Editore: Einaudi
La trama (con parole mie): sono passati tre anni dall'ultima volta in cui Harry Hole è stato a Oslo. Tre anni dalle vicende narrate tra le pagine de Il leopardo. L'ex poliziotto è fuggito, si è lasciato alle spalle l'alcolismo ed una vita a combattere e perdere chi ama per crogiolarsi nella solitudine ritagliata tra le moltitudini di vite di Hong Kong, addetto al recupero crediti.Tre lunghi anni. Oslo è cambiata, Oslo è sempre uguale.Harry Hole è tornato.Perchè in città c'è un nuovo re della droga, un uomo misterioso che si dice vaghi per le strade come un fantasma, un reduce di troppe battaglie - proprio come Harry - forgiato dalla Siberia e dalle sue regole ferree, soprattutto nel mondo del crimine.Perchè la polizia ha cambiato assetto, ed i suoi vecchi amici sono ormai ingranaggi di un sistema che pare senz'anima.Perchè ci sono spettri da mettere a tacere, una volta per tutte.Oppure niente di tutto questo.Harry Hole è tornato in città perchè quello che considera un figlio ha bisogno di lui.Oleg, il suo Oleg, ormai diciottenne, è accusato di omicidio.
Jo Nesbo.
Poco più di un anno fa questo nome mi sarebbe passato attraverso come un fantasma.
Lo spettro di una letteratura di stampo crime - quella scandinava - salita agli onori della cronaca negli ultimi anni, spinta dal successo mondiale della trilogia "interrotta" di Stieg Larsson eppure troppo algida, lontana, quasi consunta.
Quei titoli buoni per l'estate, da leggere in spiaggia sognando il refrigerio delle grandi capitali del paradiso apparente che è il Nord Europa e da dimenticarsi tra le onde, come un'avventura estiva senza troppi coinvolgimenti.
Poi, quasi per caso, decisi di affrontare Il leopardo.
E scoprii sulla pelle che quel fantasma sapeva graffiare ed affondare i denti in profondità, lasciando segni nel corpo e nell'anima dei suoi lettori quanto sulla pelle del suo incredibile, eccezionale protagonista: Harry Hole.
Poliziotto anticonvenzionale, investigatore alla ricerca di se stesso, alcolista senza speranza, un "solitary man" destinato al fallimento quanto alla presenza, quasi un contrappasso dantesco.
Esserci sempre, eppure non esserci mai.
Come un fantasma, per l'appunto.
E come se non bastasse, uno stile clamoroso: chirurgico, razionale, in perfetto stile da illusionista nolaniano - pensando al Cinema -, eppure sofferto, ribollente, gonfio, pronto ad esplodere come il peggiore degli hangover.
Negli ultimi dodici mesi ho recuperato, uno dopo l'altro, tutti i precedenti capitoli della saga dedicata al Commissario Hole, affondando nelle sue quasi radici - purtroppo in Italia ancora restano inediti i primi due romanzi della serie - e scoprendo la meraviglia di un crescendo da togliere il fiato, in attesa di ritrovarmi, per la prima volta, ad attendere una nuova uscita con la stessa trepidazione di un grande appuntamento sul grande schermo.
E dopo mesi in cui già sapevo della sua uscita in Norvegia e nei paesi anglosassoni, eccolo giungere finalmente anche nelle nostre librerie.
Lo spettro.
Bentornato, Harry Hole.
Bentornato nella Oslo dalla quale sei fuggito.
La Oslo delle cicatrici, del tutto cambia per non cambiare, del passato che non vorresti ritornasse.
E che desideri con tutta l'anima.
Tre anni senza un goccio.
Tre anni allontanandosi, passo dopo passo, da una vita da rappresentante della legge.
Ma tu non sei un fantasma, Harry. Non sei uno spettro.
Sei un cacciatore, un ghostbuster.
Quella tua stella di plastica da sceriffo, neanche fossimo lungo la frontiera, tornerà a chiamarti sempre e comunque, anche più forte del vecchio amico Jim Beam, sempre in agguato, sempre pronto ad attentare alla tua anima, alla mente, alla vita.
Questa volta, però, le regole sono cambiate.
Non sei qui per una caccia. Per fiutare la tua preda, e consegnarla al sistema.
Sei qui per un colpevole, e dimostrare la sua innocenza.
Sei qui per Oleg. Il tuo Oleg.
Il bambino delle sfide a Tetris sul Gameboy, il figlio del tuo grande amore, il giovane pattinatore, lo stesso che salvasti su, in cima al vertiginoso salto di Holmenkollen, nel faccia a faccia finale con L'uomo di neve.
Il bambino diventato un uomo. O quasi.
Il diciottenne che ora ha una dipendenza, proprio come te.
Il figlio dei quartieri alti di Oslo stregato da un giovane così bello da ipnotizzare e portare sulla via della perdizione: ma siamo davvero sicuri che le colpe siano tutte di Gusto?
Forse anche lui è una vittima. Del resto, è la vittima. Perchè è del suo omicidio che Oleg è accusato.
Alle loro spalle, giochi di potere tra polizia, governo ed elite criminali, maglie dell'Arsenal fieramente indossate per le strade della ricca Oslo dal record di consumo di eroina alle prese con una nuova, dirompente sostanza.
Alle loro spalle, un fantasma.
E non l'ataman, il boss di un gruppo ristretto e temibile, un "solitary man" come te, Harry.
Alle loro spalle Jo Nesbo.
Che non è un fantasma, e fa di tutto per dimostrarlo.
Tanto da ingannarci cucendoti addosso un completo di lino e tre anni di astinenza, un'apparente infallibilità neanche ci trovassimo nel pieno di un episodio di 24, in cui Jack Bauer arriverà sempre e comunque alla fine, e sbatterà i colpevoli con il culo per terra.
Ingannarci mostrando il lato di successo di Harry Hole, prima di giocare il suo jolly più sconvolgente.
Perchè Lo spettro è il libro più terribile e spietato dello scrittore norvegese.
La sfida più grande di Harry Hole.
E' un romanzo che parla di eredità, di padri e figli, di amore incondizionato ed egoismo profondo.
Di massimi sistemi, nel crimine e nel cuore. In amore e in guerra.
Ma soprattutto, è un affresco da restare senza fiato sulla dipendenza.
Il fantasma che si porta dietro il resto degli spettri.
La cacciatrice che ti illude, ghermisce, seduce, e solo quando sei convinto di essere arrivato in paradiso, sorride e ti affonda i denti nelle carni.
Altro che leopardo.
Questo è l'inferno, Harry Hole.
Quando la dipendenza più grande, l'amore, ti spinge al limite, per poi portarsi via tutto.
Lasciate ogni speranza, o voi che entrate.
Questo è l'inferno, Harry Hole.
Ed il silenzio che ti avvolge non è pace, ma il coro dei fantasmi che non riescono a tacere.
MrFord
"How can I try to explain, cause when I do it turns away again.
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go."Cat Stevens - "Father and son" -