Il clima da corrida fa intravedere tempi duri, da campagna elettorale. I decibel sono quelli. Ma ogni giorno ha la sua pena, o il suo show, che fa lo stesso. Perché l’esibizione di Berlusconi a Lampedusa è stato un numero di cabaret degno del migliore avanspettacolo. Lo schema è quello classico, già sperimentato per il post-terremoto a L’Aquila e per la vicenda dei rifiuti a Napoli: situazione di immobilismo assoluto, arrivo del premier, “ghe pensi mi” e soluzione immediata. È l’uomo del fare, capace di compiere miracoli in 48 ore. Nell’ordine: lo sgombero di 6.000 tunisini; la realizzazione di un campo da golf, una scuola, un ospedale e un casinò, un piano fogne e uno elettricità; la promozione di un “piano colore” per l’isola (troppo grigio, che tristezza); l’acquisto dei pescherecci in Tunisia per impedire le partenze; una moratoria fiscale, bancaria e previdenziale; la riduzione del prezzo del gasolio per i pescatori dell’isola e l’istituzione di una “zona franca”. Non basta? Avanti con la candidatura di Lampedusa per l’assegnazione del premio Nobel per la pace. Serve una garanzia? L’acquisto di una villa è come la ceralacca, sfiora l’autorevolezza della firma sul contratto con gli italiani da Bruno Vespa.
Se un paio di giorni dopo l’exploit a favore di telecamere i problemi si ripresentano nella loro drammatica gravità, pazienza. L’effetto mediatico, in ogni caso, c’è stato. Come nella testimonianza (falsa) della terremotata (falsa) a “Forum”. Così, mentre la maggioranza tenta di imbavagliare i talk show in vista dell’imminente campagna elettorale per le amministrative, l’Agcom richiama il tg1, il tg4 e Studio aperto per la sproporzione della presenza del governo nei servizi giornalistici e il Parlamento europeo inserisce l’Italia tra i paesi a rischio (con Ungheria, Estonia e Romania) per quanto riguarda la libertà di informazione.