercato.
A differenza dei vecchia media il web, che media non è, ma è uno spazio di convergenza se è vero che parliamo di grandi trend soprattutto per application mobile e video, è condizionato negativamente dalla sua stessa caratteristica elettiva, la velocità virale.
Le epidemie virali seguono regole matematiche dettate dalla legge fisico-chimica-biologica dell’entropia.
Schroedingher aveva teorizzato l’entropia negativa, vale a dire la necessità oggettiva degli organismi viventi di dotarsi di un sistema informativo codificato per regolare l’entropia la deriva naturale verso il caos dei sistemi complessi. Il sistema DNA -RNA degli esseri viventi è un sistema informativo, dalla cui base derivano i concetti di conservazione, autoregolazione, selezione naturale, ecologia. Diventare saturi . Da tutto quello che è stato detto finora rispetto all’accesso a sapere, informazioni e beni, il cloud, alla disponibilità dello spazio/tempo come stesso oggetto di consumo e di business con il mobile e nella misurazione e conoscenza sempre più precisa della realtà e del realtime, i Big Data emerge una domanda che in qualche modo è quella che si pongono gli analisti ed i futurologi.
Cosa accade se il consumatore diventa saturo dei propri consumi, cosa accade se cambia la desiderabilità non tanto di questo o quell’altro tipo di beni, ma in generale dei beni?
Cosa succede se le persone filtrano con altri occhi i propri bisogni rispetto a quelli sollecitati dal mercato? Quando, nel contempo, l’iperconsumo si trasferisce dagli oggetti alle informazioni: immagini, segni, messaggi pervadendo la vita di ognuno, ben oltre gli spazi del mercato e della possibilità di metabolizzarli.
Uno dei nonluoghi contemporanei sono i social media, dove miliardi di persone s’incontrano, conversano, si scambiano dati e informazione, di muovono in modo reale o virtuale, fanno esperienze con oggetti ed eventi, in una mancanza assoluta di limiti. Una delle rubriche storiche del giornale di Torino, La Stampa, si chiama Specchio dei tempi, qualcosa di più dello spazio della lettere al direttore, qualcosa di meno di uno spazio autogestito dall’intelligenza della folla. A suo modo era un blog, un regolatore del consenso, un generatore di meme, un collettore di suggerimenti e di opinioni dal basso. Oggi le lettere di carta, vergate a mano o battute a macchina, sono diventate mail. Ma si è soltanto trasformato il processo termodinamico perchè ‘ Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma ‘. I social media sono un paradigma, una modalità di esporre dati, informazioni e conoscenza, di conversare con gruppi e singoli, enti e aziende, community e hacker; sono soltanto questo, nulla di più. Ma hanno cambiato in pochi anni la cybercultura e stanno cambiando il nostro modo di relazionarci dentro e fuori dalle Reti. Di questo tema ne parleremo con Anna Masera de La Stampa il 6 dicembre al Museo della Radio di Torino, e con lui Massimo Rosso e Gianni Bellisario di RAI, Gabriele Elia di Telecom e Marco Griffa di Loescher. Restate sintonizzati.