Lo specchio della vita di Douglas Sirk

Creato il 15 gennaio 2015 da Samuelesestieri


Come una serpe velenosa pronta a desaturare il technicolor sfavillante delle immagini, lo spettro della morte aleggia su Lo specchio della vita, ultimo definitivo capolavoro del troppo spesso dimenticato Douglas Sirk.
Il colore saturo e fiammeggiante irrealizza ogni immagine, ribaltando la favola in un melò straziante e perverso che è costantemente sul punto di esplodere (non per niente Fassbinder adorava questo film).
Il personaggio di Annie è buono in modo assoluto, il suo amore è gratuito perché dona senza volere nulla in cambio, perché ama incondizionatamente nonostante sappia che il mondo è un posto pericoloso e malvagio. Eppure i suoi occhi continuano a scintillare, donando gioie e sorrisi a un'umanità che si fa sempre più grigia. Intorno a lei, nel regno chiuso e famelico dell'apparenza e dell'inganno, viene edificata quell'enorme casa di bambole che è poi il sogno americano.
Sirk architetta una gigantesca, lussureggiante armonia visiva, dove tutto è bellezza, lussuria e perfezione, salvo poi svelare, inquadratura dopo inquadratura, che tutta quella bellezza, quella lussuria e quella perfezione, si reggono in realtà su un vuoto assoluto. Sotto il technicolor abbagliante dell'immagine si agita un mondo irrequieto di pulsioni instabili e furenti, di odi e vendette, di rancori e crudeltà infinite. Quest'America, regno chiuso e monadico pronto a scoppiare, mostra i suoi ideali affettivi e morali. Non si accorge di star bruciando, mentre scivola verso un vortice di oscurità senza fine che inebria le libidini più recondite della mente umana.
Nel suo riflettere il sogno di una donna-bambina che voleva diventare star, Sirk esaudisce i desideri, "accontenta" i personaggi, li fa arrivare alla vetta, salvo poi rendersi conto che quella vetta era in realtà nulla. Con lucidità e disincanto il suo cinema assume il melò come condizione esistenziale, la recitazione come modus vivendi: ecco allora il dramma di coscienze infelici atte a cospargersi di beni materiali e sempre più dimentiche della potenza degli affetti. Il personaggio di Annie, d'altronde, è troppo fuori dal tempo, troppo ideale per continuare a esistere all'interno di quella realtà: il suo cuore verrà infranto, rendendola incapace di sopportare sulle sue spalle il dolore del mondo.

Gli altri personaggi, individui piccoli e fragilissimi in febbrile movimento, sono condannati dalle loro stesse aspirazioni. Scopriranno l'inevitabile vuoto che segue la propria realizzazione, quel senso di mancanza e di insoddisfazione che li rende davvero umani. L'impossibilità fisiologica di arrivare a un punto fermo li porta a scoprire il lato oscuro di ogni pulsione e desiderio: il chiaroscuro nascosto di tutte le immagini belle. Questo chiaroscuro è continuamente edulcorato dal colore, allo scopo umanissimo e tristissimo di proteggere un mondo che si sta disintegrando. Una volta svelate le misfatte e le apparenze delle immagini, emergono mostri bramosi di crescere, sporcarsi e tornare alla realtà (basti pensare al personaggio di Sarah Jane).
Davanti a figlie gelose delle proprie madri o a bambine che si vergognano pubblicamente delle proprie origini, davanti a egoismi, ambizioni sfrenate e peccati materiali, "Lo specchio della vita" è come un giglio infranto. Esempio perfetto di questo giglio è l'immagine deforme di un amore che è possessione e dominio dell'altro: Steve chiede a Lora di lasciar perdere i suoi sogni e le sue aspirazioni per amor suo.
All'interno di un vortice di emozioni senza fine,il film pare continuamente trattenersi fino a togliere il fiato. La forma pura, satura, enfatica del mèlo rivela infatti un tempo che scorre veloce e irrefrenabile, amplificando tutte le parole non dette, tutti i silenzi prolungati e i dispiaceri che con gli anni hanno prodotto rancori e distanze. L'esplosione arriverà finalmente con Mahalia Jackson mentre canta "Troubles of the World" durante i funerali che concludono il film. E' proprio allora che ti scopri ancora una volta a singhiozzare come un bambino. Un bambino che, per la prima volta, vede "Lo specchio della vita" in compagnia di un'altra persona e riconosce, nello sguardo dell'altro, le stesse dolcissime lacrime.


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