Lo sport che amo: il cuore della campionessa

Creato il 22 maggio 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
Se sei conosciuta come la “ciclista pin up” e i giornali parlano di te non tanto per i tuoi risultati quanto per la tua vita sentimentale, poter affrontare con serenità gli impegni agonistici non è così facile. Chiedere a Victoria Pendleton per conferme. Nata a Stotfod, Regno Unito, 33 anni fa, la bella Victoria cominciò fin da subito a stupire tutti nel ciclismo su pista. Una serie di successi (tra cui 9 titoli mondiali) l’hanno fatta salire alle luci della ribalta. Al primo grande appuntamento della sua carriera, le Olimpiadi di Pechino del 2008, il pronostico fu rispettato: medaglia d’oro nella Velocità.Da quel momento la sua notorietà crebbe a dismisura, tant’è vero che la giovane atleta comparve sulle copertine di diverse riviste e cominciò a fare le prime comparsate televisive. Chiaro però che quando si è sotto i riflettori, la tua vita privata venga scandagliata. Ed infatti, poco dopo la trionfale estate del 2008, divenne pubblica la relazione della Pendleton con Scott Gardner, un medico sportivo che collaborava con la squadra britannica di ciclismo su pista, squadra della quale faceva appunto parte la stessa Victoria. Sui giornali si scatenò il dibattito e il dottor Gardner fu costretto a dimettersi dal suo incarico perché la relazione tra un membro dello staff ed una sportiva venne giudicata “unprofessional” (certe volte è davvero impossibile capire gli inglesi!). I risultati, comunque, continuarono ad arrivare e la federazione decise di ritornare sui propri passi reintegrando il dottor Gardner. Il tutto mentre ci si avvicinava all’appuntamento di una vita: le Olimpiadi di Londra 2012. Victoria ci arriva da grande favorita e con un Paese intero a fare il tifo per lei. Il primo appuntamento con la storia è fissato per il 3 di agosto, giorno della gara di velocità a squadre. La medaglia, in pratica, è già assegnata perché la coppia britannica, formata dalla Pedleton e da Jessica Varnish, detiene ogni record possibile ed immaginabile. Ma durante la prova succede l’incredibile: per un errore da principianti (cambio sbagliato), le due atlete vengono squalificate e costrette a dire addio ai sogni di gloria.Ma il destino offre sempre una seconda possibilità e, dopo quattro giorni infernali che avrebbero psicologicamente distrutto chiunque, Victoria torna in pista e si prende ciò che gli spetta: l’alloro Olimpico nel Keirin (una delle specialità del ciclismo su pista). E’ il delirio. Una Nazione ai suoi piedi e le immagini del pianto di rabbia vengono sostituite dal suo fantastico sorriso e dalla dedica al compagno-allenatore. Come si dice in questi casi, tutto è bene ciò che finisce bene. 
Carlo Battistessa

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