Lo spogliatoio della piscina.
Io personalmente faccio profondi respiri prima di entrarci e quando esco sono sicuramente più provata di mio figlio, che in teoria è l'unico ad aver fatto sport.
Arrivi, togli le scarpe in mezzo ad altri mille bambini, infilati dei copriscarpe tu che sicuramente ti ricorderai di toglierti quando sarai al parcheggio, dopo circa 500 metri di passeggiata con quest'ultimo grido ai piedi.
Ricorda svariate volte che no, non si corre.
Vieni qui che ci svestiamo.
Vieni qui che mettiamo il costume.
Ho detto vieni qui.
Ma mi ascolti?
Guarda che me ne vado e ti arrangi.
Ho detto vieni qui. E sono tre. Di solito a cinque comincia ad uscirmi il fumo dalle orecchie.
Cerca di tenere le ciabatte e non camminare a piedi scalzi. Per favore dai.
Non correre.
Ciao, divertiti, ti aspetto qui.
E così c'è la corsa all'unico bar, ovviamente squallido, per potersi accaparrare una sedia per la mezz'ora seguente. Orde di mamme che tengono il posto ad altre mamme. Io che ovviamente non ho mai cercato di farmi un'amica e vorrei solo poter leggere in pace per recuperare le forze e prepararmi al dopo.
E di solito mi ritrovo in mezzo a mamme molto chiacchierone, in ansia perchè la figlia ha preso solo sei in seconda elementare o perchè non ha trovato il vestito da Elsa (mi sono informata è la nuova principessa Disney, anche se a me fa un pò paura, mi viene subito in mente la Fornero), sai erano tutti finiti. Un carnevale all'insegna delle else, ne deduco.
Insomma, ce la metto davvero tutta per entrare nel mio libro. Tutta tutta.
E 30 minuti dopo siamo già di nuovo tutte in trincea. Ci sono quelle che hanno già attaccato il phon alla presa e il figlio sta ancora bellamente nuotando. Ci sono quelle che hanno allestito un vero e proprio set per l'asciugatura, fatto di almeno tre teli diversi e perfettamente stirati.
E poi arrivano i nani. Una folla di bambini con le labbra viola, quattro docce in tutto e si ricomincia. Non correre. Non schizzare tutti. Dai lavati. Il bagnoschiuma sì, dai. No quello sarebbe lo shampoo. Va beh non importa. Dai. No, non mi schizzare. Smettila. Dai esci. Forza.
Vieni qui.
Ho detto vieni qui.
Non farmelo dire un'altra volta.
Siamo tutte uguali. Nello spogliatoio siamo davvero tute uguali. Minacciamo, alziamo la voce, sudiamo.
Del resto anche i nostri adorati nani sono tutti uguali.
Probabilmente lo spogliatoio femminile è tutto un'altra storia.
Ne dubito, ma forse sì.
Però. C'è un però.
Noi mamme di maschi che entriamo nello spogliatoio maschile abbiamo un piccolo contentino.
Una sorta di premio di consolazione.
Nel mentre rincorriamo i nostri figli ci passano davanti tutti i giovani atleti ventenni. Almeno mi auguro lo siano o dovrei vergognarmi, però brufoli non ne hanno più e la faccia sembra sveglia, non proprio da piena adolescenza. Tutti in costume. Tutti bravi nuotatori. Si vede dalle spalle. Si vede da un pò tutto.
Perchè a quattro, cinque, sei anni come i nostri figli le pancette e le gambe cicciotte sono molto ma davvero molto frequenti. Quando fai nuoto a livello agonistico no.
E tutte, ma proprio tutte li guardiamo. Non se ne parla. Nemmeno al bar, ma io lo so. Li guardiamo. Sicuramente stravolte. Sicuramente innamorate dei padri dei nostri figli. Sicuramente con la voglia per almeno dieci minuti di non sembrare pazze in balia di nani saltellanti ma semplicemente affascinanti fanciulle.
Ho detto vieni qui.
E' per questo che nonostante tutto continuiamo a far fare nuoto ai nostri figli.
Ve lo dovevo dire. Adesso vado. Secondo round. Sono pronta.
Piccola comunicazione di servizio: sono senza connessione, vi vengo a trovare poco, molto meno del solito, spero di ritornare alla vita presto, il telefono non mi è di aiuto, infatti prende solo in quell'angolo della #casadipassaggio in aperta campagna (davvero aperta), non proprio comodissimo per passare un'ora a leggervi.
E dovevate vedermi a scrivere su un iphone questo post, nel bel bar della piscina.
Mi mancate, sappiatelo.
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