Lo spirito del rugby (love)

Creato il 01 aprile 2011 da Maurizio Lorenzi

Tratto dal blog “grillotalpa“, ecco uno splendido articolo/diario di Marco Turchetto, a Londra per Crusaders-Sharks e poter dire “io c’ero”. Nelle sue righe, lo spirito, vero, di uno sport emergente e soprattutto, pregno di valori positivi: il rugby.

“Marco Turchetto è un fotoreporter appassionato di rugby. La scorsa domenica era a Twickenham per la partita di Super XV tra Sharks e Crusaders. E per il Grillotalpa ha scritto questo articolo bello bello. Ah, pure le foto sono sue…”

Vola l’emisfero sud. Volano gli Aironi. Un fine settimana da incorniciare: ho prenotato il volo alle 11.30 per andarmene a Twickenham dove alle 16 domenica si disputa quello che è stato definito il super clash del Super XV, Crusaders contro Sharks. Tutto sembra perfetto: arrivo in tempo a Linate per scegliere un posto nella fila dell’uscita di emergenza, quella che mi consente di allungare le gambe senza dover fare dello stretching aggressivo una volta atterrato. Un gruppo di escursionisti, con i loro pantaloni della tuta nera e la polo bianca, è in coda per il check-in per rientrare con un volo dell’AerLingus. Ben messi fisicamente, cuffiette, facce da sonno, per nulla felici: sono i giocatori del Connacht Rugby. Quelli che ieri le hanno prese a Viadana, di brutto. Conor McPhilips, il loro video analyst mi dice che non capiscono cosa sia successo, vengono in Italia e giocano male. Era già successo in passato, non c’è qualcosa di preciso che non abbia funzionato, non si spiegano bene il tutto. Beh, è semplice, gli dico: gli Aironi hanno preso a volare!

Volo ad Heathrow e, una volta atterrato, mi dicono che servono tra le 40 e le 55 sterline per andare in taxi a Twickenham: Come si dice pirla in inglese? Quelle mi servono per la birra! Metropolitana fino ad Hounslow, dependance dello stato indiano alle porte di Londra, e da lì in autobus allo stadio. Un ragazzo, 40-43 anni, pelato, indossa la maglia dei Crusaders e stringe la mano di una formosa mora, dall’incarnato pallido, che indossa la felpa degli Sharks. Il rugby vola nel double-decker. Pochi minuti dopo sono all’interno della Web Ellis House per ritirare l’accredito: Graham Henry, allenatore dei mitici All Blacks, mi dice che si trova in Europa da un paio di giorni per alcune iniziative di marketing legate al nuovo sponsor svizzero. Basilea non lo fa impazzire, ma, dice, mica mi hanno mandato in miniera. Eh già. Vola anche il marketing nel rugby.

ore prima della partita non c’è un gran afflusso di tifosi. I parcheggi dei famosi picnic sono chiusi. Assenti parecchi chioschi per il succo di luppolo, peccato. Non mancano, però, mille van della federazione inglese per la vendita dei propri gadgets. Pensavo avrei comperato qualcosa di relativo al Super XV, il fantastico campionato dei mostri della palla ovale. Ma non c’è nulla. Nella sala dei fotografi hanno preparato un’ottima zuppa di pomodoro e ci sono una dozzina di tramezzini con pane nero: poverini gli altri, cosa mangeranno? Stomaco pieno e super obiettivi pronti. Si entra a Twickenham. E’ la prima volta che calpesto il prato di questo meraviglioso posto. Emozionato e contento, scelgo la mia postazione: sotto la tribuna centrale all’altezza dei 22. Cammino attorno al perimetro di gioco per vedere i circa 30mila spettatori che cantano e si divertono. Tra i tifosi neozelandesi e sudafricani, mille sono le ragazze bionde bionde, davvero bionde, che partecipano a questo evento eccezionale. In fondo siamo tutti qui per manifestare l’amore per il rugby e per sostenere gli amici di Christchurch vittime del terremoto. Lo spirito del rugby vola a Twickenham.

La partita fa vedere pezzi di tecnica ovale da maestri, piloni che corrono come pazzi, placcaggi, off-loads, sostegni, mete in tuffo. Ma anche mille sorrisi tra i mostri sacri del rugby che si godono la trasferta londinese. Termina l’incontro e i Crusaders vincitori fanno il giro del campo per ringraziare e salutare tutti i presenti. Poi si fermano per le foto con i tifosi e si ride e si scherza. La squadra degli Sharks dovrà rientrare già stasera in Sudafrica ma i neozelandesi hanno tempo per rilassarsi. Dan Carter sorridendo mi dice che Milàn l’è un gran Milàn e che conserva bellissimi ricordi dei giorni all’ombra della Madonnina. Io mi porto via le emozioni di questa giornata ovale dove tutti ci sentiamo cittadini dello stesso unico paese. Il rugby mi fa volare.


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